Linguaggio e rigenerazione. Marjan Asadi e Marco Vitale a Lecce
LO.FT, Lecce – fino al 9 novembre 2019. La riscoperta del linguaggio come rigenerazione dell’essere e la ricerca sulle origini della cultura iraniana attraverso la rivitalizzazione dell’alfabeto persiano. Sono queste le tematiche che sottendono “Horoufe Hoveida”, doppia personale di Marjan Asadi e Marco Vitale.
La rigenerazione dell’antica lingua persiana attraverso la poiesis costituisce l’incipit dell’indagine intrapresa da Marjan Asadi, scultrice e fotografa di Teheran, e dall’artista pugliese Marco Vitale. La riscoperta del linguaggio, dunque ‒ parafrasando Wittgenstein ‒ dell’essere, attraverso la ricerca dal carattere archeologico sulle origini storiche dell’Iran, in particolare nell’ambito della scrittura, rappresenta il fulcro tematico di Horoufe Hoveida, doppia personale organizzata da LO.FT a Lecce, a cura di Alice Caracciolo.
LINGUA E CULTURA
L’espressione “horoufe hoveida” riconduce, in italiano, al significato di “lettera, segno scritto divenuto visibile, apparso”. Sottolineando il ruolo centrale della lingua come bagaglio culturale essenziale, che corrisponde sempre a un determinato e più vasto ordine filosofico, Marjan Asadi scolpisce su pietra l’alfabeto persiano: ecco dunque l’installazione ambientale Sang (termine che, nell’antica lingua persiana significa “pietra”). L’opera dell’artista iraniana si contrappone concettualmente alla creazione di Marco Vitale, la Storia di Sang, un video-documentario volutamente “sfasato”, che simula un falso ritrovamento archeologico, rappresentando l’eterno ritorno dei vichiani corsi e ricorsi storici.
RIGENERAZIONE SIMBOLICA
La Storia, infatti, ha rimosso l’alfabeto cuneiforme che è destinato, nonostante tutto, a una significativa anche se utopistica rigenerazione simbolica. A contrastare il documentario “falsificante” di Vitale, Sang ze sang (che significa, sempre in lingua persiana, “pietra da pietra”), una serie fotografica di magnetiche immagini raffiguranti pezzi di roccia immersi nell’acqua, in un’intensa e cromia verde smeraldo.
‒ Cecilia Pavone
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