Desiderio e le Malebolge dantesche. In Umbria
Chiesa di Sant'Angelo, Amelia – fino al 20 ottobre. Lo scorso 21 settembre ha inaugurato ad Amelia, piccolo borgo umbro, la mostra dell'artista Desiderio. Un lavoro multimediale che fonde pittura, installazione, musica, video e performance.
Lo avevamo già incontrato in occasione della personale presso il CAOS di Terni. Desiderio Sanzi (Milano, 1978), che può contare, nel suo portfolio, sulla partecipazione alle Biennali di Venezia e dell’Avana, è nato a Milano ma, spirito girovago, pittore performer e regista, ha vissuto molti anni a Cuba, dove in sella al suo sidecar ha realizzato il film Ahora si Llego!
Con Malebolge, a cura di Lorenzo Rubini, si apre un nuovo ciclo di opere pittoriche: rimane la pittura raffinata e cesellata, eppure gli sfondi di sfrangiano e si increspano, più profondi e arcani, privi di coordinate spaziali, colate materiche si dipanano dall’alto in rivoli attratti dalla gravità.
Un percorso che dall’ingresso della navata della Chiesa di Sant’Angelo porta a discendere nei gironi dell’Inferno dantesco: la numerologia allusa, la scansione dei dipinti, scrupolosamente incastonati nelle cornici e nelle nicchie storiche, i simboli sottesi e le enigmatiche figure allegoriche rendono l’esperienza della visita intellettualmente e visivamente stimolante.
Nove sono, non a caso, le cisterne dove si è tenuta la performance del collettivo CreaTuRe. Desiderio, con delle corna da caprone, a petto nudo, è rimasto rintanato in un antro buio e umido, con il fango alle ginocchia, quale custode di un passaggio, presenza primordiale di un’immaginifica caverna in un angolo remoto della terra.
COLORI DANTESCHI
Il titolo Malebolge si riferisce al cerchio dei fraudolenti, suddiviso a sua volta in dieci fossati concentrici. “Tutto di pietra di color ferrigno“, è questa la tonalità predominante della tavolozza di Desiderio, con accenti aspri di rosso vermiglio e concrezioni di corallo che prendono forma trasformandosi in una grande installazione. Il sangue del salvatore o dei dannati che perpetuamente soffrono sembra ramificarsi e solidificare davanti ai nostri occhi.
Lussuriosi, golosi, iracondi, eretici, violenti, avari e prodighi si alternano nelle tele di Desiderio. Le scene sono dinamiche e compositamente squisite: una languida Cleopatra appare di profilo con una cascata di rose; delle donne sembrano piombare dal cielo, le vesti si accartocciano sospinte verso l’alto, gli occhi sono coperti per la concitazione della caduta mentre meteoriti di libri in fiamme sfrecciano fumose. Il rogo che incendia le tenebre enfatizza l’abilità pittorica e la qualità dei passaggi chiaroscurali. Uno sciame di figure nude col volto custodito da elmi romani, incluso il pennacchio a cresta, sembra sospeso in un combattimento a mezz’aria, sopra al dorso di uno scheletro di tartaruga. In fondo un enorme caprone, dalle corna intorcinate in volute, sorveglia e accoglie il visitatore, occupando il posto lasciato vacante dalla pala d’altare.
‒ Giorgia Basili
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