Umbria: idea week end a Cannara con Festa Franca. Le interviste
Due artisti, Fabio Giorgi Alberti e Adelaide Cioni, mettono a disposizione il proprio studio per realizzare un format innovativo che coinvolge altri artisti e i curatori Vasco Forconi e Cecilia Casorati. Abbiamo chiesto loro come funzionerà e cosa accadrà il 21 settembre in provincia di Perugia..
Siamo in provincia di Perugia, a Cannara, nello studio di due artisti, Adelaide Cioni e Fabio Giorgi Alberti, che da quattro anni a questa parte (l’esordio è stato nel 2016) si sono inventati questo format dal nome particolare: Festa Franca. Se nel 2018 l’evento, che coinvolge tanti artisti e colleghi, è stato curato da Marta Silvi, quest’anno i due si sono fatti affiancare per la terza edizione (si è saltato un anno) da Cecilia Casorati e Vasco Forconi. E dagli artisti Riccardo Baruzzi, Lucia Bricco, Simone Cametti, Antonio Della Guardia, Giuseppe De Mattia, Diana Legel, Marta Roberti e Matteo Rovesciato. Fino al giornalista e fondatore della rivista Frigidaire (1980- 2008) feat. il collettivo romano Scomodo (anch’essi amanti della carta stampata con l’omonima rivista). Che cosa accadrà il 21 settembre ce l’hanno preannunciato loro, in questa intervista a cinque.
Come vi siete rapportati con il format Festa Franca? Come lo avete sviluppato rispetto alle due edizioni precedenti?
Cecilia Casorati, Vasco Forconi: Siamo stati invitati alla Festa e abbiamo deciso di partecipare, come protagonisti. L’idea di Forare il tubo nasce da una serie di discussioni in cui ci siamo confrontati sui nostri rispettivi modi di considerare alcune attitudini della ricerca artistica contemporanea. Rispetto alle edizioni precedenti abbiamo deciso di invitare anche persone e gruppi che lavorano al di fuori del sistema dell’arte.
Da dove nasce il nome Festa Franca?
Adelaide Cioni, Fabio Giorgi Alberti: È stata la mitica signora Franca ad affittarci il capannone, preferendoci a una palestra. Il capannone è stato costruito da suo marito negli anni Sessanta. E quindi Franca per la signora, ma anche franca che significa libera, onesta, schietta. E festa perché porta in una dimensione pubblica un aspetto spesso privato dello stare fra artisti.
Quali sono i temi sviluppati in questa edizione?
CC, VF: Forare il tubo non è solo una mostra di opere ma anche il racconto dei percorsi che portano alla genesi dell’opera stessa. Se si riflette su questo, la prima cosa evidente sono le molte possibilità del processo che spesso non dipendono da un percorso logico e definito, ma piuttosto da ciò che casualmente, o volontariamente, porta alla deviazione del percorso stesso. Ciascuno dei lavori scelti rappresenta una testimonianza di questo tentativo di spostamento.
Perché due artisti scelgono di aprire il proprio studio a un dialogo con altri artisti?
AC, FGB: Noi con Franca abbiamo deciso di allontanarci fisicamente da un centro che sentivamo troppo pesante, ai limiti dell’immobilità. Siamo andati a cercare quel nucleo iniziale di spazio vuoto e leggero dove due artisti cominciano a lavorare e a parlare. E a poco a poco invitano altri artisti a condividere quel particolare momento dell’arte che è mobile e leggero, e che ha modalità non ancora del tutto formalizzate, forse si può chiamare ricerca.
Come gli artisti hanno dialogato con uno spazio così connotato e con i temi proposti?
CC, VF: Gli artisti hanno dialogato con noi, e con Fabio e Adelaide, e da queste conversazioni è derivata la scelta dei lavori. Lo spazio, pur essendo lo studio di due artisti, non è particolarmente connotato, ma ha una forte identità, costruita soprattutto sulla capacità di porsi come centro di relazione e di scambio intellettuale e conviviale.
Ci raccontate il progetto speciale di Vincenzo Sparagna? Come si inserisce in tutto questo contesto?
CC, VF: Sparagna è Forare il tubo, e non soltanto nell’immaginario collettivo. Ci piaceva anche l’idea di mettere in dialogo Sparagna, fondatore di Frigidaire divenuta un’icona della controcultura, con i ragazzi di Scomodo che dal 2016 pubblicano un mensile di informazione indipendente, completamente autofinanziato.
–Santa Nastro
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