Estetica della morte. Piero Varroni a Roma
Studio Varroni, Roma – fino al 30 gennaio 2020. Allo Studio Varroni di Roma va in scena un progetto sui 34.361 morti nel Mar Mediterraneo e in Europa (rifugiati e migranti) fornito da UNITED for Intercultural Action.
I recenti lavori di Piero Varroni (Terracina, 1951) installati nello spazio espositivo delle Edizioni Eos / Libri d’Artista (spazio comunemente conosciuto anche come Studio Varroni, dove hanno esposto e lavorato, tra gli altri, figure quali Kounellis e Diacono, Giosetta Fioroni e Hidetoshi Nagasawa, Baruchello, Paolini o Mattiacci) ricordano, per forza evocativa, il memoriale – realizzato in onore di 80mila vittime ebree dell’Olocausto – che permea le pareti della Sinagoga di Pinkasova.
Poste sulle pareti come sudari, sette grandi carte immergono infatti il pubblico tra dati e date, tra nomi e luoghi che, a ben vedere, ricalcano accuratamente l’elenco fornito il 5 maggio 2018 dal network europeo UNITED for Intercultural Action e divulgato nei Paesi cosiddetti civili soltanto da The Guardian, Der Tagesspiegel e il Manifesto. Accanto a queste carte lavorate con limpidezze cromatiche e con patine che mirano a riprodurre vecchie pareti screpolate dal sole su cui si articolano tutta una serie di strutture linguistiche, è presente, in mostra, una ottava carta virata sull’azzurro su cui l’artista ha impresso i nomi più comuni in area nordeuropea. Un dittico solitario, più appartato e dunque lontano da questo scenario, è infine “sintesi verbovisiva” di un mondo qualunquista, Assenza, presenza – invisibile (2019).
‒ Antonello Tolve
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