Writing ed erotismo. Enne Boi a Firenze
TOAST Project Space, Firenze ‒ fino al 2 novembre 2019. Nuovo progetto allestito nello spazio ricavato all’interno della Manifattura Tabacchi di Firenze. Stavolta i riflettori si accendono sul writer Enne Boi e sull’immaginario erotico Anni Settanta.
Il giovane writer Enne Boi (1989) per questo progetto personale sceglie di trasformare il gabbiotto di TOAST Project Space nel temporary shop di Facciatosta Records, una immaginaria casa discografica specializzata in colonne sonore di film erotici. Perciò, le copertine dei 45 giri diventano le opere che, disposte ordinatamente sugli scaffali di legno, vengono di volta in volta prelevate: infatti, il giorno dell’inaugurazione a scratchare i dischi c’era DJ Per Signora (ovvero Luigi Presicce, per l’occasione curatore – anche se questa non è una parola che gli piace, e di solito in questi casi preferisce definirsi “allenatore”). L’intero progetto è un invito a fuoriuscire dalla dimensione tradizionale del rapporto tra opera d’arte-spazio espositivo-spettatore, sempre all’insegna di una ‘finzione realizzata’; alla condivisione e alla fruizione libera, rilassata della pittura e della musica, due linguaggi che interagiscono qui in maniera originale e paritaria. Le copertine e i dischi evocano un immaginario ben definito, nostalgicamente soft porno, legato al cinema erotico e alla commedia sexy degli Anni Settanta trasmessi sulle tv private nel decennio successivo, una dimensione proibita ma al tempo stesso innocente.
LA MOSTRA E LO SPAZIO
La pittura di Enne Boi è inoltre un esempio molto fresco e convincente di quel ritorno a una forma sana e robusta di espressionismo che conosce in questo momento storico in Italia e all’estero molti validi protagonisti giovani e giovanissimi, un espressionismo che si unisce quasi sempre, come in questo caso, a un forte desiderio di valicare e oltrepassare i limiti dello spazio espositivo tradizionale riservato all’arte (galleria, stand, museo), e del concetto stesso di esposizione.
Lo spazio indipendente fondato all’inizio di quest’anno dall’artista Stefano Giuri all’interno di un magnifico contesto di archeologia industriale come la Manifattura Tabacchi di Firenze, costruita negli Anni Trenta da Pier Luigi Nervi, si conferma (dopo gli interventi realizzati da Rebecca Moccia, Marco Ceroni e Guendalina Cerruti) un luogo di sperimentazione e di ricerca, capace di trasformarsi di progetto in progetto e di seguire – proprio grazie alle sue dimensioni ridotte, al suo essere un semplice “gabbiotto” – i desideri e le intenzioni degli autori che si avvicendano ogni due mesi. La connessione con lo spazio e con la sua natura è parte fondamentale, ovviamente, dell’intero processo.
‒ Christian Caliandro
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