Polvere e tempo. Damiano Azzizia a Roma
Casa Vuota, Roma – fino al 13 ottobre 2019. Una metariflessione sull’intimità degli spazi domestici vissuti e abbandonati, sull’attesa e sulla fragilità della memoria.
Entrando a Casa Vuota per la prima personale di Damiano Azzizia (Martina Franca, 1993), si percepisce immediatamente la presenza di un’assenza. Le stanze, a prima vista spoglie, solo apparentemente vuote, accolgono sulle pareti opere discrete, silenziose, quasi schive. Sono cartoni di piccolo formato, su cui Azzizia dipinge ambienti domestici, spogli e solitari, dimentichi della presenza umana che è semplicemente evocata, resa eco di un abbandono. Nelle prospettive sghembe di visioni via via ravvicinate, come una sequenza di piani cinematografici, pareti, angoli, porte, armadi e sedie sono protagonisti di una narrazione in cui gli oggetti “umanizzati” hanno vita autonoma, anima e umori.
C’è tutta la tensione del tempo sospeso di matrice metafisica nelle raffinate inquadrature di Azzizia, in cui l’attesa struggente definisce una misteriosa atmosfera, quale riflessione sul senso della vita. I contorni irregolari dei cartoni sono metafora di un tempo slabbrato, contratto e dilatato nella dimensione della memoria personale, come i colori polverosi, che offuscano e velano il passato, i ricordi, al pari della polvere, metro dello scorrere del tempo.
‒ Eloisa Saldari
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati