Retina: a Castelbasso il progetto di Stefano Arienti per Fondazione Menegaz e Italian Council
Il 21 luglio, nell’ambito di Castelbasso 2019, inaugura nella sede della Fondazione Menegaz di Castelbasso, durante l’ormai ventennale rassegna d’arte estiva, Sul filo dell’immagine - Trame dell’arazzo contemporaneo, a cura di Simone Ciglia. In questo testo ci racconta il progetto di Stefano Arienti
Il progetto Retina, promosso dalla Fondazione Malvina Menegaz, presieduta da Osvaldo Menegaz, si è classificato al secondo posto nell’edizione 2018 del bando Italian Council, concorso ideato dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane (DGAAP) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, per promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo. A cura di Simone Ciglia ed affidato all’artista Stefano Arienti è incentrato sull’artigianato abruzzese inteso come motore per veicolare a livello internazionale il territorio. La prima tappa del progetto, che prevede anche la collaborazione con Artribune, si è svolta il 21 giugno nella sede dell’Istituto Italiano di Cultura di Barcellona. Il 21 luglio, nell’ambito di Castelbasso 2019, inaugura nella sede della Fondazione Menegaz di Castelbasso, durante l’ormai ventennale rassegna d’arte estiva, Sul filo dell’immagine – Trame dell’arazzo contemporaneo, a cura di Simone Ciglia. E proprio Simone Ciglia ci racconta il progetto con questo testo-diario di Retina.
IL TESTO DI SIMONE CIGLIA
«Se mi viene chiesto, mi definisco pittore, perché mi piace avere a che fare con l’atto oggettuale delle immagini». In una conferenza (successivamente trascritta) Stefano Arienti descriveva con queste parole la propria identità artistica, definendosi a seguire come «un artista che lavora con le immagini, con la materia delle immagini, con gli oggetti che portano le immagini, con una sensibilità materica che portano le immagini». L’idea di «entrare in quella materia» ne ha guidato il costante sperimentalismo, declinato in un infinito catalogo di tecniche e materiali. Fra le apparizioni più recenti, i supporti tessili segnano l’ultimo approdo della sua «via paradossale alla pittura».
Il desiderio di misurarsi appieno con la tecnica principale di questo universo – quella dell’arazzo – ne ha fatto l’interprete ideale del progetto che abbiamo pensato di presentare con la Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture di Castelbasso in occasione del bando Italian Council, promosso dal Mibac. Il progetto Retina nasce dal desiderio di svelare le possibilità contemporanee di una tecnica di antiche origini, che nella sua secolare storia non ha cessato di sollecitare la creazione artistica. Al centro della nostra proposta è la realizzazione di un ciclo di arazzi nei laboratori dell’Arazzeria Pennese di Penne (Pescara). La nuova produzione è al centro di una serie articolata di attività – dalla residenza artistica alla didattica – che ne accompagnano la creazione e la presentazione. L’opera è destinata a entrare nella collezione permanente del Museo MAXXI di Roma.
LA RESIDENZA IN ABRUZZO
Nella prima visita all’arazzeria nel settembre 2018, Arienti ha avuto modo di osservare i processi di lavorazione e confrontarsi con le maestranze specializzate per progettare il proprio intervento. Dal continuo dialogo, mediato da Mario Costantini – artista specializzato nel settore tessile – sono nati i primi prototipi, presentati ad Arienti nel dicembre 2018. Fra questi, l’artista ha selezionato le soluzioni preferite in termini di materiali e colori. Tale processo è accompagnato da una serie di attività didattiche di tipo laboratoriale indirizzate a studenti di vari ordini, avvicinati e resi partecipi del processo di realizzazione dell’opera. La didattica rappresenta uno degli intenti principali da cui muove il progetto, teso a rivitalizzare questa tecnica antica sollecitando una nuova attenzione.
L’ARAZZERIA PENNESE
L’Arazzeria Pennese rappresenta un’eccellenza nel settore: dagli anni Sessanta del Novecento, la città vestina si è affermata come uno dei principali centri di produzione dell’arazzo in Italia, con l’esecuzione di opere di alcuni fra i maggiori artisti del Novecento (solo per citarne alcuni: Giacomo Balla, Afro Basaldella, Giuseppe Capogrossi). Elemento distintivo è la tecnica adottata del “basso liccio”, che prevede l’utilizzo di telai di orientamento orizzontale e un diverso processo di lavorazione, fondato sulla stretta collaborazione con l’artista sia nella fase progettuale del cartone sia in quella realizzativa. L’opera risultante vive così di un’autonomia dettata dal processo di traduzione tessile. Dal 2018 sotto la proprietà dell’azienda Brioni – fra le eccellenze italiane nel campo dell’abbigliamento sartoriale – l’arazzeria sta sperimentando nuove possibilità espressive dettate dall’adozione di processi di meccanizzazione, che ne fanno una realtà pressoché unica nel nostro Paese ancora attiva in questo settore.
RETINA, TRA ARTE E DESIGN
In Stefano Arienti è stato riconosciuto l’interprete ideale per questa nuova produzione. Retina si colloca, infatti, nella linea di ricerca dell’artista incentrata sull’indagine dello statuto e le possibilità dell’immagine. La fotografia, in particolare, è presente dagli esordi del suo lavoro alla metà degli anni Ottanta, interpretata primariamente nel suo valore di riproduzione meccanica: la scelta dell’autore si è appuntata su materiali quotidiani come cartoline, poster, fumetti, libri, dischi, su cui interviene attraverso gesti sottili e ripetitivi come piegatura, foratura, cucitura, cancellatura. In un processo d’inesauribile investigazione del medium, l’immagine fotografica è stata posta in dialogo con i materiali più diversi: per un verso Arienti ha lavorato con i canonici supporti cartacei e i processi meccanici (quali la fotocopiatura), muovendosi all’interno dei confini editoriali, come testimoniano i suoi libri d’artista; per un altro, ha avviato una sperimentazione di supporti eterodossi, quali cemento o legno. In occasione di questa nuova commissione, l’artista compie un ulteriore passaggio nella sua pratica poliedrica. In quella che definisce una “sfida” legata alla traduzione dell’immagine fotografica, ha avvicinato in maniera non canonica la tradizione dell’arazzo sperimentando superfici di natura tessile (moquette). L’adozione completa di questa ricerca apre un nuovo capitolo in direzione di una “fotografia tessuta”. Apparentemente distanti tecnicamente, fotografia digitale e arazzo presentano inaspettate similitudini determinate dalla parcellizzazione dell’immagine (costituita da pixel nel primo caso e intessuta con i fili nel secondo). L’autore ha scelto di lavorare in questa occasione su una ristretta gamma di immagini esistenti: si tratta di fotografie scattate nel corso dei suoi viaggi e sottoposte a un processo di elaborazione digitale di retinatura che produce una semplificazione formale e una riduzione cromatica.
–Simone Ciglia
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