L’arte nel Regno Unito dopo la Brexit. Le attività culturali dell’Ambasciata Italiana a Londra
Francesca Dell’Apa, vice capo dell’Ufficio economico e commerciale dell’Ambasciata Italiana a Londra, ci ha raccontato cosa significa promuovere l’arte italiana nel Regno Unito prima e dopo l’avvento della Brexit
I primi mesi del 2020 si stanno rivelando particolarmente difficili per i paesi di tutto il mondo. Un anno che sarà a lungo ricordato e studiato, con accadimenti che stanno già segnando la storia delle nazioni e dell’umanità intera. L’emergenza Pandemia sta determinando e causando nuovi assetti sociali, politici ed economici a livello globale; a questa però si aggiunge un evento che a sua volta ha dato vita a nuovi scenari, soprattutto in Europa, di cui abbiamo deciso di approfondire l’aspetto eminentemente culturale: la Brexit. E lo facciamo raccontandovi le attività culturali promosse dall’Ambasciata Italiana a Londra, che vedono impegnata Francesca Dell’Apa, vice capo dell’Ufficio economico e commerciale che si occupa di “coordinare la promozione integrata dell’Italia, valorizzando il patrimonio di eccellenze produttive e creative che definisce l’identità del nostro paese all’estero”, come ci ha raccontato in questa intervista. Un lavoro di promozione che tocca anche il mondo dell’arte, con eventi che valorizzano le aziende italiane che sostengono l’arte e la cultura e, tra gli altri, Italy at Frieze, evento tenutosi durante l’ultima art week di Londra nato dalla volontà di connettere le iniziative dell’ambasciata con le grandi manifestazioni londinesi. Cosa significa allora lavorare all’Ambasciata Italiana a Londra e promuovere l’arte italiana nel Regno Unito dopo la Brexit? Ce lo siamo fatti raccontare da Francesca Dell’Apa.
Mi racconteresti brevemente il tuo percorso e il tuo arrivo all’Ambasciata Italiana a Londra?
Dopo la laurea in Scienze politiche e relazioni internazionali, ho superato il concorso diplomatico nel 2013. Ho fatto diverse interessanti esperienze in Farnesina, per poi trasferirmi a Londra due anni fa. L’opportunità di poter lavorare nel Regno Unito in un periodo unico e particolare come quello attuale mi ha dato da subito grande energia e motivazione.
Quali sono le attività di cui ti occupi?
In Ambasciata ricopro il ruolo di vice capo dell’Ufficio economico e commerciale. È un incarico assai dinamico per via delle intense relazioni commerciali col Regno Unito, degli interessi delle aziende italiane in questo paese e del ruolo di Londra come centro finanziario, culturale e dell’innovazione di scala globale. In particolare, qui mi occupo di coordinare la promozione integrata dell’Italia, valorizzando il patrimonio di eccellenze produttive e creative che definisce l’identità del nostro paese all’estero. L’Italia continua ad essere sinonimo di qualità, cura, ricercatezza estetica, attenzione per il dettaglio: tutte caratteristiche che fanno sì che l’arte, i prodotti, in generale tutto ciò che è italiano sia così apprezzato e desiderato.
In Ambasciata organizzate eventi che promuovono l’Italia all’estero, e tra questi rientrano anche quelli artistici e culturali. Che tipo di linea adottate nella programmazione di questi eventi?
Sotto la guida dell’Ambasciatore Raffaele Trombetta, seguiamo alcune priorità nella pianificazione delle nostre iniziative, tra cui dialogare il più possibile con il calendario dei grandi eventi culturali nel Regno Unito e valorizzare le connessioni fra arte, creatività e settori produttivi. Sul primo aspetto, le opportunità offerte da Londra sono vastissime e di elevato livello qualitativo, specie se consideriamo l’autorevolezza delle istituzioni culturali qui presenti. Per parte nostra, cerchiamo di organizzare le attività più importanti in occasione di, e possibilmente in collaborazione con, gli appuntamenti culturali londinesi (festival, fiere, manifestazioni) di maggior richiamo. L’obiettivo è duplice: ampliare la proiezione delle nostre iniziative e attrarre pubblico qualificato.
In che modo invece provate a valorizzare le connessioni fra arte, creatività e settori produttivi?
Crediamo che l’arte e la cultura siano importanti generatori di valore per l’Italia; peraltro, sempre più spesso i confini tra il mondo della creatività e quello dell’impresa tendono a scomparire, basti pensare al settore del design. A questi temi abbiamo dedicato dal 2018 una specifica serie di eventi, A2B – Art to Business; nell’ultimo appuntamento abbiamo raccontato l’arte del libro in Italia, il ruolo che il nostro paese, centro europeo della “printing revolution” tra fine ‘400 e inizi ‘500, giocò nella diffusione della cosiddetta economia della conoscenza, e la tradizione di cartai, rilegatori e stampatori che prosegue con successo al giorno d’oggi. Nell’occasione abbiamo anche avviato l’esposizione del prezioso volume De Civitate Dei di Sant’Agostino, stampato nel 1467 a Subiaco. Si tratta della terza edizione mai realizzata in Italia, e il libro è stato straordinariamente concesso in prestito all’Ambasciata per sei mesi. Siamo molto felici di poter condividere col pubblico britannico e internazionale un’opera così rappresentativa del patrimonio librario italiano.
Che tipo di risposta ricevete dal pubblico partecipante? In che modo viene “recepita” la cultura italiana a Londra?
La risposta del pubblico alle nostre iniziative è molto positiva e riflette un più generale interesse del Regno Unito verso l’arte, la cultura e lo stile di vita italiani. L’arte del ‘900 e contemporanea, ad esempio, è valorizzata da diverse gallerie italiane (e non) qui operanti e ricercata da un gran numero di collezionisti. Di tale attenzione abbiamo avuto conferma, da ultimo, in occasione di Italy at Frieze, una mostra-evento che abbiamo organizzato con la fiera d’arte Frieze per celebrare la Giornata del contemporaneo, lo scorso ottobre.
Come è nata l’idea di organizzare un evento durante la Frieze week?
L’idea di fondo è stata: l’Italia è una dei protagonisti di Frieze, in termini sia di gallerie partecipanti che di opere d’arte esibite (anche da diverse gallerie internazionali). Perché non cogliere questa occasione per valorizzare la nostra arte contemporanea? Abbiamo così aperto le porte dell’Ambasciata a quattordici opere presentate da altrettante gallerie, trasformando la nostra sede, per una sera, in un museo di arte contemporanea.
Raccontaci della mostra-evento…
Una bellissima opera di Michelangelo Pistoletto (Louvre, Apollo Sauroctono) ha aperto la rassegna, e il Maestro ci ha onorato con la sua presenza. L’evento, a cui hanno partecipato collezionisti e soci di Frieze provenienti da tutto il mondo, è stato di grande richiamo e speriamo di poterlo replicare quest’anno, insieme a tante altre iniziative che abbiamo già “in pentola”, con un focus particolare sui temi dell’ambiente e della sostenibilità. Anche la cucina e l’enogastronomia, pilastri della cultura italiana, avranno come sempre ampio spazio. Lo scorso novembre abbiamo celebrato la settimana della cucina italiana con lo Chef Chicco Cerea, del ristorante tristellato “da Vittorio” di Brusaporto. Un ospite britannico, assaggiando una delle sue specialità in uno dei saloni di rappresentanza dell’Ambasciata, mi ha detto sorridendo: “venire qui è proprio come andare in Italia”. Ed è per noi un onore e un piacere far conoscere, nel modo più autentico possibile, quanto di meglio il nostro paese sa esprimere.
In questo momento tutta Europa è provata dall’emergenza sanitaria del Coronavirus. In quali attività siete impegnati nel corso di queste settimane e come ripenserete, in futuro, la vostra programmazione culturale?
Naturalmente le nostre attività sono cambiate radicalmente per via dell’emergenza Covid-19. La priorità adesso è assistere i connazionali in difficoltà, in stretto coordinamento con i Consolati Generali a Londra ed Edimburgo. Allo stesso tempo, stiamo pensando a come riadattare i nostri programmi alla mutata realtà che ci troveremo davanti. Il ritorno alla normalità sarà necessariamente graduale e cercheremo di sfruttare tutti i mezzi a nostra disposizione per riprendere, anche con l’ausilio della tecnologia, le nostre iniziative di promozione dell’Italia. Noi, così come tutti i colleghi della rete diplomatico-consolare, siamo pronti a dare il nostro contributo alla ripartenza del paese.
– Desirée Maida
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