Della crisi che mette in ansia il format della classica “galleria d’arte” abbiamo parlato fino allo sfinimento. E si tratta di una crisi che non accenna a perdere mordente se è vero come è vero che super gallerie – l’ultima notizia riguarda BlainSouthern – decidono dall’oggi al domani di alzare bandiera bianca. La galleria è un format che, nell’ecosistema mediatico e tecnologico attuale e in rapporto alle nuove generazioni di pubblico, fa grande fatica a coinvolgere il target che si prefigge. Aggiungici la concorrenza delle grandi mostre, delle esposizioni immersive, delle case d’asta (con le loro articolazioni online) e delle fiere ed il gioco è fatto.
LA CRISI DELLE GALLERIE D’ARTE
Come si risolve? Chiudiamo tutte le gallerie d’arte e facciamo altro? Non è così semplice: senz’altro molte gallerie chiuderanno – e stanno chiudendo – o faranno altro; senza dubbio le gallerie intermedie saranno sempre più in difficoltà come si sta vedendo in questi anni. Senza dubbio tuttavia chi troverà e avrà l’energia e la voglia di sperimentare nuove idee di coinvolgimento del pubblico (e dunque dei collezionisti) probabilmente riuscirà a resistere.
In questo scenario fa davvero scalpore notare come molti giovani o ex giovani galleristi rimangano immarcescibilmente legati a liturgie e riti superati mentre figure storiche, se non addirittura mitologiche, di questo mestiere abbiano capito che è tempo di offrire un “prodotto” nuovo al pubblico.
L’ultima riprova in questo senso riguarda
Fabio Sargentini, autentico monumento del mestiere di gallerista. Un monumento che non ci pensa neppure un po’ a stare fermo e a lesinare energie però. Sargentini, gallerista dapprima assieme al padre Bruno e poi da solo a partire dal 1957 (!), è particolarmente avvezzo alla sperimentazione. Basti ricordare la mostra di
Jannis Kounellis a L’Attico (questo da sempre il nome della galleria di Fabio) nel 1969 quando 12 cavalli vivi si resero protagonisti di una delle più celebri mostre in una galleria privata di tutto il secolo.
LA MOSTRA DOPPIO DIARIO A L’ATTICO
Veleggiando verso i 55 anni di vita (
Fabio ne ha 81 pur dimostrandone una quindicina di meno), la galleria L’Attico è dagli anni Settanta in Via del Paradiso. In questo spazio le mostre si susseguono così come le presentazioni e le rappresentazioni teatrali, altra grande passione del gallerista romano. In questi giorni è in corso una rassegna chiamata “Doppio Diario” che – allestita in maniera magistrale – gioca coi linguaggi dell’arte contemporanea e del teatro assieme. Combinando opere (di
Mario Mafai, Piero Pizzi Cannella, Pino Pascali e Leoncillo) e testi sapientemente recitati. Ti sposti davanti ad un quadro o ad una scultura e dopo un po’ parte l’audio dell’artista stesso che racconta l’opera, la contestualizza, la spiega.
rFABIO SARGENTINI CICERONE IN GALLERIA
Bene, ma fin qui dove sta l’innovazione che parliamo? Si tratta semplicemente di una bella mostra, raffinata e ben congegnata. L’innovazione sta nella totale disponibilità del gallerista ad una visita, frontale o a gruppi, per i visitatori che si recheranno a L’Attico entro la fine del mese di febbraio. All’energia scenica delle frasi degli artisti ripetute dagli attori nei contribuiti audio si aggiungerà dunque la verve performativa di Sargentini in persona che, previo richiesta via e-mail, sarà disponibile ad accompagnare chi lo vorrà in giro per la mostra garantendo un concentrato di emozioni e offrendo chiavi di lettura e punti di vista sulla mostra altrimenti difficilmente desumibili. Una occasione più unica che rara di passare alcuni minuti con una leggenda vivente che si offre a Cicerone. Se vi pare poco…