Ecologia e femminismo. Navjot Altaf a Torino
PAV, Torino – fino al 16 febbraio 2020. La mostra di Navjot Altaf al PAV di Torino affronta tematiche di stringente attualità, dall’ecologia al ruolo della donna nella società contemporanea.
Il PAV di Torino continua l’ampia programmazione dedicata al rapporto tra arte ed ecologia nel continente asiatico. Dopo Zheng Bo e Ravi Agarwal è il turno di Navjot Altaf (Meerut, 1949), icona delle lotte eco-femministe indiane a cui dedica la sua vita da più di quarant’anni.
La mostra, a cura di Marco Scotini, inizia dagli albori del percorso artistico e sociopolitico di Altaf attraverso l’esposizione dei manifesti creati negli Anni Settanta dal collettivo marxista PROYOM, formato dagli studenti appena usciti dell’accademia di Bombay.
Sulla scia delle ideologie affiancate negli anni dagli studi giovanili, Altaf concentra la sua intera pratica artistica sulla lotta contro problematiche sociali (talmente diffuse da compromettere la salvaguardia dei diritti sociali delle popolazioni native indiane) tra le quali: lo sfruttamento delle risorse minerarie, l’agricoltura intensiva e la consunzione di foreste. Nella video-installazione Soul Breath Wind è chiara la violenza con cui le multinazionali sfruttano i giacimenti minerari dell’India; nel filmato sono presenti spezzoni di rivolte popolari legate a questo scempio antiecologico, combattuto con tenacia dagli abitanti che da anni provano a opporsi, coscienti della fragilità di un territorio consumato fino all’osso. In Trail of Impunity vengono riportate le tragiche immagini delle rivolte delle comunità di Gujarat del 2002, mostrando la situazione politica corrotta che permea la società indiana sfavorendo incessantemente le realtà rurali.
ECOLOGIA E CAPITALISMO
Legato al discorso ecologico, risulta evidente il monito rappresentato in Patterns which Connect: si tratta di un piccolo gruppo scultoreo dedicato agli insetti ‒ elemento fondamentale per lo sviluppo e il mantenimento di tutti gli ecosistemi globali – che, incapsulati in calchi fossili, vogliono essere tracce di una civiltà condannata; in realtà non sono antichi ma sono gli insetti che al giorno d’oggi risultano essere in via d’estinzione e la loro scomparsa decreterebbe inesorabilmente la fine della diversità ecologica dell’India con gravi impatti sullo sviluppo della vita.
La mostra vuole criticare duramente il sistema capitalista che sta distruggendo il globo intero, dedicando ampie riflessione ai diversi ecologismi portati avanti nel mondo; Navjot Altaf inoltre dedica gran parte della sua ricerca al ruolo della donna all’interno di un sistema che la opprime silenziosamente da secoli. Altre grandi studiose indiane come la filosofa Vandana Shiva, l’economa Bina Agarwal e la scienziata Meera Nanda si dedicano alla tematica eco-femminista creando nuovi scenari per un futuro rivolto alla rivendicazione delle soggettività femminili, dove la donna non è più vittima del sistema in cui si trova costretta.
La mostra al PAV rappresenta l’occasione per scoprire questa grande figura della scena artistica contemporanea che, forse meglio di tutti, ha saputo raccontare le lotte delle società sottomesse partecipando direttamente a ogni azione anti capitalista.
‒ Lucrezia Arrigoni
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