Biennale d’arte di Venezia 2021, l’artista Yuki Kihara rappresenterà la Nuova Zelanda
La 58. Mostra Internazionale d’Arte di Venezia si concluderà il prossimo 24 novembre, eppure alcuni Paesi sono già al lavoro per l’edizione 2021. Il primo ad aprire le danze è la Nuova Zelanda
Nonostante la 58. Mostra Internazionale d’Arte di Venezia sia ancora in corso, iniziano a essere svelati i nomi degli artisti che animeranno i Padiglioni nazionali della prossima edizione, in programma nel 2021. Il primo Paese ad aprire le danze è stata la Nuova Zelanda, che alla 59. Biennale in Laguna sarà rappresentata da Yuki Kihara.
YUKI KIHARA ALLA BIENNALE DI VENEZIA 2021
Nata sull’isola di Samoa, in Polinesia, da madre samoana e padre giapponese, Yuki Kihara a 15 anni emigra a Wellington, in Nuova Zelanda, per proseguire gli studi. L’artista è una fa’afafine, termine con cui a Samoa vengono chiamate le persone che si identificano in un terzo sesso, similmente alle identità LGBTQ+ in Occidente. Il lavoro di Yuki Kihara, che si sviluppa attraverso i linguaggi della fotografia, del video e della performance, affronta temi legati al colonialismo e all’impatto che quest’ultimo ha avuto nel corso della storia sul genere e sulla sessualità, in particolare nelle comunità del Pacifico. “Il soffitto di vetro è stato frantumato”, ha dichiarato l’artista. “Questo momento è molto più grande di me, specialmente per la comunità artistica del Pacifico”. Nel 2008, è stata la prima artista neozelandese a tenere una mostra al Met di New York dal titolo Shigeyuki Kihara: Living Photographs; nel 2020 invece sarà la volta la volta della personale Going Native al Tropemuseum di Amsterdam. Le opere di Kiara si trovano nelle collezioni della Queensland Art Gallery in Australia, del British Museum a Londra e al Los Angeles County Museum of Art. Il Padiglione Neozelandese sarà curato da Natalie King, già curatrice del Padiglione Australiano alla Biennale di Venezia 2017.
IL PADIGLIONE DELLA NUOVA ZELANDA ALLA BIENNALE DI VENEZIA 2019
La mostra in corso della Nuova Zelanda alla Biennale di Venezia vede protagonista Dane Mitchell, autore di Post Hoc, un progetto che si presenta come un archivio diffuso per tutta la Laguna, trasmesso attraverso particolari “torri audio” a forma di alberi disseminate per tutta la città. L’archivio di Post Hoc è formato da parole scordate, città e nazioni fantasma, specie animali estinte, milioni di cose dimenticate che, nel lavoro dell’artista, si trasformano in materiali “udibili”. Per tutta la durata della Biennale, a Venezia è possibile udire ogni giorno, grazie alle speciali torri di Post Hoc, oltre 10mila nomi di cose ed entità scomparse, raggruppate per liste. A Palazzina Canonica, dove è ospitato il Padiglione della Nuova Zelanda, è allestita una stanza senza eco da cui viene generata la trasmissione audio a tutta la città. Inoltre all’interno della Biblioteca della Palazzina è possibile consultare le liste complete delle cose dimenticate.
– Desirée Maida
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