La materia stratificata di Elia Cantori in mostra a Bologna
CAR DRDE, Bologna – fino al 21 marzo 2020. Forgiare la texture di superfici preesistenti è il punto di partenza per la creazione di nuove forme. Cogliere in un colpo d’occhio lo spettro di possibilità fruitive offerte da percorsi plastici di matrice quasi scientifica rende questa esposizione una mappatura latente di riferimenti su come poter pensare il processo di trasformazione della materia ancor prima che questa esista.
Si chiama Shadow in Process la nuova mostra di Elia Cantori, artista marchigiano classe 1984. Sono molti gli spunti che portano a collocare un lavoro così fisico e concreto all’interno di un immaginario che pone la lente di ingrandimento sulle vie di un intrigante astrattismo che fa l’occhiolino al concetto di opera aperta. Attraverso l’uso di tecniche di fusione, di decostruzione ristrutturante, di originale riproduzione, l’artista è demiurgo di una visione del mondo alternativa. I frammenti di uno specchio possono diventare la cornice del vuoto in una seducente installazione che alloggia sotto i nostri piedi, delle tracce di inchiostro replicate piegando un foglio sono evocazione di studi sulla psicologia di Rorschach, la stratificazione di carte geografiche in stampo di sabbia tracciano strade ignote in cui perdersi.
Le opere di Cantori sono come solchi che scavano nell’inconscio, sono specchi lacaniani in cui identificarsi estraniandosi, facendoci imbattere in un innovativo concetto di integrità destabilizzante che esula da quello di unione totalizzante all’insegna di un interessante ribaltamento dei punti di vista.
‒ Lavinia Morisco
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