Musei, Fase 2 e riapertura. Intervista a Luigi Fassi dal Man di Nuoro
È partita il 4 maggio la Fase 2 in tutta Italia. Ma per i musei si parla di riapertura a partire dal 18 maggio se tutto andrà bene. Saranno pronti, che cosa accadrà? La parola a Luigi Fassi direttore del Man di Nuoro
Il 26 aprile è stata una data catartica per gli operatori del settore culturale che hanno visto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte annunciare in conferenza stampa il via libera (se ovviamente queste due settimane di sperimentazione lo consentiranno) per la riapertura dei Musei italiani a partire dal 18 maggio (qui Sylvain Bellenger, direttore del Museo di Capodimonte ci aveva detto la sua). Ovviamente con delle restrizioni, rispettando il distanziamento sociale e molto altro ancora. Noi di Artribune, nel fortunato format di dirette Instagram 10 alle 10 ci siamo confrontati sul tema con Antonio Lampis della Direzione Generale Musei e prima ancora con la direttrice del Castello di Rivoli Carolyn Christov-Bakargiev. In attesa che scocchi l’ora zero ci stiamo confrontando con direttori e presidenti di Musei italiani pubblici e privati per capire cosa accadrà a partire dal 18 maggio. Incontriamo Luigi Fassi, alla guida del Man di Nuoro, in Sardegna.
Come avete salutato la notizia di una possibile riapertura del 18 maggio?
La Sardegna vuole portarsi avanti con le riaperture e in questa prossima fase di sperimentazione post lockdown lavoriamo per riaprire il museo in sicurezza. L’obiettivo è tornare ad assaporare un dato chiave per un museo civico, quello di un rapporto di piena fiducia con il proprio pubblico.
Sarete pronti per quella data?
Lavoriamo per riaprire a fine maggio, per farlo in tranquillità e nella certezza di poter offrire serenità ai visitatori.
Avete ricevuto delle linee guida o dei criteri di base per ciò che concerne le tecniche di distanziamento sociale e la sicurezza dello staff?
Si è stilato un protocollo di sicurezza con la Provincia di Nuoro in attesa di ulteriori indicazioni dal Ministero e dalla Regione. In questi giorni ci stiamo portando avanti con i primi interventi strutturali nel museo. La priorità è venire in contro alle esigenze di sicurezza dello staff, dei visitatori e delle opere in una fase in cui avranno luogo regolari processi di sanificazione.
Quali saranno le prime azioni che porterete avanti?
Completati gli adeguamenti di sicurezza completeremo l’allestimento della mostra Il regno segreto. Sardegna-Piemonte: una visione postcoloniale, che doveva inaugurare a metà marzo.
Come pensi che cambierà il rapporto tra museo e spettatore?
Nelle prossime settimane e mesi ci sarà più cautela da parte di tutti nella frequentazione degli spazi pubblici. Poi prevarrà l’affezione del pubblico nei confronti dei musei che sono divenuti abituali luoghi di confronto e conoscenza per la comunità di riferimento.
State cercando di aprire un dialogo con il Ministero? Con che richieste?
Si, è un processo che stiamo condividendo con l’AMACI, in un confronto il più serrato e diretto possibile anzitutto tra le istituzioni stesse dell’associazione.
Cosa salvi dei tuoi piani precedenti e cosa pensi che invece ormai sia irrecuperabile e irrimediabilmente obsoleto?
Riusciremo a salvare il nostro programma espositivo sebbene posponendo in avanti sino al 2021 alcuni dei progetti previsti per l’anno in corso. Sarà più complicato tenere viva l’attività didattica e di mediazione, in particolare con le scuole. In questa fase organizziamo ogni settimana workshop per bambini via Facebook. L’auspicio è che alla ripresa delle scuole dopo l’estate possano esserci le condizioni per un ritorno fisico al museo. Se così non sarà da subito, ci avvarremo ancora degli strumenti digitali per dialogare con i ragazzi delle scuole e gli adulti. In generale, i canali digitali saranno un’importante eredità da portare avanti nel futuro potenziandone il ruolo, ad esempio in termini di propedeutica alle mostre e loro approfondimento nel tempo.
Quali sono le urgenze, a tuo parere, fondamentali per la ripartenza dell’intero settore dell’arte?
Salvaguardare le professionalità di tutti, affinché nessuna venga dispersa o debba rischiare di soccombere. Penso innanzitutto agli artisti e alla necessità di mantenere una loro sostenibilità professionale ma anche a categorie come quella degli operatori di mediazione e didattica nelle istituzioni. Occorre uno sforzo cooperativo da parte di tutti e il mio auspicio è che a livello istituzionale prevalga un senso di solidarietà e cooperazione piuttosto che di competizione. Il MAN ha avviato il progetto Connessioni Inventive assieme all’ICA di Milano secondo quest’ottica, ottimizzare sforzi e risorse per condividere e progettare assieme a partire dai contenuti e dalle idee.
– Santa Nastro
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