La Quadriennale di Roma verso la XVII edizione
Come rinnovare La Quadriennale di Roma? Lo spiega Umberto Croppi, neopresidente, che racconta una istituzione che sta riflettendo su sé stessa. Aspettando la mostra che inaugurerà il 1 ottobre a cura di Sarah Cosulich.
Umberto Croppi, neopresidente della Quadriennale di Roma (e neodirettore di Federculture) eletto lo scorso agosto 2019, ha presentato il nuovo corso della Fondazione. La conferenza stampa che ha raccontato il futuro del progetto ha visto intervenire anche il vicesindaco della città di Roma Luca Bergamo, il capo di Gabinetto del Presidente della Regione Lazio Albino Ruberti unicamente a Nicola Borrelli, Direttore Generale Creatività Contemporanea – MiBACT e al presidente della Camera di Commercio, Lorenzo Tagliavanti.
LA QUADRIENNALE: NASCITA E INTENTI
“Nel corso della storia della Quadriennale si sono avvicendati 600 artisti italiani del ‘900. L’età media si aggira attorno ai 25 anni mentre le acquisizioni fatte da istituzioni pubbliche e private sono state 2700″, spiega Croppi, che succede nella carica a Franco Bernabé (oggi Presidente onorario presente alla conferenza così come Gino Agnese, presidente ancor prima). La Quadriennale di Roma è nata nel 1927, in piena epoca fascista, per volere di Cipriano Efisio Oppo, intellettuale e deputato del Parlamento del Regno e dirigente del Sindacato artistico, allora affiancato dal presidente Enrico di San Martino, una figura di spicco nella politica culturale romana vissuta tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Oggi la Fondazione si appresta a compiere il suo novantesimo compleanno, festeggiando la ricorrenza ponendosi nuovi obiettivi per il futuro, seguendo una edizione, quella del 2016, che già si era data come scopo principale il rinnovamento di un’istituzione dalla storia complessa. “La Fondazione ha il dovere di ripensarsi continuamente e capire quanto la missione iniziale sia ancora attuale e conforme ai tempi”, continua il neopresidente nell’ambito di un lungo intervento. Non è mancato un momento di confronto con le altre due istituzioni pubbliche storiche quali La Biennale di Venezia e la Triennale di Milano. Con queste ultime due la Quadriennale si pone in maniera complementare proponendosi come attrice protagonista nel censimento e nella valorizzazione dell’arte nazionale anche grazie alla periodicità che la vede ricorrere ogni quattro anni.
L’ARCHIVIO DELLA QUADRIENNALE
La Quadriennale ha avuto nel tempo una genesi e una storia difficili, che il nuovo corso sta cercando di rielaborare, rendendo l’istituzione innanzitutto un avamposto di ricerca. Il materiale raccolto negli anni ha dato infatti vita ad un significativo archivio specialistico significativo dal punto di vista documentativo (14.000 fascicoli monografici in continuo aggiornamento). La biblioteca, invece, preserva 40.000 volumi su artisti – prevalentemente italiani- tra il XX e il XXI secolo. Un patrimonio cartaceo in continua crescita, tra acquisti e scambi con le altre istituzioni culturali e attraverso donazioni di privati, come quella della appena scomparsa collezionista Bianca Attolico che ha donato la sua biblioteca alla Quadriennale. Con l’avvento del nuovo millennio diverse trasformazioni hanno investito sia i linguaggi che i canali di divulgazione della mostra: “La Quadriennale ha il dovere di ripensarsi continuamente e capire quanto la missione iniziale sia ancora attuale, conforme con i tempi, pur mantenendo lo spirito originario di un’istituzione di artisti per artisti.”
LA QUADRIENNALE DI ROMA 2020 RITORNA AL FUTURO
La XVII edizione si inaugurerà il 1 ottobre 2020, all’interno di un programma di eventi che coinvolgerà tutta l’intera Capitale. “Insieme al RomaEuropa Festival, che promuove i linguaggi contemporanei da quasi trent’anni, stiamo stipulando una convenzione per avviare una condivisione di eventi. Abbiamo inoltre avviato una convenzione con Treccani per lo sviluppo del progetto editoriale. Il dialogo rimane aperto con musei e fondazioni, mettendo gli artisti al centro, creando una rete nazionale e internazionale dall’impegno e collaborazione costante”, continua Croppi. L’obiettivo di questa nuova fase è quello di promuovere un proficuo scambio di idee e di portare all’estero il genio creativo degli artisti italiani percorrendo le strade parallele del Q-International e Q-Rated, progetti che hanno anticipato la mostra e dei quali Artribune ha lungamente parlato. Entrambi confermano la volontà, espressa dalla direzione artistica fin dalla prima intervista (che trovate qui) di internazionalizzare la Quadriennale, creando occasioni espositive per gli artisti italiani, e di portare la mostra romana in tutta Italia con tappe a Napoli, Lecce, Nuoro e così via.
LA TRASFORMAZIONE
I curatori Sarah Cosulich e Stefano Collicelli Cagol hanno ideato un progetto in linea con questo processo di trasformazione che animerà la nuova Quadriennale raccontando la storia dell’arte dagli anni Settanta ad oggi, in diretta relazione con l’evoluzione con le atmosfere sociali, politici e tecnologici. “Nella storia della Quadriennale ogni mostra ha avuto una formula diversa, decisa di volta in volta da chi gestiva l’istituzione. Questa volta dopo l’esperimento del 2016 che aveva dieci curatori per dieci sezioni c’è stato il tentativo di fare una mostra unica dal taglio curatoriale. Questa è una fase di passaggio, come ho ripetuto più volte. Io la considero un’occasione per porre le basi per quegli elementi che per me sono essenziali della trasformazione: ritornare al coinvolgimento degli artisti nella costruzione del processo, la creazione di una rete fra le istituzioni e le associazioni e tutto ciò che si muove attorno all’arte e l’internazionalizzazione”, spiega Croppi ad Artribune. Sarà inoltre una mostra multimediale, che attraversa tutti i linguaggi espressivi; le questioni di genere, le nuove generazioni, le sperimentazioni saranno oggetto di un’attenta indagine. La selezione, che conta più di trenta artisti, è il risultato di un percorso di ricerca che si è articolato negli ultimi tre anni sul territorio nazionale. La mostra durerà tre mesi e occuperà 4000 mq di spazio espositivo all’interno del Palazzo delle Esposizioni, proponendo un fitto programma di performance, visite guidate, eventi, proiezioni, progetti collaterali e premi. Il tutto in collaborazione con istituzioni, fondazioni, gallerie e musei della Capitale. “La diciassettesima Quadriennale guarda alla storia della Fondazione, alla memoria di Roma e alla storia italiana. Questa mostra non esisteva due anni e mezzo fa. Essa nasce sulla base di uno stretto confronto con la città e l’istituzione. Il mio mandato dettato da Bernabè e Croppi vuole portare un dialogo con l’esterno, per dare maggiore risalto ai nostri artisti”, commenta la Cosulich.
E GLI ARTISTI ROMANI?
Ci sarà anche stato un confronto con la città, ma ovviamente non mancano le polemiche. “Stanno facendo una Quadriennale di Roma senza invitare neppure un artista romano” è il malumore che serpeggia sotto la brace nella Capitale. Secondo molti osservatori Sarah Cosulich starebbe orchestrando una lista di nomi priva di una rappresentanza della città che ospita la rassegna. Ma in realtà non si sa ancora nulla della lista ufficiale dei nomi e non si sa neppure se sia il caso di ragionare in termini di residenza quando si analizzano gli invitati a queste grandi mostre (alla Biennale di Venezia facciamo caso se ci siano o meno artisti veneziani?). Interessante però – e buon segno – registrare il fermento nel milieu artistico capitolino che, a dispetto di un oggettivo momento di difficoltà della città, resta gagliardo. Del resto a Milano le cose funzioneranno anche bene, ma la concentrazione di produzione artistica e di residenzialità creativa di Roma non teme rivali nonostante tutto…
I NUOVI SPAZI DELLA QUADRIENNALE
E veniamo alla vera novità (oltre all’arrivo di Umberto Croppi alla presidenza): i nuovi spazi dove la quadriennale si trasferirà nei prossimi anni. L’Arsenale fu voluto da Papa Clemente XI agli inizi del Settecento per sorvegliare l’attività doganale del Porto Fluviale nello strategico snodo tra i quartieri di Trastevere e Testaccio; ancora oggi è un cuore pulsante della vita cittadina sito com’è tra le sedi del Ministero dei Beni Culturali e di quello dell’Istruzione, la Ex GIL, cinema e musei. Il vasto complesso portuale, dal grande valore storico-architettonico, è stato recentemente messo in sicurezza dal Ministero che ha firmato un accordo con la Fondazione La Quadriennale di Roma per renderlo un pubblico sito culturale. “Il nostro futuro è legato all’Arsenale che grazie al progetto dello studio di architettura INSULA sta per essere rigenerato. Una zona di degrado assoluto fino a qualche anno fa si trasformerà in spazio espositivo, uffici, ristorante e sede del nostro archivio”. Fine dei lavori? 2022. Un obbiettivo per inguaribili ottimisti che speriamo non vengano delusi.
– Valentina Muzi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati