La Via Francigena candidata a Patrimonio Unesco. L’iter di preparazione delle Regioni italiane
Il riconoscimento è atteso entro il 2020, ma le Regioni italiane da tempo si impegnano per valorizzare il percorso spirituale e turistico che fin dall’antichità collega Italia, Svizzera, Francia e Inghilterra. Nel dettaglio, le iniziative promosse dalla Regione Lombardia
Era l’itinerario sacro che dal Nord Europa andava a Roma. Nel Medioevo era la strada dei pellegrini che dalla Francia scendevano verso sud per recarsi a San Pietro (anche per proseguire verso la Terrasanta attraverso i porti pugliesi di Bari e Brindisi), e di quelli che percorrevano verso da sud a nord la penisola per raggiungere Santiago di Compostela in Spagna. Ma fu anche un’importante strada commerciale, strategica per trasportare verso il nord Europa le merci provenienti dall’Oriente e scambiarle nelle fiere della zona di Champagne, con i panni di Fiandra e di Brabante. È la Via Francigena, “la strada originata dalla Francia”, il cui itinerario si appresta a riacquistare la sua centralità con il riconoscimento a Patrimonio Unesco entro il 2020.
LA VIA FRANCIGENA NEL CORSO DELLA STORIA
La Francigena è la testimonianza delle tappe del cammino dell’arcivescovo di Canterbury, Sigerico, recatosi a Roma nel 990 per ricevere il pallio dal papa. Sul suo diario annota le città e i punti di ristoro che dal cuore della cristianità lo condurranno verso casa. Circa 1.800 chilometri di tragitto suddiviso in 79 tratti; un percorso che si snoda attraverso Italia, Svizzera, Francia e Inghilterra. La Via Francigena, unitamente alle sue varianti, è diventata un luogo di interscambio di culture, costumi, merci, e ha rappresentato un luogo di passaggio ma anche di formazione dell’identità europea. Oggi c’è chi arriva a piedi e chi in bicicletta. Chi ha fatto in Spagna il Cammino di Santiago almeno una volta e vuole provare un percorso diverso e chi la vuole fare tutta da Canterbury. Chi viene in gruppo e chi cerca la pace interiore. Alla Grangia benedettina di Orio Litta, piccolo Comune in provincia di Lodi, sulla tappa numero 39 della via Francigena Canterbury-Roma. da giugno a settembre in media passano 1.100 pellegrini ogni anno. Numeri importanti per la Francigena che è ormai lanciatissima a livello europeo.
LA VIA FRANCIGENA CANDIDATA A PATRIMONIO DELL’UMANITÀ UNESCO
Il dossier per la candidatura a Patrimonio dell’Unesco ha già ricevuto il benestare dal ministero dei Beni Culturali. Questo in virtù di un accordo tra sette Regioni (Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Liguria, Lazio, Valle d’Aosta, con il coordinamento della Toscana), che sono determinate a far riconoscere a livello mondiale un Cammino che attraversa un centinaio di Comuni in Europa. “Il riconoscimento della via Francigena come Patrimonio Unesco sarà la definitiva consacrazione di un percorso antico e importante”, spiega il vicepresidente dell’Associazione Europea delle Vie Francigene e sindaco di Orio Litta Francesco Ferrari. “Dal 2001 continuiamo a sostenere l’importanza di un percorso spirituale e turistico che ha un enorme valore per tanti pellegrini. È un’avventura che noi sindaci del Lodigiano abbiamo portato avanti con forza sin da quando non c’erano le infrastrutture lungo la Via. E come Lodigiano abbiamo anche investito creando i due ostelli, a Corte Sant’Andrea e Orio Litta, per accogliere i pellegrini. Dopo tanti anni finalmente siamo vicini a un riconoscimento”.
LA VIA FRANCIGENA PATRIMONIO DELL’UNESCO: L’IMPEGNO DELLE REGIONI ITALIANE
Le Regioni s’impegnano con la firma del protocollo a definire insieme il tracciato del cammino da candidare, verificando autenticità e integrità degli elementi storico-artistici e architettonici ancora presenti che possono essere inclusi nella candidatura. A tal fine ricorrerà come partner l’AEVF (Associazione Europea delle Vie Francigene), organismo riconosciuto dal Consiglio d’Europa che elaborerà uno studio di fattibilità per selezionare la tratta da candidare all’Unesco, gli interventi prioritari a tutela del tracciato e le fasi operative del progetto (tempi, costi). “Sono già ripresi i contatti con le istituzioni di Francia, Inghilterra e Svizzera per poter chiudere l’iter burocratico”, sottolinea il vice presidente dell’AEVF Francesco Ferrari. “C’è già stato un incontro a Parigi e un altro si terrà a settembre. Ci auguriamo di concludere tutti i passaggi per poter protocollare una richiesta entro il 2020”.
– Carlo d’Elia
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