25 metri quadrati e 11 piccole opere. La mostra di Dave Swensen a Como
Galleria Ramo, Como – fino al 29 marzo 2020. La piccola ma ben gestita galleria Ramo, a Como, ospita la mostra personale di Dave Swensen, artista americano classe 1984.
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Como non è esattamente una meta riconosciuta per chi colleziona arte contemporanea. Ma lungo il lago che la specchia si allinea per nove mesi l’anno un turismo di qualità. Sino a oggi è stata Lugano ‒ che da Como dista solo trenta chilometri ‒ a esserne la calamita più prossima. Qualcosa però sta cambiando. Lugano è ricca di gallerie, molte delle quali commerciali(ssime), germogliate in altri tempi e molto contigue ad altri generi di affari finanziari: oggi di denaro e facoltosi residenti internazionali nel Canton Ticino ce ne sono molti meno.
A Como David Simons, che è un gallerista/curatore trentenne, sta provando con la sua Galleria Ramo a creare un’alternativa. Da tre anni si è concentrato su artisti emergenti. Il suo spazio è molto centrale, anche se piccolissimo, e comincia a essere riconosciuto. Simons ha escluso di dare vita a mostre collettive per concentrarsi sulle personali: fornisce a ognuno degli artisti esposti il massimo supporto possibile, senza però rappresentarli.
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Dave Swensen, Downpour, 2020
LA MOSTRA DI DAVE SWENSEN
Il nuovo anno si è inaugurato con la personale di Dave Swensen (Des Moines, 1984), pittore-scultore autodidatta proveniente dallo Stato centroamericano dell’Iowa. E l’Iowa si sente anche in questi piccoli, misteriosi undici pezzi in mostra a Como. L’architettura del luogo in cui sono state concepite e l’uso della ripetizione nelle forme consentono di esprimere concetti delicati: a partire da superfici geometriche, Swensen applica senza fine pigmenti e vernici sovrapposti, almeno fino a quando la superficie stessa non viene percepita come perfetta. Trova così la via media tra pittura e scultura: realizza un oggetto tridimensionale pensando alla pittura e viceversa.
Le piccole forme appese alle pareti bianche della Galleria Ramo balzano all’occhio in modo aggressivo grazie ai loro colori scuri e a forme che giocano con la profondità delle ombre che sanno proiettare
‒ Aldo Premoli
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