La rivoluzione ecologica nel design di Violetta Barba e Shahar Livne. A Lecce
Kunstschau Contemporary Place, Lecce – fino al 31 dicembre 2019. La visione post-apocalittica di Violetta Barba e Shahar Livne e la concezione anti-neoliberista del design come linguaggio espressivo rivoluzionario, finalizzato alla creazione di una nuova coscienza ecologica per la ricostruzione della Terra. Nella doppia personale “R.evolutionary Matters”, organizzata dal collettivo Kunstschau di Lecce.
Il design come trait d’union con l’attuale realtà fenomenica in continua evoluzione, costituita dalle contraddizioni generate dal sistema neoliberista ‒ che si ripercuotono anche nella sfera ecologica ‒ nell’ottica di una visione rivoluzionaria post-Antropocene. È l’architrave tematico di R.evolutionary Matters, la doppia personale di Violetta Barba e Shahar Livne, a cura di Marco Petroni, allestita negli spazi del collettivo Kunstschau di Lecce. Accomunate da una riflessione critica sugli irreversibili danni ambientali provocati dal genere umano, le due designer, appartenenti a territori d’origine differenti – Violetta Barba dal Salento e Shahar Livne da Israele – concepiscono prospettive innovative in un mondo post-apocalittico. Attraverso una concezione non convenzionale del design, slegata dai dettami neoliberisti legati al profitto, le artiste sottolineano l’importanza di questo linguaggio espressivo nella formazione di una coscienza collettiva, finalizzata alla ricostruzione del pianeta.
In particolare Violetta Barba, nell’opera We_Mould intraprende una ricerca sulla trasformazione di un materiale naturale causata dall’intervento umano: in questo caso la terra rossa del Salento, alterata dalle muffe, rappresenta il divenire, il trascorrere del tempo, generando un inedito paesaggio in cui l’uomo riesce comunque a gestire l’ineluttabilità della natura. Shahar Livne, invece, riflette, nell’opera Will we mine plastics in the future, sui disastri ecologici provocati dalla plastica: una materia completamente artificiale che l’artista ipotizza possa, nel futuro prossimo, essere prodotta non più dal petrolio ma estratta in natura.
‒ Cecilia Pavone
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