Comunicare la negazione. Vincenzo Agnetti a Milano
Gli spazi di Building e i Chiostri di Sant’Eustorgio, a Milano, sono illuminati come da un fascio di luce dallo spirito critico e ironico di Azimuth. Ed elettrizzati dai cortocircuiti linguistici di Agnetti.
La sezione Autoritratti Ritratti inizia al piano terra, dove sono presenti diversi feltri, trasversali all’intera esposizione, fra cui Quando mi vidi non c’ero. In mezzo a lavori dediti al tema del ritratto, l’opera che presta il titolo alla mostra è un autoritratto di Vincenzo Agnetti (Milano, 1926-1981) e attinge dall’etimologia di ritrarre (tirare indietro): ci dice della possibilità, anzi dell’impossibilità, di fornire un’immagine di sé. Più sopra Quando non mi vidi c’ero ancora ci ricorda come l’atto del ritrarre debba confrontarsi con il tempo. Poiché, citando l’artista, “il volto è la deposizione del tempo” ciò si cristallizza in L’età media di A., dove fotografie e calcoli da ingegnere rivelano l’aspetto che il volto di A. possiede non in un preciso momento della sua vita ma nel tempo medio della stessa.
Nella sezione Scrivere sono esposti documenti dell’Agnetti intellettuale e critico, coinvolto nel ‘59 in Azimuth, la rivista fondata da Enrico Castellani e Piero Manzoni. Opere di entrambi gli artisti affiancano, nel corso della mostra, quelle di un altissimo Agnetti.
‒ Lucia Grassiccia
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