Nasce D3082 a Venezia. Quattro vetrine e una residenza d’artista per la creatività femminile
Uno spazio dedicato all'indagine sui linguaggi contemporanei, con un focus sulla creatività femminile, che darà vita ad una residenza artistica nel 2020. Ne abbiamo parlato con il suo ideatore Marco Luitprandi
Uno studentato femminile è alla base di un nuovo spazio a Venezia, che nasce come punto di riferimento e di riflessione sul lavoro delle donne nell’arte contemporanea. Si tratta di D3082 | Woman Art Venice che sei mesi fa ha aperto la facciata di un’architettura novecentesca razionalista chiusa da mezzo secolo, riqualificando un’area percepita come periferica della città, perché vicina a Piazzale Roma e alla Stazione. Un luogo atipico, dove le mostre sono visibili dalla strada attraverso le vetrine dell’edificio che ospita il convitto universitario femminile Domus Civica; dedicato all’indagine sui linguaggi contemporanei, con un focus sulla creatività femminile, che darà vita ad una residenza artistica nel 2020. Ne abbiamo parlato con il suo ideatore, Marco Luitprandi, direttore artistico di D3082.
Come è nata l’idea di aprire questo spazio?
L’iniziativa è partita da ACISJIF, associazione internazionale di supporto alle giovani donne, che gestisce lo spazio in cui ci troviamo, la Casa della Studente Domus Civica; con loro, si è ragionato sulla loro mission, sulla storia della Domus, nata grazie ad una donna, una filantropa veneziana, alla metà del secolo scorso; abbiamo pensato alle ragazze che ci vivono e che ci hanno vissuto, alle loro storie. Molte sono studentesse dell’Università e dell’Accademia di Belle Arti ma la Casa, negli anni, ha accolto lavoratrici lontane da casa, donne prive di mezzi, immigrate, donne vittime di abusi, che qui hanno trovato un contesto aperto, familiare e, allo stesso tempo, protetto.
E l’arte che ruolo ha in tutto questo?
Abbiamo pensato all’attualità, al mondo che attende queste ragazze: il dibattito sulle pari opportunità, il divario e la discriminazione di genere in ambito lavorativo, gli stereotipi, i pregiudizi. Questioni che hanno innescato una profonda riflessione anche nel mondo dell’arte. Grazie a questa relazione tra il mondo della Casa e il mondo fuori, è sorta quasi spontaneamente l’idea di comunicare alla gente, nella città, riqualificando un grande spazio vetrato “urbano” che dalla Casa guarda verso la calle. Uno spazio chiuso da circa 50 anni.
Chi sono le persone dietro al progetto?
Anzitutto uno studentato femminile con quasi 100 studentesse di ogni nazionalità, provenienza e con vissuti diversi, il nucleo, il motore che dà energie e un senso a questo progetto. A loro è affiancato tutto lo staff di educatori, operatori e consiglieri che a diverso titolo fa funzionare la Domus Civica, coadiuvato da un gruppo di professionisti nel settore della comunicazione, delle pubbliche relazioni e dell’arte. Operativi a Venezia, e non solo. Poi ci sono le aziende, le imprese e le associazioni che hanno supportato e investito nell’iniziativa e nella prima mostra: My Life. Margaux Bricler | Andrea Hess | Valeria Manzi, conclusasi l’8 dicembre.
Come si sostiene l’iniziativa?
Tutto è nato grazie all’investimento di Domus e ACIJIS che hanno dato linfa al progetto, insieme al sostegno di realtà che condividono i medesimi intenti. In primo luogo il CIF-Centro Italiano Femminile di Venezia che investe nella formazione e nel sostegno alle ragazze. Teniamo a questa collaborazione e a relazionarci alle realtà che si occupano di formazione e lavoro perché D3082 vuole puntare i riflettori proprio sulle forme di sostegno ai protagonisti del sistema produttivo artistico e culturale.
Ci raccontate come sono i vostri spazi?
Quattro grandi spazi trasparenti (vetrine) che guardano la strada, quasi 50 mq / 50 mc di superficie/volume espositivo. Ogni esposizione si offre alla gente gratuitamente senza filtri nè “ingressi”. È certamente uno spazio non convenzionale, inedito e fuori norma, molto interessante da investigare: si percepisce il ribaltamento tra il dentro e il fuori, in cui ogni singola vetrina restituisce, in una sorta di conflitto con una destinazione normalmente “commerciale”, la funzione espositiva dell’interiorità personale. La “bidimensionalità” non è stata percepita come vincolo, ma come possibilità.
Quali saranno gli ambiti artistici su cui lavorerete?
La struttura della Domus offre possibilità di organizzare eventi legati alle mostre. A questo vorremmo legare una serie di incontri sul tema del lavoro delle artiste, come quello in programma per il finissage, il 6 dicembre; un incontro tra le artiste protagoniste della mostra e Ivana Padoan, la direttrice del Master di Ca’Foscari in Gender Studies and Social Changes, per parlare della situazione delle lavoratrici nel settore artistico. Lo spazio si presta ad ospitare performance – come quella organizzata dal gruppo di Contact Improvvisation CI-VE durante l’ArtNight del 2019.
Quali sono i programmi espositivi per il futuro?
Il programma dei prossimi due anni è in fase di definizione, ma la parte più importante riguarderà la residenza, attiva dall’inizio del 2021. Lo scopo è quello arricchire il panorama delle residenze, essenziali per la formazione di un artista. Il cuore di questa operazione è fornire concretamente la possibilità di lavorare per un’artista, fornendo il luogo, lo spazio e la mostra. Il tutto reso possibile dal patrocinio con l’Accademia di Brera, con cui contiamo di proseguire nell’operatività, e quella di Venezia. Poi vorremmo dialogare con le gallerie di arte contemporanea che operano in città. Sono un buon numero, riconosciute a livello globale per il loro straordinario lavoro… e molte guidate da donne!
E per quanto riguarda il 2020?
Per il 2020 stiamo definendo una rassegna D3082 con una serie di esposizione che si susseguono su differenti tematiche. Per la Biennale Architettura l’intenzione è ovviamente quella di invitare un architetto internazionale. Sarà una sorpresa.
-Claudia Giraud
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