Dalla parte della banana. L’opinione di Marco Bazzini sull’opera di Maurizio Cattelan
Hanno fatto il giro del mondo le immagini dell’opera “Comedian” di Maurizio Cattelan ad Art Basel Miami Beach. Marco Bazzini ci spiega la famosa banana come arma di minaccia.
Non credo che l’arte contemporanea sia scivolata su una buccia di banana; mi sembra, piuttosto, che la banana sia tornata ad essere una possibile arma di minaccia. D’altronde utilizzarla come pistola fa parte di quel gioco di metafore che evoca questo frutto. Chiaramente mi riferisco all’ormai arcinota opera “Comedian” di Maurizio Cattelan su cui in questi giorni è già stato scritto a perdifiato. Ricordo soltanto che si tratta semplicemente di una banana fissata alla precaria parete di uno stand di fiera con un nastro adesivo grigio in occasione della recente ArtBasel Miami. Ma questa banana, non tanto diversa dagli altri frutti gialli della stessa famiglia (tanto che può essere tranquillamente sostituita prima del suo avariarsi), ha monopolizzato la scena pubblica oscurando di fatto su tutti i media, cartacei e digitali, anche quella potente fiera che la ospitava e che è diventata un bel calderone di mondanità, o per dirla con Francesco Bonami “un inferno con diversi gironi di inaugurazioni, feste e cene che mettono a dura prova la dignità dell’individuo” (La Republica).
CATTELAN: LA BANANA PIÙ SOCIAL CHE C’È
I social, poi, si sono scatenati e ormai, soprattutto su Istagram, è facile imbattersi in una sequenza infinita di immagini in cui il più disparato oggetto o alimento è stato bloccato a parete con nastro grigio; una sequenza che mi mette quasi più in imbarazzo per coloro che hanno postato o che continuano a postare tali insulse “replicazioni” di quanto non faccia chi, ancora una volta, viva questa nuova opera dell’artista padovano come un’ennesima minaccia nei confronti degli alti valori dell’arte. Per quest’ultimi, ormai, la speranza di essere condotti fuori dal tunnel, quel tunnel che riporta tutto a quel “disastro” (chiaramente per loro) fatto da Marcel Duchamp poco più di 100 anni orsono, è vana perché come dice il proverbio “non c’è peggior sordo di chi non voglia sentire”. Mentre coloro che imperversano su Instagram o altri social con le loro immaginette di roba e robetta nastrata mi appaiono più semplicemente come quei “pittori della domenica” che ricopiando un genere sperano di assurgere a più alte vette espositive. Per fortuna la natura ci ha insegnato che la minaccia non è soltanto aggressiva – un Cattelan che con una banana rapina la cassaforte dell’arte è l’immagine più banale che si possa avere – ma può essere anche difensiva, basti pensare agli aculei degli istrici o ai molti altri strattagemmi di molti altri animali.
ARTE A MANO ARMATA
A me piace pensare la banana ostentata da Cattelan come un avvertimento di quest’ultimo tipo, ovvero, come un segnale di difesa dell’opera e di quanto questa abbia necessità di riprendere spazio e forza dentro al circolo mediatico di questi nostri tempi. L’immagine, forse meno scontata, potrebbe essere quella di un Cattelan che intima di fare attenzione perché l’arte è comunque ben armata anche quando si impugna una banana. E dall’artista dello sberleffo forse non ci si poteva aspettare arma diversa e più forte. Non appaia, poi, una contraddizione il fatto che sia stata venduta, anzi, l’acquisizione da parte di un collezionista la rafforza nel suo essere opera del nostro presente. In altre parole, quella semplice banana che presentata sulla parete (anche spade, pistole e fucili talvolta lo sono) ha fatto a qualcuno temere il peggio, è nel suo essere una semplice banana quel qualcosa che attiva la capacità immaginifica che è alla base di ogni opera d’arte. E in quanto tale, quindi, soggetta alla più libera interpretazione. In fin dei conti anche il fatto di essere stata mangiata (non è poi così rilevante se l’azione sia stata coreografata o meno) non fa altro che ricordarci che questo frutto è ricco di fosforo e vitamine utili per lo stomaco e le difese immunitarie.
–Marco Bazzini
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