Nasce a Torino Oggetti specifici, lo spazio che racconta il dietro le quinte di un’opera d’arte
Uno spazio ibrido, a metà strada tra una wunderkammer e una casa dal gusto parigino che vuole mettere in mostra il processo creativo di un artista. Ne abbiamo parlato con la sua direttrice Caterina Filippini
Non è una galleria nel senso classico del termine, ma una moderna wunderkammer con la familiarità di un interno domestico e la peculiarità di una creatura ibrida. Stiamo parlando di Oggetti specifici, un nuovo spazio torinese in pieno centro città che vuole far conoscere al pubblico il processo che conduce l’artista alla produzione di un’opera d’arte, presentando bozzetti, studi preparatori, modelli, prove, incompiuti, impressioni e suggestioni varie. In attesa della settimana dell’arte torinese, quando Oggetti Specifici svelerà il concept e il nuovo artista della sua scuderia con un evento speciale, ci siamo fatti raccontare il progetto dalla sua direttrice Caterina Filippini…
Come nasce il concept di Oggetti Specifici?
Oggetti Specifici nasce dalla combinazione di due mie grandi passioni: l’arte contemporanea e l’editoria. Dopo anni di attività in campo culturale e stimolata dagli incontri con numerosi artisti, ho realizzato che il processo che conduce alla produzione dell’opera finita è l’aspetto più interessante e al tempo stesso meno raccontato. È affascinante addentrarsi tra i pensieri, le ossessioni, il viaggio mentale e materiale che affronta un artista prima di arrivare all’opera finita. La fase produttiva è piena di magia: una mente pensa a delle cose che, chi non ha il dono dell’arte, non riesce a concepire e neanche a immaginare. Il processo creativo è una vera meraviglia.
Perché questo nome?
Nel nome echeggia l’articolo di Donald Judd, Specific Objects, apparso in ArtsYearBook nel 1965, dove, nel tentativo di spiegare quello che più tardi verrà definito come minimalismo, Judd indaga le “nuove opere”, non facilmente riconducibili a un comune denominatore, ma con una forte tensione a definire una propria spazialità specifica. La capacità dell’opera di conquistarsi il proprio spazio, sia pure sulla superficie di un foglio, ispira il progetto traducendosi nell’interesse per il momento in cui una visione si concretizza nello spazio e si fa oggetto.
Che tipo di programmazione ha lo spazio?
Oggetti Specifici sviluppa la propria programmazione con grande plasticità, selezionando lavori di scultura, fotografia, pittura, design e installazione, e riconoscendosi come spazio in cui poter sviluppare una sensibilità intorno agli oggetti prima dell’opera.
Chi sono le persone dietro al progetto?
Io mi occupo in prima persona di tutto. Nella realizzazione della mia idea sono stata supportata da un gruppo di amiche che mi hanno aiutato a creare tutto quello che oggi è Oggetti Specifici. Con Barbara de Micheli, che si occupa di produzione in campo artistico, è partita la prima scintilla che ci ha fatto immaginare l’identità dello spazio. Insieme abbiamo pensato al contenitore e ai contenuti. Romina Rezza, una cara amica fotografa, mi supporta creando delle fotografie ad arte grazie alle quali posso coltivare uno spazio virtuale per arrivare anche a chi è più lontano.
Su quale tipologia di pubblico punta questo spazio?
Oggetti Specifici offre una fruizione immediata dei pezzi. Vorrei riuscire ad avvicinare anche il collezionismo ancora neofita e spesso timoroso. Oltre, naturalmente, a chi già conosce questo mondo e lo colleziona. È un modo più intimo e voyeuristico di collezionare l’arte, attraverso l’immaginario da cui le opere traggono origine e ispirazione.
Che rapporto hai con la città di Torino?
La città di Torino, oltre ad essere la mia città, è sempre stata il luogo di nascita per iniziative e correnti culturali molto importanti, soprattutto inerenti all’arte povera. Quindi trovo che possa essere la città giusta nella quale partire e far nascere un progetto come il mio. Naturalmente il mio spazio e il mio progetto spero possano essere di richiamo anche oltre il limite cittadino e nazionale, sarà un lungo lavoro ma è uno dei miei obiettivi.
Come si sostiene l’iniziativa?
Lo spazio è creato per essere un “negozio” nel quale trovare dei pezzi d’arte, quindi si sostiene tramite la vendita.
Com’è lo spazio?
Anche lo spazio non è quello che uno si aspetta da un luogo nel quale sono contenuti oggetti d’arte: con le pareti verde scuro e rosa pallido ho cercato di creare un ambiente accogliente. Dall’esterno ha delle grandi vetrate che danno sulla strada. Lo spazio è visibile già dall’esterno e, con lo stile dei passages parigini, vuole sedurre i passanti, li invita a entrare, e a lasciarsi guidare dai suoi tesori.
Quali sono i programmi espositivi per il 2020?
In questo momento, dato che lo spazio è nato solamente a maggio 2019, sto delineando degli eventi nei quali si potrà vedere e partecipare a dei progetti dentro il progetto per rendere partecipe e far vedere al pubblico il lavoro che precede l’opera: l’opera prima dell’opera. Oggetti Specifici deve essere il catalizzatore dal quale si può cominciare a capire da dove nasce un’opera e da dove parte la sua progettazione.
E durante Artissima?
In occasione della fiera, dal giovedì alla domenica ci sarà l’appuntamento del tè delle 17: questo momento è creato per invitare le persone che, durante i giorni di Artissima passeranno da Torino, a conoscere un nuovo spazio e concedersi una pausa pomeridiana dalle folli corse del weekend dell’arte contemporanea torinese. Il mio intento è di accogliere le persone e comunicare loro quello che sto facendo e metterli al corrente di questa nuova realtà del panorama del contemporaneo. Durante questi tè presenterò un nuovo artista che verrà a far parte del gruppo di Oggetti Specifici, Andreas Senoner, e durante l’incontro sarà possibile conoscere come nascono le sue opere, con lui presente.
– Claudia Giraud
https://www.artribune.com/museo-galleria-arte/oggetti-specifici/
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