La fiera Tefaf di Maastricht chiusa per Coronavirus. (Non andava proprio aperta!)
Il TEFAF di Maastricht, la più importante fiera al mondo di arte moderna e antiquariato chiude in anticipo. Un gallerista sarebbe stato contagiato dal COVID-19
Nonostante le premesse per un rinvio ci fossero tutte, la fiera Tefaf di Maastricht, chiamata a decidere se aprire ugualmente a pubblico e addetti ai lavori, o posticipare a causa dell’emergenza Coronavirus in corso, si è ugualmente inaugurata lo scorso 6 marzo quando in Europa già si presagiva il caos. Molti in Italia e nel mondo i rinvii: sono state infatti postposte o cancellate le edizioni imminenti di eventi come la Biennale d’Architettura, il Salone del Mobile e il Mia Photo Fair, Art Dubai, la fiera del libro di Lipsia e Art Basel di Hong Kong, tra gli altri. Ma a Maastricht la fiera dell’arte ha aperto come stabilito dal 7 al 15 marzo, o meglio, così sarebbe stato se un espositore non fosse, lo scorso lunedì 9 marzo, risultato positivo al tampone, pur non mostrando alcun sintomo durante lo svolgimento della fiera.
CHIUSURA ANTICIPATA
Così mentre l’OMS proclama lo stato di pandemia internazionale, agli operatori del settore giunge la notizia dell’interruzione anticipata della fiera Tefaf all’11 marzo 2020: la notizia del contagio dell’espositore ha fatto finalmente desistere gli organizzatori della grande fiera olandese. È inutile dire che una grande preoccupazione ha cominciato a circolare tra colleghi (280 le gallerie in fiera), visitatori e personale, in un clima già teso e carico di apprensione di suo che non aveva risparmiato l’opening solitamente lussuoso e festoso della fiera (per non parlare delle difficoltà relative a viaggi e trasporti che comunque stanno affliggendo l’Europa intera). Nanne Dekking, presidente del consiglio di fondazione di TEFAF, ha dichiarato: “dati i recenti sviluppi nelle regioni intorno a Maastricht e le crescenti preoccupazioni non riteniamo più opportuno proseguire come previsto. Vogliamo ringraziare i nostri espositori, visitatori e personale per la fiducia e il supporto in questa situazione senza precedenti. (…)”. A fargli eco anche Annemarie Penn te Strake, Sindaca della città di Maastricht, la quale non ha potuto fare altro che prendere atto e convalidare la scelta.
UN BAGNO DI REALTÀ
L’espositore contagiato, rimasto anonimo per motivi di privacy, ha lavorato in fiera da giovedì 5 a sabato 7 marzo, senza mostrare alcuno dei sintomi riconducibile al Covid-19. Tornando il 9 marzo nella propria città natale è stato sottoposto a tampone risultando positivo. Le autorità sanitare locali hanno contattato la persona infetta ed esaminato i dettagli del caso. A parere degli esperti “non presentando sintomi non ha comportato rischi per la salute altrui, né dei visitatori né dei colleghi”. A sostegno di questa teoria anche Frank Klaasen, a capo del GGD, l’istituto nazionale di sanità pubblica. Sono comunque in corso i protocolli sanitari di routine e i contatti tra le autorità e il team che affianca l’espositore nel proprio lavoro in galleria. Una scelta di responsabilità, dunque, quella di chiudere il Tefaf, piuttosto che un reale rischio, stando agli organizzatori. Ma era proprio necessario arrivare a questo punto col rischio di far nascere focolai? Non sarebbe stato meglio seguire l’esempio di altre manifestazioni italiane ed internazionali rimandando a tempi più opportuni? A prescindere, la notizia che giunge da Tefaf costituisce oggi – se ancora fosse stato necessario – un ulteriore bagno di realtà che minaccia tutte le altre manifestazioni programmate per questa primavera 2020: da Frieze New York ad Art Brussels, nella speranza – vana? – che almeno il giugno di Art Basel sia salvo.
-Valentina Muzi
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