La Fase 2 dei Musei italiani: il museo MACTE di Termoli
Abbiamo intervistato il Presidente di questa nuova realtà del Molise. Paolo Larivera De Matteis ci spiega perché il Museo non ha paura di riaprire
Il 26 aprile è stata una data catartica per gli operatori del settore culturale che hanno visto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte annunciare in conferenza stampa il via libera (se ovviamente queste due settimane di sperimentazione lo consentiranno) per la riapertura dei Musei italiani a partire dal 18 maggio (qui Sylvain Bellenger, direttore del Museo di Capodimonte ci aveva detto la sua). Ovviamente con delle restrizioni, rispettando il distanziamento sociale e molto altro ancora. Noi di Artribune, nel fortunato format di dirette Instagram 10 alle 10 ci siamo confrontati sul tema con Antonio Lampis della Direzione Generale Musei e prima ancora con la direttrice del Castello di Rivoli Carolyn Christov-Bakargiev. In attesa che scocchi l’ora zero ci stiamo confrontando con direttori e presidenti di Musei italiani pubblici e privati per capire cosa accadrà a partire dal 18 maggio. Incontriamo Paolo Larivera De Matteis, presidente del MACTE di Termoli.
Come avete salutato la notizia di una possibile riapertura del 18 maggio?
Attendevano con ansia la notizia della riapertura al fine di dare continuità ai molti progetti in essere, tra i quali l’esposizione dedicata a Nanda Vigo, inaugurata pochi giorni prima che intervenisse l’ordinanza di chiusura.
Sarete pronti per quella data?
Sicuramente. Il museo si è già dotato dei dispositivi di protezione individuale necessari allo svolgimento delle attività. A un’impresa specializzata è stata poi appaltata l’attività di sanificazione degli spazi.
Avete ricevuto delle linee guida o dei criteri di base per ciò che concerne le tecniche di distanziamento sociale e la sicurezza dello staff?
Ci siamo informati in modo autonomo analizzando il complesso di norme nazionali e regionali che disciplinano, forse in modo non omogeneo, la materia. Confido nel fatto che nelle prossime settimane saranno resi noti i protocolli definitivi da seguire e ai quali il nostro staff aderirà pedissequamente.
Quali saranno le prime azioni che porterete avanti?
Oltre all’attività espositiva intendiamo incentivare i laboratori di didattica, anche su base individuale, attraverso i quali vorremmo contribuire, nel nostro piccolo, alla riduzione del deficit di istruzione determinato dall’anticipata interruzione dell’anno scolastico, alleviando per quanto possibile il peso che in questo momento grava completamente sulle spalle delle famiglie con figli.
Come pensate che cambierà il rapporto tra museo e spettatore?
Nel nostro caso, essendo un museo giovane, non ritengo che possano intervenire grandi mutamenti per quanto riguarda la fruizione degli spazi espositivi, in quanto tale attività viene declinata più su basi individuali che su basi collettive. L’impatto più significativo riguarderà sicuramente le attività seminariali nelle quali il museo era impegnato.
State cercando di aprire un dialogo con il Ministero? Con che richieste?
No. Affidiamo tale interlocuzione alle associazioni di settore.
Cosa salvate dei piani precedenti e cosa pensate che invece ormai sia irrecuperabile e irrimediabilmente obsoleto?
In concerto con l’Archivio Nanda Vigo abbiamo prolungato fino a settembre la durata della mostra Nanda Vigo. Light Project 2020. Ciò ha comportato la cancellazione della mostra dedicata ad Alessandro Mendini in programmazione per il periodo estivo. Dobbiamo poi integralmente ripensare alle modalità di attuazione del ciclo di seminari MACTE Incontri, magari attraverso il ricorso a strumenti di videoconferenza che consentano partecipazioni multiple da remoto.
Quali sono le urgenze, a suo parere, fondamentali per la ripartenza dell’intero settore dell’arte?
Per come è stato vissuto negli ultimi anni, il settore dell’arte e dei musei è indiscutibilmente correlato a quello del turismo, la cui riduzione dei flussi lascia presagire nel breve periodo un calo dei visitatori nei musei. Sensibilizzo l’urgenza che vengano strutturati piani di rilancio del comparto turistico che tengano conto di tale interconnessione e che quindi si integrino efficacemente con quelli destinati in modo più specifico al settore dell’arte. Auspicherei inoltre l’adozione di misure volte ad allargare la detraibilità fiscale ad ogni contributo erogato a sostegno del settore dell’arte, con estensione di tali benefici anche agli utenti finali.
–Santa Nastro
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