È morto l’artista greco Takis, che grazie ai magneti ha dato un nuovo volto all’Arte Cinetica
Dietro la sperimentazione artistica sull’elettromagnetismo si nascondeva qualcosa di più ambizioso, la ricerca di un materiale che gli permettesse di canalizzare l’energia, il cosmo e le forze della natura nella sua opera
A poca distanza dalla morte di Carlos Cruz-Diez, ci lascia un altro grande pioniere dell’arte cinetica del dopoguerra. Si tratta di Takis, nato ad Atene nel 1925 e morto all’età di 93 anni. La fondazione dedicata alla promozione dell’arte e della ricerca scientifica, da lui istituita ad Atene, ha confermato la notizia sui propri canali social. L’artista, la cui opera è attualmente esposta alla Tate Modern di Londra, si racconta in questo video.
TAKIS: LA VITA
Takis, il cui nome originario è Panagiotis Vassilakis, muove i suoi primi passi come scultore autodidatta. Nel 1954 lascia la Grecia alla scoperta dell’Europa, ma è Parigi che lascia il segno più profondo nella sua poetica: entra in contatto con personaggi del calibro di Yves Klein e Jean Tinguely e sviluppa un’opera influenzata dalla rottura con il passato che le neoavanguardie stavano portando avanti. Inizia a sperimentare i magneti e a creare le “sculture telemagnetiche”, esposte per la prima volta nel 1959 alla Galerie Iris Clert. Questo uso dell’elettromagnetismo viene considerato un’invenzione inedita e l’anno seguente riceve il brevetto dal Ministero dell’Industria francese, riconoscimento che lo consacra come pioniere dell’Arte Cinetica e innalza la sua reputazione sulla scena artistica internazionale. Fino agli anni ’70 viaggia negli Stati Uniti, ottenendo una borsa di studio presso il Massachusetts Institute of Technology che gli permette di approfondire le sue ricerche. In seguito rientra nella capitale francese, arricchito di nozioni sul cosmo e sulla filosofia. Tra le opere più note c’è Electromagnetic Sphere del 1979, ora esposto alla Tate Modern, un’installazione composta da filo metallico, lacci, e una sfera sospesa tra un pendolo e un amplificatore che riproduce suoni disarmonici; memorabile è la performance L’Impossible, un homme dans l’espace, anch’essa svoltasi alla Galerie Iris Clert nel 1960, in cui il poeta S. Beiles, dopo aver letto il Manifeste magnétique, rimaneva per pochi istanti sostenuto nel vuoto da campi magnetici.
TAKIS: I RICONOSCIMENTI
Le sue opere sono entrate a far parte delle collezioni permanenti dei più importanti musei del mondo, come il Pompidou di Parigi, il MoMA e il Guggenheim di New York, la De Menil Collection di Houston, la Tate Modern di Londra, la collezione Peggy Guggenheim a Venezia. Le sue opere sono anche esposte nei giardini dell’UNESCO e a La Defense di Parigi, dove il governo francese gli ha dato il più grande spazio pubblico mai concesso: 3500 metri quadri per una “foresta” di 49 Signaux Lumineux (Segnali Luminosi). Ha anche partecipato due volte a Documenta di Kassel, una volta alla Biennale di Venezia e nel 1985 alla Biennale di Parigi, dove gli è stato assegnato il primo premio. Nel 2001, il Parlamento europeo ha premiato la sua fondazione per l’impegno dell’artista nel campo delle energie rinnovabili.
TAKIS, LE PAROLE DI RESTANY
Così scrisse del suo lavoro, nel 1983, Pierre Restany, critico d’arte e fondatore del movimento Nouveau Réalisme, frequentato durante il periodo parigino così rilevante per l’autore: “la mitologia esiste, perché io vivo con essa: è la mia natura, la mia cultura, la mia atmosfera e il mio studio… Così potrebbe parlare Takis, l’ultimo dei grandi aedes greci. Vive l’arte come una figura leggendaria sperimenta il suo destino. È subito Dedalo e Orfeo, l’architetto ingegnere e il poeta musicista… L’intera opera di Takis è incentrata sull’immaginazione dello spazio, sulla sua musica e sull’infinito. L’uomo sfugge di peso attraverso l’onnipotenza dell’arte, che è tanto amore quanto scienza”.
– Giulia Ronchi
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