Artigianalità e bellezza. Ugo La Pietra a Bergamo
Accademia Carrara, Bergamo – fino al 6 gennaio 2020. È un dialogo con il passato dell’arte quello messo in campo da Ugo La Pietra a Bergamo. Con una serie di installazioni dal sapore attuale.
Ugo La Pietra (Bussi sul Tirino, 1938) è un fervente sostenitore della capacità artigianale del “fare”. Per lui c’è un reale pericolo nella perdita di quel patrimonio di capacità che il Bel Paese sta lasciando andare. Non si tratta solo di professioni che si decimano, ma dell’abilità di conoscere e lavorare i vari materiali con passione, unita al gusto di saper apprezzare una qualità che è sia estetica sia strutturale. Per questo motivo, la serie di installazioni che ha realizzato all’interno delle sale dell’Accademia Carrara di Bergamo non è da leggersi solo come il suo personale omaggio alla storia dell’arte ivi contenuta, ma un chiaro messaggio allo spettatore, sul tema dell’artigianalità della produzione, della bellezza dei materiali e delle tecniche, vero valore aggiunto all’opera che in queste sale si può ammirare. Al dialogo dell’artista con le grandi opere del passato italiano, quindi, si unisce la volontà di far riscoprire una qualità artigianale impeccabile, forse l’unica che può realmente permettersi di reggere il paragone con la maestria intrinseca dei dipinti e delle cornici della storia dell’arte.
IL DIALOGO CON LA RACCOLTA DELLA CARRARA
Lo scambio, invece, quello vero e proprio fra artista e artisti, Ugo La Pietra lo concretizza entrando in contatto con la collezione dell’Accademia Carrara, riuscendo nell’intento di essere contemporaneo e “valido” di fronte a un dipinto del 1480 come la Madonna con il Bambino di Jacopo di Antonello. Così nasce Segnali naturali 2019, una colonna in ceramica il cui tono smaltato ricalca fedelmente quello del manto della Madonna e sulla cui sommità si trova, in vetro soffiato, l’esatta riproduzione del contenitore in vetro sorretto dalla Madonna nel dipinto. All’interno della ciotole, le ciliegie uguali alla coppia di frutti che il Bambino tiene tra le dita. Il tutto non è solo un chiaro omaggio al pittore siciliano, ma una esaltazione dell’artigianalità italiana che dalla sua storia trae ispirazione, prende il modello dal dipinto e crea un’opera tridimensionale tra design e installazione perfetta nella purezza del colore e delle linee. Il designer e architetto Ugo La Pietra compie poi un terzo passaggio che porta la riflessione nella vita reale e trasforma le ciliegie in vetro soffiato in un’edizione limitata acquistabile presso il bookshop del museo. Dopotutto, se occorre recuperare un’idea concreta di qualità, anche i bookshop, tacciati di essere troppo uguali l’uno all’altro, possono diventare un luogo di diffusione dell’arte.
I LIBRI
Il percorso prosegue con una candida e intensa Ultima cena realizzata con dodici piatti in ceramica ingobbiata e incisa a mano dall’autore e 12 provette in vetro trasparente dipinto su una struttura a cavalletto in legno, questa volta omaggio non diretto a un’opera particolare del museo ma a una composizione canonica del periodo. A seguire Libri aperti. Inferno, Purgatorio e Paradiso, installazione che accede alla seconda parola chiave che ha guidato il lavoro del maestro abruzzese: il libro. Una chiave che è rimbalzata all’occhio dell’artista per la quantità di opere dedicate a San Gerolamo che il museo bergamasco ospita. Ecco dunque che il libro del santo, ripreso e riproposto nei dipinti, diventa opera in ceramica in questa triade e nell’installazione successiva: Libri aperti 2004/2008, riproponendo quell’attenzione alla qualità, alla lavorazione dei materiali e all’estetica dell’oggetto che ne caratterizza la delicata presenza nel museo. Fino al 24 novembre, parallelamente, GAMeC proporrà una rassegna di film che mostrano la lunga ricerca sul concetto di abitare svolta dall’architetto abruzzese.
‒ Astrid Serughetti
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