Arte Fiera 2020. 11 mostre e 1 performance da vedere a Bologna
L’art week bolognese scalda i motori e noi vi proponiamo una selezione di mostre da mettere in agenda.
Mancano ormai poche ore all’avvio di Arte Fiera, l’appuntamento fieristico bolognese diretto da Simone Menegoi. Sono tante le mostre che animano la città durante l’art week, qui ve ne proponiamo alcune da non perdere.
‒ Marco Enrico Giacomelli
DUMBO – ROMEO CASTELLUCCI
Un enorme parcheggio, un gruppo di fratelli, la prospettiva di una vita nuova, libera dagli infingimenti della contemporaneità più malsana. Sono profeti che “oppongono l’arte del vivere al vivere con l’arte”. È questo, in estrema sintesi, il quadro nel quale si sviluppa la nuova opera performativa di Romeo Castellucci, evento clou del programma di Art City. Quattro spettacoli, due repliche in due giorni. L’evento è gratuito ma occorre prenotarsi. Da non mancare.
MAMBO – AGAINANDAGAINANDAGAINAND
Facile da capire: la mostra centrale del MAMbo a gennaio indaga il fenomeno del loop, seguendo tre filoni interpretativi (sociologico, filosofico-religioso ed ecologico) prendendo a esempio le opere di Ed Atkins, Luca Francesconi, Apostolos Georgiou, Ragnar Kjartansson, Susan Philipsz, Cally Spooner e Apichatpong Weerasethakul. Il tutto in un allestimento immersivo dal quale ormai sembra difficile prescindere.
VILLA DELLE ROSE
Difficile a credersi, ma Antoni Muntadas (Barcellona, 1942) non aveva ancora avuto l’onore di una personale in un museo italiano. A colmare la lacuna ci hanno pensato Cecilia Guida e Lorenzo Balbi, i quali hanno impaginato una mostra che riprende e contestualizza la gemella allestita nel centro d’arte Artum di Vitoria-Gasteiz. Una mini-retrospettiva dal carattere intimo, che parte dagli Anni Settanta e arriva a oggi, attraversando i temi prettamente politici che da sempre interessano all’artista catalano.
PADIGLIONE DE L’ESPRIT NOUVEAU – MIKA TAANILA
Prima personale del filmmaker Mika Taanila (Helsinki, 1965) in un’istituzione pubblica della Penisola, la mostra impagina una serie di opere “riguardanti la relazione tra l’uomo, l’ambiente e la tecnologia, in un continuo dialogo tra passato e futuro”. Complessa prova curatoriale per Lorenza Pignatti, considerata la difficoltà di lavorare con il video all’interno di un luogo tanto connotato come l’edificio di Le Corbusier nei pressi della fiera bolognese.
CASA MORANDI – FRANCESCA FERRERI
Il paradosso della curva gaussiana, con la sua peculiare tendenza all’infinito, informa ulteriori paradossi nella personale di Francesca Ferreri (Savigliano, 1981), che propone una scultura che è anche un grafico nella sala centrale della Casa Museo Morandi, intitolata a un altro maestro del paradosso – quello di saper rinnovare all’infinito la pittura a partire da pochi e basilari elementi.
PALAZZO BENTIVOGLIO – SISSI
Ha inaugurato proprio durante l’edizione 2019 di Arte Fiera, Palazzo Bentivoglio, luogo cinquecentesco nel cuore universitario della città. E così, dopo Jacopo Benassi, tocca a Sissi (Bologna, 1977) confrontarsi con gli spazi ridisegnati da Antonio Iascone & Partners, in un percorso immaginato specificamente per il luogo e incentrato sugli abiti-scultura tipici della produzione dell’artista. E non manca una sua nuova performance, in programma per domenica 26 gennaio.
PALAZZO DE’ TOSCHI – LE REALTÀ ORDINARIE
Dodici pittori e le loro opere nel monumentale Salone della Banca di Bologna, per le cure di uno specialista come Davide Ferri. Che poche ore fa ci ha raccontato come la mostra si imperni fra due polarità, “tra il desiderio di dipingere figure, figure ordinarie, tra il piacere di ‘dipingere e basta’ (come dice Richter), e l’impossibilità di abbandonarsi completamente a questo racconto dell’ordinario. Dall’incontro, sulla tela del pittore, tra queste due forze contrapposte nasce per me la figurazione più interessante”.
DIREZIONE GENERALE BANCA DI BOLOGNA – MARGHERITA MOSCARDINI
Una sola opera di Margherita Moscardini (Donoratico, 1981) occupa la storica sede di Piazza Galvani della Banca di Bologna: si tratta del neon The Decline of the Nation State and the End of the Rights of Man, dal titolo inglese di un capitolo del classico libro Le origini del totalitarismo (1951) di Hannah Arendt. Una installazione visibile dall’esterno, un invito palese e diretto alla riflessione su questioni che restano di stringente attualità.
FONDAZIONE DEL MONTE DI BOLOGNA E DI RAVENNA – 3 BODY CONFIGURATIONS
Tripletta fotografica alla Fondazione del Monte – tripletta al femminile che accosta la ancora assai sottovalutata Claude Cahun (1894-1954), VALIE EXPORT (1940) e Ottonella Mocellin (1966). Una indagine che, a partire da un mezzo specifico, ne indaga appunto le tre differenti configurazioni che vengono ideate dalle artiste nel loro rapporto con il corpo e l’ambiente esterno: 38 opere genderless per Cahun, il progetto Körper Konfigurationen (1972-82) per VALIE EXPORT, l’indagine sulle relazioni (ma niente arte relazionale!) per la Mocellin.
STAZIONE CENTRALE – RICCARDO BENASSI
Siamo nel sotterraneo della Stazione Centrale di Bologna, nel cuore pulsante e rapidissimo del più importante nodo ferroviario d’Italia. Qui Riccardo Benassi (Cremona, 1982) ha portato il suo schermo a led “abitabile”, fatto di suoni, oggetti, testi. Una succosa anticipazione di quella che sarà la nona edizione del festival Live Arts Week, appuntamento annuale prodotto da Xing.
PALAZZO VIZZANI – FILIGRANA
Un palazzo settecentesco, adornato da affreschi e carte da parati, ospita le opere di Stefano Arienti (inediti che si concretizzano in stampe su materiali di uso comune e fotografie cucite a mano), Pierpaolo Campanini (mimetismi che si nascondono fra le pieghe del palazzo e inglobano anche un’opera preesistente di Luca Bertolo) e Maurizio Mercuri (che gioca fra monumentalità e minimalismo). Forse la chicca della settimana dell’arte bolognese.
EX CHIESA DI SAN PIETRO MARTIRE – SALVATORE IACONESI & ORIANA PERSICO
Arriva a Bologna il sorprendente progetto Datapoiesis del duo di ricercatori composto da Salvatore Iaconesi e Oriana Persico. Nelle parole degli ideatori, un mix di “esposizione, rituale urbano e passeggiata in cui dati e computazione incontrano arte, scienza e tecnologia, aiutando le persone a comprendere meglio le complicate questioni poste dal mondo globalizzato – povertà, cambiamento climatico, energia, migrazione, salute, educazione”. Il futuro è qui.
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