Stati di coscienza. Marcos Lutyens a Venezia
Galleria Alberta Pane, Venezia – fino al 14 settembre 2019. La mostra di Marcos Lutyens intreccia dinamiche interiori e critica sociale. Mettendo in campo le numerose sfumature della coscienza, individuale e collettiva.
Quali e quanti sono i piani che compongono il mosaico della coscienza? Sembra porsi questa domanda Marcos Lutyens (Londra, 1964), la cui pratica affonda le radici nei meandri dell’io, tanto del singolo individuo quanto di una collettività determinata a sabotare l’equilibro dell’ecosistema. La sede veneziana della galleria Alberta Pane diventa cassa di risonanza per una riflessione capace di intersecare un “dentro” e un “fuori” che, combinati, restituiscono la complessità dell’essere umano e del suo agire nel mondo. Rudimenti di ipnosi e di esercizi meditativi sono alla base dell’installazione che accoglie il pubblico attorno a un tavolo rotondo, coperto di sale grosso. Lasciandosi guidare dalla voce di Lutyens, ci si abbandona alla propria interiorità e ai movimenti spontanei dei polpastrelli sulla superficie granulare che ne registra i movimenti. Riaperti gli occhi, il sale consegna allo sguardo l’esito, tangibile, di un flusso di coscienza. Lo stesso che innerva il dialogo tra l’artista e una medium degli oceani o che è stato fil rouge della performance inaugurale: stivali in gomma, impronte e colori scrivono sul pavimento la storia di un’urgenza detonante, l’innalzamento del livello del mare. Urgenza cui è necessario dare una risposta pienamente cosciente. Quella suggerita da Lutyens è il riutilizzo delle piattaforme petrolifere dismesse, strutture quasi totemiche, dove gli equilibri si rigenerano, innescando nuovi flussi. Di coscienza e di vita.
‒ Arianna Testino
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