La materia dell’immaginazione. Maria Lai a Roma
Una delle più innovative e poliedriche personalità del Novecento è al centro della grande mostra "Tenendo per mano il Sole", che il MAXXI dedica all'artista sarda Maria Lai in occasione del centenario della sua nascita.
Nella vicenda umana e nel percorso artistico di Maria Lai (Ulassai, 1919 ‒ Cardedu, 2013) s’intrecciano da un lato la dialettica territoriale tra isola e continente, dall’altro la correlazione psicologica tra gioco e arte. Apparenti contrapposizioni che Maria sa comporre con finezza e semplicità disarmanti: “Giocavo con grande serietà, a un certo punto i miei giochi li hanno chiamati arte“. Questa istintiva inclinazione dell’artista a un approccio alla realtà realizzato con la purezza dello sguardo di chi scopre con stupore crescente la natura, la materia, il linguaggio, la poesia, costituisce il nucleo della imponente esposizione al MAXXI. Un percorso che non si snoda lungo una linea cronologica, ma attraverso le tappe di un racconto che vuole narrare soprattutto la fase matura della sua produzione, a partire dagli Anni Sessanta, quando più evidenti divengono le interrelazioni con l’arte contemporanea.
TRA ISOLA E CONTINENTE
Maria alterna le presenze in Sardegna a lunghi periodi nel continente. Dopo gli studi a Cagliari, dove si fa stimare da Salvatore Cambosu, tra il 1939 e il ’43 è a Roma, allieva di Marino Mazzacurati, poi a Venezia, dove frequenta lo scultore Arturo Martini. Dal 1945 al ’54 torna in Sardegna ed è poi di nuovo a Roma fino al 1993, quando si ritira definitivamente sull’isola, a Cardedu.
Il secondo, lungo, periodo romano è segnato da una profonda crisi, durante la quale l’artista, complice l’assidua frequentazione dello scrittore cagliaritano Giuseppe Dessì, riscopre il valore della sua origine sarda. Alcuni temi propri del territorio, quali gli aspetti simbolici, sociali, estetici, riemergono dopo una prolungata latenza. Sono gli anni in cui in Sardegna si sviluppano attività istituzionali volte al riscatto e alla valorizzazione dei motivi tradizionali. L’ente regionale ESVAM (poi ISOLA), sotto la direzione dell’amica Maria Foschini, porta avanti, su un parallelo binario, una complessa operazione di valorizzazione e integrazione verticale delle manifatture del tessuto sardo. E dallo stesso patrimonio Lai attinge spunti con modalità diverse, realizzando una mediazione tra isola e continente, tra cultura locale e nazionale. Testimonianza di questo periodo è la prima sezione della retrospettiva: Essere è tessere. Cucire e ricucire.
TRA GIOCO E ARTE
“Quando mi sono ritrovata fuori dal mondo dell’arte, che ho rifiutato, ho ricominciato a giocare, come quando ero bambina, con tutti i materiali a portata di mano“. È proprio da qui che inizia il racconto della mostra, da quando l’artista abbandona la figurazione e inizia a sperimentare nuovi materiali: telai, corda, spago, paglia, pane, entrando in dialogo con il mondo dell’arte contemporanea, sempre attraverso gli indimenticabili insegnamenti di Martini: “Lavorerò per volumi vuoti, anziché pieni, i quali sono liberi dall’immagine“.
Con l’esposizione romana curata nel 1971 da Marcello Venturoli, le ricerche di Maria assumono definitivamente un carattere personalissimo, che sconfinerà poi nel teatro, nella musica, negli interventi ambientali. Esporrà in diversi musei e gallerie e alla Biennale di Venezia.
Gli aspetti poliedrici della sua produzione sono narrati nei capitoli successivi della rassegna: Giocare e Raccontare, Disseminare e Condividere, Immaginare l’Altrove, Incontrare e partecipare. I ricchi apparati comprendono interviste, film e immagini, attraverso i quali si delineano la personalità dell’artista e il senso dell’opera, dalla cui umile materia emerge la forza generatrice dell’immaginazione e i cui esiti creativi s’intrecciano con le più innovative correnti artistiche del Novecento.
‒ Alessandro Iazeolla
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