Pittura e percezione. Gianni Pellegrini a Trento
Galleria Civica, Trento – fino al 6 gennaio 2020. La pittura di Gianni Pellegrini innesca una serie di riflessioni sul sistema percettivo.
La mostra, una trentina di dipinti, 24 quadri recenti e 9 lavori su carta, restituisce le tappe fondamentali del percorso pittorico di Gianni Pellegrini (Riva, 1953). Il visitatore si troverà spiazzato davanti a queste opere, perché proverà una percezione nuova della sua pittura, molto più luminosa. Si potrebbe pensare che l’artista proceda per sottrazione o azzeramento del proprio linguaggio pittorico, invece Pellegrini ha lavorato e lavora a un continuo aggiungere e togliere colore, senza un vero piano, se non quello di vedere a fondo le diramazioni cromatiche che nascono dal caso del suo fare. Quelle che abbiamo davanti ai nostri occhi, Specchi, Cattedrali, Profili e Interni/esterni, opere del 2019, vengono dal laboratorio mentale dell’artista, che traduce la vita in espressione artistica. Siamo davanti a dei lavori sfuggenti e mai conclusi, e il compito del nostro sguardo, o meglio di tutta la nostra attività percettiva, è fare un’esperienza cromatica.
ASTRATTISMO CONTEMPORANEO
È come se fossero apparizioni, già evanescenti e che scompariranno per sempre. Questo suo operare è una necessità, come fosse un diario pittorico e quindi un’attività di registrazione di veri e propri movimenti d’ombre. Alla fine il colore implica ombre, e questi quadri segnano il loro passaggio. I cicli come Falesie, Specchi, Interni/esterni, Cattedrali sono testimoni di tale lavorio della pittura. Queste opere realizzano uno scarto necessario rispetto all’astrattismo contemporaneo, che pure c’è, ma va rilevato come una via personale che deflagra in esperienze d’artista prive di unità d’intenti, quando un tempo erano tenute insieme da poetiche comuni. Questa notazione è importante soprattutto per i percorsi espressivi che individualmente compiono gli artisti contemporanei nel mare magnum della pittura astratta. Ora questa pittura è frutto di un’azione centripeta, molecolare. Nelle proprie opere l’artista compie una fuga bachiana di infinite variazioni cromatiche, imprevedibili, fulminee che però rimangono nella percezione per un solo istante.
‒ Claudio Cucco
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