Il colore bianco della metropoli. Luca Pancrazzi a Milano
Galleria Tega, Milano – fino al 21 dicembre 2019. La mostra è un discorso sulla pittura, che può essere espresso anche attraverso le immagini, pure quando quasi si annullano per diventare luce. Grazie a quel Bianco Milano imprescindibile, indissolubile.
C’è una fotografia nel catalogo della mostra Bianco Milano che rivela tre punti essenziali per Luca Pancrazzi (Figline Valdarno, 1961), non solo a proposito della sua pratica artistica, ma anche del suo percorso mentale di costruzione delle immagini: un grande dipinto (di Bianco Milano, naturalmente), un proiettore e dettagli del suo studio. Ovvero la dimensione pittorica, quella della rielaborazione di un’immagine (tutto parte da fotografie scattate in auto e poi fotocopiate e proiettate) e l’etica di un lavoro quotidiano, che Pancrazzi pratica ogni giorno con l’impegno che un saggio zen impiega nella meditazione. Lavoro come meditazione, quindi; e le stanze dello studio come lavoro costante.
La mostra che la Galleria Tega propone, accompagnata da un pregnante testo di Riccardo Venturi, non è dedicata alla città che Pancrazzi vive da moltissimi anni, ma al colore (bianco, certo) che si trova solo qui, in quei viali alberati e pieni zeppi di auto, nelle vedute del Pirellone, in certi skyline mozzafiato che puoi osservare solo da qualche palazzone vista piazza Duomo (e in mostra ci sono due piccole tele dedicate a questo paradigma dell’immaginario metropolitano) o Torre Velasca; e ancora in certi larghi che contrassegnano un’urbanistica identitaria di una città italiana con respiro internazionale.
‒ Lorenzo Madaro
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