Dei delitti e delle pene. Raffaele Falcone a Napoli

Madre, Napoli – fino al 17 febbraio 2020. Al Madre di Napoli, una mostra di Raffaele Falcone lascia riflettere sulla caduta libera di stile, sullo scivolone di un museo.

Imbarazzante la personale di Raffaele Falcone organizzata al Museo Madre di Napoli dove ad accoglierci, nella Sala delle Colonne, al primo piano, è La scacchiera impossibile: trentadue complessi ceramici posti su piedistallo la cui ambigua conformazione oscilla dal versante dell’escac a quello dello stimolatore anale o clitorideo, come testimonia già lo Scacco n. 1 realizzato nel 2011.
Si legge che “domenica 26 gennaio alle ore 10.30 torna ‘Madre in mostra’, l’itinerario guidato a partecipazione gratuita dedicato alle esposizioni in corso” e che questo itinerario parte “da ‘I sei anni di Marcello Rumma, 1965-1970’, ad uno speciale focus dedicato a ‘La Scacchiera Impossibile’ di Raffaele Falcone”. Possiamo capire, tutto si può capire, che si tratta della prima tappa di una ricorrenza (quella della Fornace Falcone fondata nel 1923 o di Raffaele Falcone nato nel 1956?), e capire anche che ci viene propinato un “maestro campano dell’arte ceramica” (grazie al cielo oggi tutti possono essere dei maestri), come pure accettare un “progetto espositivo, realizzato in collaborazione con Fornace Falcone”, progetto che costituisce appunto “la prima tappa delle celebrazioni dei 100 anni di attività della Fornace […] al centro di tre mostre in tre musei d’arte contemporanea italiani” (quali?), ma spazzare via così velocemente tutta una serie di nomi papabili, anzi papabilissimi, da “affiancare” ai sei anni di Marcello Rumma, è davvero cosa inconsolabile, disgrazia (etimologicamente parlando).

LE RAGIONI DEL FALLIMENTO

Il problema di fondo però, si badi, non è Raffaele Falcone (bisogna sottolineare che Falcone ha alle spalle una produzione trentennale di grandi falli apotropaici – ironici, imponenti, tristi o anche portati a una vivace induratio – a cui seguono elefantiaci corni portafortuna, eleganti “sbrocche” e grandi crani bovini) o la curatela di Andrea Viliani che affianca piacevolmente Valerio Falcone, figlio di Raffaele, nella costruzione di questa imperdibile avventura, ma forse, il problema di fondo, si diceva, è proprio la mostra in sé che risulta essere inconsistente e per giunta male allestita (sembra la vetrina di un negozio).
Spostarsi sul versante di coloro che hanno permesso l’organizzazione di questa esposizione che nasce come un funghetto scacchetto solitario, qui il vero scandalo se di scandalo si può o si deve parlare (e non penso che c’entri qualcosa il consiglio d’amministrazione del museo, che in buona fede avrà approvato semplicemente un evento propostogli dalla direzione), potrebbe aiutare a capire, quantomeno a digerire, la pietosa pietanza oftalmica e a ricevere un amaro consolatorio: e per giunta sarebbe interessante apprendere il criterio selettivo, magari il nome di chi “volle, disperatamente volle” nel palinsesto espositivo del Madre l’anomalia in questione. Ma tutto questo non è concesso: c’è un comunicato, c’è un’immagine (una sola immagine ufficiale), c’è un’Area Media dove non è possibile scaricare comunicato stampa o selezione di installation views (cosa che è possibile per ogni evento presente e passato al museo) e c’è una bella foto, su Facebook, postata da qualcuno del museo (sulla pagina ufficiale del museo) il 17 gennaio alle 19:15 con la scritta, seguita da un cuoricino giallo: Sorpresa! Andrea Viliani al Madre per l’opening di “Raffaele Falcone. La scacchiera impossibile”.

Raffaele Falcone. La scacchiera impossibile. Exhibition view at Museo Madre, Napoli 2019

Raffaele Falcone. La scacchiera impossibile. Exhibition view at Museo Madre, Napoli 2019

UN ERRORE GROSSOLANO

E dunque (un dunque troppo rapido, ne convengo), se finora il Museo Madre non aveva sbagliato un colpo, sembra quasi che al cambio di testimone, prima del “passaggio” tecnico dall’uscente direzione Viliani all’entrante triennio tutto da scoprire sotto il comando di Kathryn Weir, nella Sala delle Colonne si sia consumato un errore grossolano senza tener presente il grande bacino di artisti su cui davvero si poteva lavorare: un piccolo tributo a figure come il troppo dimenticato Ableo ad esempio (al secolo Carmine Limatola, 1944-2017), tanto per fare un nome storico, laterale, ingombrante, ancora tutto da riscoprire (sarebbe stato un focus senza sbavature, vista anche l’amicizia tra lui e Marcello Rumma). Si è pensato bene però di stupire – e che stupore! – con una esposizione il cui effetto speciale è quello della ricotta, della robiola, della crescenza in una buona pubblicità televisiva.

Antonello Tolve

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Antonello Tolve

Antonello Tolve

Antonello Tolve (Melfi, 1977) è titolare di Pedagogia e Didattica dell’Arte all’Accademia Albertina di Torino. Ph.D in Metodi e metodologie della ricerca archeologica e storico artistica (Università di Salerno), è stato visiting professor in diverse università come la Mimar Sinan…

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