Il PACS – Master di Arti Performative del Mattatoio di Roma apre al pubblico: il programma
Ne abbiamo parlato con il Presidente di Palaexpo Cesare Pietroiusti che ci ha raccontato come si svolgerà questo “microfestival” dedicato alla performing art
È partito a gennaio il Master annuale di II livello Arti Performative e Spazi Comunitari (PACS) presso La Pelanda (una parte dell’ex Mattatoio di Roma), e si concluderà a novembre 2020 offrendo un percorso trasversale che va ben oltre la formazione, operando in una modalità inclusiva e interattiva con il pubblico attraverso una serie di talk e incontri (gratuiti) tenuti da artisti e docenti, assieme ad una programmazione di performance.
PACS E IL MATTATOIO
Il compoud del Mattatoio di Testaccio è oggi la sede di istituti di formazione universitaria e istituzioni culturali quali il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre e l’Accademia di Belle Arti, la Scuola Popolare di Musica e il Centro Culturale Curdo “Ararat”. Per non parlare dei tanti festival che animano lo spazio durante l’anno, come lo Short Theatre, il Romaeuropa Festival, Nuova Consonanza e così via. L’obiettivo del PACS è quello di attivare un senso comunitario attorno al Mattatoio, rendendolo un hub culturale aperto e condiviso. Il Master risulta essere il primo in Italia per l’approfondimento didattico sui linguaggi artistici e nell’indagine sullo scenario performativo, in diretta connessione con lo sviluppo dello spazio pubblico e del territorio. Il progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione tra l’Azienda Speciale Palaexpo e il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre, diretto da Cesare Pietroiusti, attualmente anche presidente di Palaexpo e da Francesco Careri, docente del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre. Il coordinamento generale e l’ideazione della drammaturgia didattica porta la firma di Ilaria Mancia, mentre quello riguardante la sezione Spazi comunitari è a cura di Natalia Agati. “In questo senso la partecipazione di architetti, sia tra i docenti che fra i partecipanti, rappresenta una novità e una sfida. Una novità che mette in relazione ambiti in genere tenuti distinti, e una sfida perché il percorso formativo intende misurarsi con uno spazio reale, quello dell’ex-Mattatoio: un brano di città trasformato da porto romano a luogo di feste e carnevali medievali e, nel 900, in zona industriale all’interno di un quartiere popolare e operaio. Un luogo che, ancora oggi, possiede grandi potenzialità, ideale per la ricerca di forme inedite di creazione di comunità in cui si riescano a coniugare sperimentazione artistica, ricerca, spettacolo e convivialità. Ciò anche grazie alle sinergie, che ci auspichiamo, con le altre istituzioni come la Sovrintendenza Capitolina e l’Accademia di Belle Arti, con le organizzazioni, anche informali, presenti e attive nel Mattatoio, e con i festival che vi si svolgono”, ci racconta Pietroiusti.
I PROTAGONISTI
“Un folto gruppo di artisti”, continua Pietroiusti, “tra performer, registi, teorici dell’architettura, musicisti, coreografi, italiani e internazionali terranno laboratori e seminari che, in diversi momenti, si apriranno al pubblico con appuntamenti, eventi e spettacoli gratuiti nonché momenti di discussione e di coinvolgimento nel processo produttivo. Il Master ha la sua sede principale nella Pelanda ma intende proporre momenti di visione e di condivisione costruttiva anche negli spazi comuni del Mattatoio (come Galleria delle Vasche e il Padiglione 9B, che dipendono dall’Azienda PalaExpo), per proporne nuove forme e possibilità di conoscenza e di uso”. Tra i tanti operatori culturali del panorama contemporaneo internazionale parteciperanno Alessandro Sciarroni, Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Danza 2019, Agrupación Señor Serrano, compagnia Leone d’Argento alla Biennale di Venezia 2015, Silvia Bottiroli, ex-direttrice artistica di Santarcangelo Festival e ora direttrice del DAS Theatre di Amsterdam, Daniel Blanga Gubbay, co-direttore artistico del prestigioso Kunstenfestivaldesarts di Bruxelles, Andrea Lissoni neo direttore della Haus der Kunst di Monaco e, ancora Muta Imago, Chiara Camoni, Francesca Grilli e molti altri ancora. Germán Valenzuela e Stalker, invece, guideranno i partecipanti nell’esplorazione dei linguaggi performativi di teatro, musica, danza, architettura e arti visive, attraversando forme inedite e ricerche dalle modalità interdisciplinari, osservando con attenzione le potenzialità dei luoghi attraversati.
PERFORMANCE E IMMAGINARI
Stefan Kaegi, del collettivo Rimini Protokoll (vincitore del Premio Ubu 2018 per il miglior spettacolo straniero in Italia) ha approfondito la storia e le tecniche riguardo il teatro documentario permeato dalla realtà del famoso collettivo, mostrando il lavoro svolto assieme agli studenti. L’indagine performativa continua fino a novembre attraversando diversi ambiti, come quello del corpo in relazione tra l’immobilità e la pittura dell’Accademia dell’immobilità di Luigi Presicce, la voce, il corpo e il racconto in Gola di Chiara Guidi. La danza si manifesta in uno spazio-tempo non teatrale, con la firma di Annamaria Ajmone, mentre con Alessandro Sciarroni la ripetizione del movimento diventa un’esperienza immersiva. Non mancano poi i focus sui corpi e il loro agire all’interno delle spazialità strutturali ideate dall’architetto cileno Germán Valenzuela, nonché un approccio sensoriale dell'”immaginario della città sensibile” proposta da Alain Michard. Nelle tante sperimentazioni c’è spazio anche per il digitale con una drammaturgia fatta di immagini attraverso i dispositivi e oggetti di Agrupación Señor Serrano.
– Valentina Muzi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati