Una guida per amanti di percorsi inattesi. Tre artisti a Roma

Galleria Nazionale, Roma – fino al 13 aprile 2020. Alla Galleria Nazionale, terzo e ultimo appuntamento del progetto “Connection Gallery”, con un vivace dialogo tra Eugenio Tibaldi e Carlo e Fabio Ingrassia a cura di Lucrezia Longobardi.

Il duplice disegno concepito da Eugenio Tibaldi e dai fratelli Carlo e Fabio Ingrassia nell’ambito del Notturno con figura. Primo corollario sulla vibrazione, la mostra curata da Lucrezia Longobardi nel corridoio Bazzani della Galleria Nazionale, ha tutto l’aspetto di un dialogo affrontato sul campo largo dello spazio, inteso come luogo in cui esercitare forze riflessive, utili a far percepire problematiche legate all’arte del vivere in un limo fluttuante che continuiamo e ci ostiniamo a chiamare società.
Inserita nell’ambito del progetto Connection Gallery, un programma di tre mostre curato da Massimo Mininni e pensato per il corridoio di Cesare Bazzani, dove al centro dell’attenzione sono stati interventi site specific di giovani e promettenti voci dell’arte contemporanea, la mostra curata da Lucrezia Longobardi propone una doppia operazione che coniuga il micro e il macro in uno spazio di passaggio che si fa percorso esperienziale, sguardo sul paesaggio, sul vivente, sull’uomo che si adatta alle temperature del mondo. In questo Primo corollario sulla vibrazione il dialogo tra Eugenio Tibaldi e i fratelli Carlo e Fabio Ingrassia è un gioco di dilatazione e di restringimento, di eco e scia e risonanza e ripercussione che le due opere producono in diversa misura lungo il percorso.

EUGENIO TIBALDI

Sintesi di un lungo e paziente lavoro sulle periferie, sulle lateralità, sugli adattamenti e sugli accomodamenti, sugli agglomerati e sulle instabilità, l’Habitat #1 (2020) di Eugenio Tibaldi è davvero qualcosa di unico, di avvincente: avvolge lo spettatore per invitarlo a seguire un percorso che svela via via tutta una serie di piccole cose, di oggetti squillanti (riciclati, immaginificamente rifunzionalizzati) che si assiepano o si fondono a un unico grande agglomerato ligneo attorno al quale è possibile cogliere raffinati dettagli, punti di vista differenti, variazioni temperamentali, momenti lirici e ibridi che agiscono dentro di noi come misteriose ferite nel preciso momento in cui incontriamo angoli, eterotopie, misteriosi e vagamente inquietanti ricordi che appartengono non solo al mondo del mendicante o del vagabondo, ma anche a quello del bambino, a quello magico dell’infanzia.

Carlo e Fabio Ingrassia, Nineteenth Century Abstraction, 2013. Installation view at La Galleria Nazionale, Roma 2020

Carlo e Fabio Ingrassia, Nineteenth Century Abstraction, 2013. Installation view at La Galleria Nazionale, Roma 2020

CARLO E FABIO INGRASSIA

Con un ritaglio di paesaggio collocato come un punto, come un ricordo che si raccorda piacevolmente – e senza alcuna sbavatura – all’ampio progetto di Tibaldi, Carlo e Fabio Ingrassia pongono al centro dell’attenzione la robustezza di un riquadro critico la cui capacità sintetizzante esplode nell’ambiente trasformandolo in frammento, in firmamento, in principio di una galassia, in tavola di collaudo per uno spazio accanto al tempo: Nineteenth Century Abstraction (2013) è un piccolissimo pastello su carta Schoeller, misura appena 7,4 x 10cm, ma ha il potere magnetico dell’abisso: e per giunta ha al suo interno l’energia di modificare l’ambiente grazie a una spinta, a una variazione estetica che spiazza, che trasporta tra le brume della memoria.

Antonello Tolve

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Antonello Tolve

Antonello Tolve

Antonello Tolve (Melfi, 1977) è titolare di Pedagogia e Didattica dell’Arte all’Accademia Albertina di Torino. Ph.D in Metodi e metodologie della ricerca archeologica e storico artistica (Università di Salerno), è stato visiting professor in diverse università come la Mimar Sinan…

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