Quando l’arte disturba. Aniello Barone in Campania
Saaci/Gallery, Saviano – fino al 31 dicembre 2019. La mostra di Aniello Barone, che chiude l’anno espositivo della galleria di Sabato Angiero, pone una riflessione esistenziale su chi sia e quale ruolo abbia l’uomo dell’Antropocene, vittima e artefice degli effetti stranianti di un mondo estremamente meccanizzato e anestetizzato dal digitale.
È un’opera immersiva quella ideata da Aniello Barone (San Giovanni a Teduccio, 1965) per la sua mostra personale presso la Saaci/Gallery di Sabato Angiero: un’installazione ambientale che invita all’attraversamento di un iniziatico percorso fra i panneggi trasparenti di cellofan per giungere alla “camera bianca”. In essa la visione di due video – l’uno opposto all’altro – provoca involontarie oscillazioni ottico-visive tra uno schermo e l’altro, riducendo la nitidezza della vista, continuamente sballottata tra il candore delle poveri bianche di un video e il movimento concentrico di una macchina-talpa che erode una parete salina, protagonista dell’altra proiezione. Riproponendo l’esperienza epistemica e archetipica del viaggio compiuto dall’artista nelle miniere di salgemma di Racalmuto – le medesime descritte da Leonardo Sciascia nel testo di denuncia sociale intitolato Le parrocchie di Regalpetra del 1956 –, l’opera restituisce il senso fisico e metaforico del titolo Nistagmo, che fa riferimento a un disturbo dei bulbi oculari e che diviene così la rappresentazione plastica “di quanto da tempo la nostra civiltà meccanicistica e consumistica ci obbliga a vivere”, e in cui “l’occhio non trova un punto fermo sullo schermo del mondo”, come afferma il curatore Antonello Scotti.
‒ Rosa Esmeralda Partucci
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