The Club. Emiliano Maggi cuce a Roma

Nomas Foundation, Roma – fino al 20 settembre 2019. Effervescente e rigoglioso, il lavoro di Emiliano Maggi alla Nomas Foundation. In una mostra che solleva questioni di genere e cuce trasversalmente un legame fra arte, moda e costume. Con lo sponsoring di Gucci.

Abito, dal latino habitus – modo di essere, disposizione dell’animo, apparenza e poi vestimento. Un marcatore sociale ma anche espressione e riflesso della personalità o, meglio, di ciò che del proprio estro si vuole rivelare. Dignitoso e riservato, sgargiante e appariscente, severo e compìto, eccentrico e ipnotico.
Emiliano Maggi (Roma, 1977) è stato allievo di Piero Tosi, maestro del costume, collaboratore di Visconti, Bolognini, di Pasolini in Medea e di Franco Zeffirelli. Forte nella sua opera è infatti il focus sul mondo della moda, in particolare tra XVI e XVII secolo.

LA MOSTRA E LA PERFORMANCE DA NOMAS

The Club si rivela metafora per la necessità umana di investire nei rapporti interpersonali, nell’interazione tra individui, di riscoprirsi parte di un gruppo, complici nei gusti e nelle passioni: l’incontrarsi fisicamente, la carnalità, il contatto visivo, il confronto, il linguaggio del corpo e del costume
L’esposizione riceve il significativo appoggio di Gucci e del suo art director Alessandro Michele quale interprete del fashion genderless e del lusso che si fa portavoce di responsabilità di natura etica.
Inversione di tendenza rispetto alla sterile logica del consumo, alla freddezza telematica e digitale della comunicazione, alla velocità e al debole dispendio di tempo e di energie, Maggi propone un elogio alla bellezza del rapporto diretto, alla manualità e creatività. Durante l’esposizione organizza anche un momento di condivisione, una performance di cucito collettivo e una giornata durante la quale, invitati anche studenti dell’Accademia romana, ci si dedica al disegno di moda dal vivo, a sfilare l’artista stesso, che sceglie di posare con abiti considerati più femminili e una modella.

Emiliano Maggi. The Club. Performance at Nomas Foundation, Roma 2019. Courtesy Operativa, Roma. Photo Elisa Genovesi

Emiliano Maggi. The Club. Performance at Nomas Foundation, Roma 2019. Courtesy Operativa, Roma. Photo Elisa Genovesi

STIVALI E BOZZETTI

Appena entrati all’interno della Fondazione Nomas sembra di piombare nell’atmosfera di un salone da ballo secentesco, dove vengono sfoggiate con impeccabile ricercatezza maniche di farsetto e busti adornati da gorgiere increspate. Ogni dettaglio non viene lasciato a sé: i polsini, i guanti e le calzature sono gli indumenti che attraggono magneticamente l’attenzione dell’artista come oggetti stravaganti che di colpo potrebbero animarsi e suggerire la propria storia.
Degli stivali con ampio risvolto interno per inserire la balza dei pantaloni, gli stessi usati nel Seicento per aggirarsi nelle città, sono adagiati accanto a un teatrale tendaggio rosa pastello, costellato di tenui riflessi cangianti.
Eleganti tavolette color panna riportano dei bozzetti di costume. La porcellana Biscuit prima accoglie il tenue tratto delle matite in pigmento compresso, viene sottoposta successivamente a cottura per un processo di invecchiamento. A essere rappresentate sono scene a sfondo erotico, irriverenti e genuine, di una immediatezza sorprendente. L’elemento seduttivo e ammaliante si cela spesso nell’accessorio: i merletti, un cappello a faglia larga con tre piume colorate posato su una testa senza volto, un guanto palpitante su un fondoschiena, un languido baciamano e un lembo di abito scostato.

Emiliano Maggi. The Club. Making of at Nomas Foundation, Roma 2019. Courtesy Operativa, Roma

Emiliano Maggi. The Club. Making of at Nomas Foundation, Roma 2019. Courtesy Operativa, Roma

I SECOLI SI ACCAVALLANO

Cinquecento, Seicento e Settecento si mescolano per regalare stupore e piacevolezza visiva: l’abbigliamento risulta uno schema comunicativo efficace a rendere la bellezza nella diseguaglianza. La qualità grumosa dei piccoli gruppi scultorei, in ceramica smaltata magenta, fa gioco con la morbidezza della carne e con la sensazione di tepore tattile e delicatezza del velluto e della seta.
Nella sala principale, ad attorniare un pianoforte inglobato in un parallelepipedo fucsia – all’occorrenza trasformato in palcoscenico e guarnito di ritagli di stoffa abbandonati sulla sua superficie – è una giostra di braccia in ceramica colorate, danzanti nei loro andamenti ondulatori. I polsi tesi o piegati e le mani raccolte nelle guaine sgargianti fanno ruotare l’ambiente con la loro forza centripeta. Un manichino sostiene l’abito, frutto della performance di cucito: un tripudio barocco di volant, non una seconda pelle ma un gioco che invita a rivalutare i limiti del vestire. Oltre le definizioni di sensuale, virile e femmineo.

– Giorgia Basili

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giorgia Basili

Giorgia Basili

Giorgia Basili (Roma, 1992) è laureata in Scienze dei Beni Culturali con una tesi sulla Satira della Pittura di Salvator Rosa, che si snoda su un triplice interesse: letterario, artistico e iconologico. Si è spe-cializzata in Storia dell'Arte alla Sapienza…

Scopri di più