La Fase 2 dei musei italiani: parla Marcella Pralormo, direttrice Pinacoteca Agnelli
Continua l’indagine sui musei e le istituzioni private italiane di Artribune in vista della data fatidica del 18 maggio. Incontriamo la direttrice della Pinacoteca Agnelli di Torino Marcella Pralormo, che per il momento non riapre.
Tanti i progetti che la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli di Torino ha messo in campo durante il lockdown e per il prossimo futuro. Ma una riapertura sembra al momento prematura. Così ci racconta la direttrice Marcella Pralormo, cauta a riguardo. Il primo obiettivo è infatti proporre una apertura in sicurezza, con una formazione adeguata e secondo indicazioni precise che al momento però, nonostante i numerosi confronti, sembrano ancora scarseggiare…
Come avete salutato la notizia di una possibile riapertura del 18 maggio? Sarete pronti per quella data?
Mi sembra prematuro parlare di riapertura a maggio. Il museo è un luogo di assembramento, come le scuole, penso che si debba pensare a una riapertura in autunno, anche perché adesso la gente ha paura e appena si potrà di nuovo uscire vorrà piuttosto frequentare parchi e giardini, luoghi naturali dove si può mantenere la distanza di sicurezza più facilmente.
Avete ricevuto delle linee guida o dei criteri di base per ciò che concerne le tecniche di distanziamento sociale e la sicurezza dello staff?
Faccio parte della commissione di Icom Piemonte e ci stiamo confrontando su questo tema. Aprire un museo non è come aprire la porta di casa nostra e schiacciare l’interruttore della luce: non abbiamo ancora ricevuto indicazioni precise sulla sanificazione, che è diversa rispetto a quella utilizzata per abitazioni e uffici, deve essere attuata con prodotti che non danneggino i musei e le opere esposte. Il personale delle pulizie andrà formato. Il piano di emergenza andrà rivisto. Non sappiamo ancora quali tipi di filtri per i sistemi di condizionamento andranno installati, che tipo di distanziatori e dispositivi utilizzare. Ci sono documenti generici pubblicati da Icom Italia e da Confcultura e qui in Piemonte dal Politecnico, ma non danno indicazioni sufficienti a oggi per poter programmare una apertura in tempi brevi.
Quali saranno le prime azioni che porterete avanti?
La sanificazione, l’installazione dei filtri e distanziatori, quando avremo indicazioni precise.
Come pensi che cambierà il rapporto tra museo e spettatore?
I visitatori per fortuna non ci abbandonano, ora sono virtuali, ma penso che passerà del tempo prima che tornino a visitarci, pur essendo affezionati a noi hanno altre priorità adesso, per questo penso che non si debba avere tutta questa fretta nel riaprire. Si rischierebbe di dover fare tanti Stop and Go, molto costosi economicamente e rischiosi per la salute di tutti.
Cosa salvi dei tuoi piani precedenti e cosa pensi che invece ormai sia irrecuperabile e irrimediabilmente obsoleto?
Rifaremo il sito internet, era già in programma, ma dopo il lockdown sarà rifatto con maggiori contenuti accessibili. Radio Pinacoteca era un progetto che avrebbe dovuto accompagnare la mostra su Le Corbusier, rimandata di un anno. La abbiamo inaugurata lo stesso, con canzoni sulla collezione permanente, sta avendo un buon successo di pubblico e proseguiremo con nuovi progetti digitali sia su Spotify che su altri canali social.
Quali sono le urgenze, a tuo parere, fondamentali per la ripartenza dell’intero settore dell’arte?
Un intervento a sostegno degli artisti mi sembra estremamente necessario, così come interventi per far ripartire il mercato, che mettano ancora più a sistema i diversi soggetti e il lavoro tra digitale e reale.
–Santa Nastro
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