L’analogia del riflesso. Francesco Gennari a Bergamo
GAMeC, Bergamo – fino al 6 gennaio 2020. Con il titolo “Sta arrivando il temporale”, la GAMeC dedica al linguaggio dell’artista italiano un nuovo ambito per bilanciare un raffinato ecosistema. Il delicato equilibrio tra sé e parte-di-sé si trasforma in terreno fertile per la riproduzione di un mondo interiore che utilizza la scultura come un’analogia riflessa.
Autoritratto su menta (con camicia bianca), Come una farfalla (in montagna), Il tempo, la ripetizione, lo sguardo. Se si leggessero in sequenza i titoli dei lavori di Francesco Gennari (Pesaro, 1973; vive tra Milano e Pesaro) si potrebbe raccogliere una delicata antologia, sulla sustanziazione della parola in forme esteriori. Con Sta arrivando il temporale si rende manifesto un passaggio successivo a quello del ritratto-feticcio, già approfondito in passato (Autoritratto con menta, 2007-10; Ma, non so in effetti quali siano realmente i miei sentimenti, 2009; tre colori per presentarmi al mondo, la mattina, 2013; Autoritratto nello studio, 2014) in cui la forma del viso si libera dalla connessione con la materia (sia essa pelle o prolungamento osseo), avviando così un distacco della forma dal mondo che la imprime e che apre la strada alla supremazia della forma nel pensiero compositivo dell’artista.
LA MOSTRA
La disposizione rituale dei lavori, verticalmente e orizzontalmente, richiede allo spettatore un moto di avvicinamento ulteriore che sottolinea l’utilizzo di materiali tradizionali per la scultura e di componenti d’uso comune, organici o industriali. Attraverso, ad esempio, il bronzo patinato e il bronzo naturale, le sculture a terra diventano espressione di una precisa condizione psicologica, direttamente implicabile alla realtà, variabile in relazione ai diversi momenti della giornata, ad accadimenti più o meno ricorrenti, riconducibili al vero.
Come due lari, a guardia della personale, i due Autoritratto su menta (con camicia bianca), del 2019, fissano il vuoto senza vedere, senza sostenere lo sguardo di chi percorre lo spazio.
E anche attraverso lavori scultorei quali: Come una farfalla (in montagna), 2018, e Il tempo, la ripetizione, lo sguardo (2019), l’artista ammette il potere del riflesso, nel senso che l’immagine di un mondo riflesso conferisce un maggiore potere a chi vi si rispecchia. Nelle fotografie, invece, il riflesso non amplifica il potere di colui che vi è riflettuto, ma al contrario il potere del riflesso agisce come arma contro il soggetto rispecchiato. Nel primo caso si tratta cioè di un potere agito e nel secondo caso di un potere che Gennari mostra attraverso due approcci simmetrici, analoghi e inversi. La nuova serie di lavori scultorei, infatti, mai esposti in precedenza ‒ in vetro e in marmo ‒ lasciano trasparire un’analogia con le forme architettoniche del Barocco, evocate attraverso la presenza di linee sinuose e panneggi.
‒ Ginevra Bria
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