Inaugura a Dubai la nuova sede della Oblong Contemporary Gallery. Con Igor Mitoraj

A fondarla tre professioniste italiane, Mara Firetti, Paola Marucci ed Emanuela Venturini, che già vantano un omonimo spazio a Forte dei Marmi

Città del futuro, sospesa in una dimensione al di fuori dei concetti tradizionali di tempo e spazio, dal tessuto urbano policentrico e “a maglia larga”, dilatata a dismisura fra deserto e mare, Dubai, fra le sue torri di cristallo e acciaio, racchiude numerosi luoghi deputati all’arte e al design, oggi in piena crescita. Con l’avvallo dello sceicco Nahayan Mabarak Al Nahayan, capo del Ministero della Cultura, e con il beneplacito dell’Emiro Mohammed bin Rashid Al Maktoum, fervono infatti le mostre e le attività che  mirano a valorizzare sia gli artisti degli Emirati sia quelli stranieri, raggiungendo il loro apice a marzo in Sikka Art Fair (nel 2019 un centinaio le gallerie presenti). Si sta inoltre profilando il traguardo di Expo Dubai 2020, per il quale il cantiere cittadino – edilizio e culturale – è in grande fibrillazione. 

NUOVE LUCI ALLA RIBALTA

Ora è anche il momento dell’Italia e dell’affermazione della sua cultura. Omar Obaid Alshamsi, da maggio scorso ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti a Roma, ha rappresentato ai primi di ottobre gli UAE al LuBeC (Lucca Beni Culturali), dove, tra l’altro, il Paese è stato ospite d’onore. Altra prova della tendenza in atto, la recentissima apertura ad Abu Dhabi dell’Istituto Italiano di Cultura, fatto del tutto inedito in quest’area della penisola araba. E sull’onda degli scambi con l’Italia ecco l’opening di una galleria italiana a Bluewaters, l’isola artificiale orlata di candida sabbia di fronte a Marina Beach, che si sta profilando come uno dei nuovi punti di riferimento per l’arte a Dubai. Si chiama Oblong Contemporary Gallery, ed è stata fondata da tre professioniste italiane, Mara Firetti, Paola Marucci ed Emanuela Venturini, che già vantano un omonimo spazio a Forte dei Marmi e a Dubai puntano a stabilire un ponte fra Occidente e Oriente promuovendo soprattutto la scultura del Bel Paese, ma non solo. La mostra inaugurale “The Nascence” (dal 15 ottobre al 14 dicembre) vede Igor Mitoraj svolgere il ruolo di protagonista assoluto, ma negli spazi espositivi intorno ad alcuni suoi capolavori ruotano molte altre opere scultoree e pittoriche di rilevanza internazionale. La lista dei nomi è piuttosto articolata: Mario Arlati, Pablo Atchugarry, Stefano Bombardieri, Fernando Botero, Enrico Ghinato, Robert Indiana, Tiziana Lorenzelli, Flavio Lucchini, Carla Tolomeo, Manolo Valdes, Gustavo Velez, Giuseppe Veneziano, Helidon XhiXha, per fare qualche nome. Non a caso, alcuni fra gli artisti hanno sviluppato un rapporto speciale con Pietrasanta e il marmo di Carrara, caposaldo della tradizione scultorea italiana. Fitto inoltre il programma di workshop e di incontri sempre giocati sul filo del dialogo fra Dubai e l’Occidente. 

DUBAI, IL LUOGO DELLA FINANZA

Allargando lo sguardo al panorama metropolitano, va sottolineato che le gallerie già da tempo presenti a Dubai si concentrano in punti specifici della città come il DIFC (Dubai International Financial Centre), dove hanno sede anche case d’asta come Sotheby’s e Christie’s, e l’Alserkal Avenue, nell’Al Quoz District, dove 40 ex capannoni industriali ristrutturati sono diventati hub dell’arte. E altri luoghi ad alta concentrazione artistica stanno nascendo, come, a esempio, l’area adiacente la neonata Dubai Opera House, ai piedi del più alto grattacielo del mondo, il Burj Khalifa. Al DIFC, cuore della finanza e dei business service, spicca per importanza Opera Gallery, un nome dalla storia venticinquennale, con numerosi sedi nel mondo: sì promozione di artisti contemporanei emergenti, ma anche proposizione di maestri consolidati. Da Andy Warhol a Jean-Michel Basquiat, da Kazuo Shiraga a Takashi Murakami, da Anish Kapoor a Valay Shende, da Turi Simeti a Fabrizio Plessi e Alessandro Algardi. Protagonista dell’ultima mostra (fino al 30 ottobre), il belga Fred Eerdekens con le sue scritture che nascono dalle ombre. A pochi passi, la Cuadro Gallery fa dialogare artisti contemporanei statunitensi come Hunt Slonem con locals come il giovane Abullah Lutfi, cultore – in chiave umoristica – dei frenetici skyline urbani di Dubai. Mentre l’italiana Sconci Art Gallery, dalla storia più che quarantennale – e con doppia sede al DIFC e al Design District -, opta per pop art e pulp, proponendo artisti affermati e nuovi talenti. Fra gli artisti di punta, Luca Valentini, Valerio De Cristofaro o Patrick Rubinstein, quest’ultimo tra optical e neopop. La fotografia è di casa da The Empty Quarter, unico “tempio” specializzato sulla fotografia di portata internazionale in area UAE. Presente da anni a Paris Photo e vincitore del BMW Paris Photo Award nel 2009, sviluppa attività editoriali e collabora con Magnum. Fra i suoi artisti, Steve Mc Curry, Bruno Barbey come anche fotografi arabi: per esempio, Al-Moutasim Al Maskery, con i suoi scatti sulla condizione femminile nei Paesi islamici, e il giovane Ahmad Alnaji, autore di surreali “ritratti” in bianco e nero di Dubai. 

Oblong Contemporary Gallery IGOR MITORAJ CITTA' PERDUTA VIII 2006 BRONZO PATINA VERDE BLU CM 66X60X50

Oblong Contemporary Gallery IGOR MITORAJ CITTA’ PERDUTA VIII 2006 BRONZO PATINA VERDE BLU CM 66X60X50

NEI CONTAINER DELL’ARTE

Cambio di scenario ad Alserkal dove si respira tutt’altra atmosfera passeggiando fra grigie strutture metalliche, ognuna scenario di aggiornate realtà artistiche, ma ancora affiancate a officine di riparazione auto e a laboratori che risalgono al tessuto industriale precedente all’insediamento delle gallerie. Se da Custot Gallery, fondata, dopo varie esperienze europee, nel 2016 da Stéphane Custot, trionfano nel Group Show (fino al 31 ottobre) i maestri occidentali – Josef Albers, Ron Arad, Fernand Botero, Peter Halley, Robert Indiana, Fernand Leger, Marc Quinn, James Rosenquist, Bernar Venet -, da Green Gallery, attiva da quarant’anni nel Middle East, si avverte una grande attenzione alle trasformazioni avvenute negli ultimi decenni nello scenario artistico asiatico e nordafricano, grazie anche al coinvolgimento di curatori esterni emergenti. Attiva a Dubai dal ‘95, ha incrementato negli ultimi vent’anni le presenze alle fiere internazionali: Art Basel, FIAC, Frieze, The Armory Show, MIART, Artissima. Nel suo white cube propone (fino al 2 novembre) “Avoid Bad Dreams”, rassegna in cui si confrontano generazioni e culture diverse attraverso le installazioni di Afra Al Dhaheri (UAE), Shadi Habib Allah (Palestina), Heidi Bucher (Svizzera), Ali Kazma e Hale Tenger (Turchia). L’artista multimediale iracheno-palestinese (basata a Tucson) Sama Alshaibi, con la personale “Staging the imagined” in cui si autorappresenta in veste di “guerrigliera” del Middle East, è on show fino al 13 novembre da Ayyam Gallery, uno spazio noto per aver stabilito dal 2006 in poi una fitta rete di collaborazioni con USA, Europa, Africa e Asia. Last but not least, Leila Heller Gallery che, partita dall’Upper East Side a New York, dopo aver consolidato una visione internazionale, giunse nel 2015 a Dubai allargando lo sguardo sui secondary art markets dall’Occidente al Southeast asiatico. Attività collaterali ed educational programs fanno da corollario alle mostre. L’ultima (fino al 7 novembre) è dedicata all’artista coreana, con base a New York, Ran Hwang, che presenta spettacolari installazioni in bottoni, perline, cristalli.

– Alessandra Quattordio

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Alessandra Quattordio

Alessandra Quattordio

Alessandra Quattordio, storica dell’arte e giornalista indipendente, ha esordito a fine Anni Settanta come curatrice dei cataloghi d’arte e fotografia editi dalla Galleria del Levante a Milano. Dopo la laurea in Storia dell’arte all’Università Statale di Milano, inizia a collaborare…

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