Trasparenze beckettiane. Ian Kiaer a Firenze
BASE / Progetti per l’arte, Firenze ‒ fino al 20 settembre 2019. A dieci anni dalla personale alla GAM di Torino e a otto dalla partecipazione alla Biennale di Venezia, l’artista britannico Ian Kiaer torna in Italia con una mostra site specific per lo spazio fiorentino.
Lastre di plexiglas, Samuel Beckett, l’architettura; tre idee assai distanti, unite però dal concetto di vicinanza. Così Ian Kiaer (Londra, 1971) ‒ con un allestimento diffuso ed etereo ‒, imposta la mostra fiorentina, suddivisa in due momenti. Pieni e vuoti, trasparenze, rifrazioni, luci e ombre caratterizzano un allestimento di poche opere, fra loro molto diverse, eppure legate da poetica armonia.
In apertura, un plastico architettonico in scala, ispirato agli edifici industriali di de Bretteville, ma tuttavia più claustrofobico; una struttura sperimentale, affiancata da un cellophane giallo che avvolge un registratore con le parole di Beckett tratte dall’altrettanto claustrofobico racconto Ping. Nella seconda sala, lastre in plexiglas provenienti da ex edifici industriali racchiudono frasi tratte dal medesimo racconto, dipinte su carta.
Kiaer immagina un ideale spazio bianco, un “museo” dove chi è dentro quasi si dissolve sotto gli sguardi dall’esterno, in una vicinanza senza soluzione di continuità.
‒ Niccolò Lucarelli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati