Arte contemporanea Made in Marche. L’installazione di Adinda-Putri Palma a Matelica
Parte dalla città natale dell’artista Adinda-Putri Palma l’itinerario dell’installazione ambientale “IN DOMUM”, uno dei sette vincitori nella sezione Arti Visive del bando nazionale “Per Chi Crea”: un volume ad arco autoportante nel quale la riscoperta della tradizione pittorica delle Marche si unisce all’adozione di metodi alternativi di costruzione.
La quarantena non ha inciso nel processo di realizzazione di IN DOMUM, il progetto installativo con cui l’artista Adinda-Putri Palma, classe 1986, si appresta a debuttare a Palazzo Ottoni, a Matelica (Macerata). Il lavoro per costruire l’opera dalla marcata identità architettonica – un volume ad arco autoportante in legno e paglia, alto oltre 3 metri e lungo 3, che sovrasta un’apertura percorribile –, già presupponeva “un prolungato isolamento” nel suo studio sull’Appennino umbro-marchigiano, racconta l’autrice raggiunta da Artribune. Piuttosto, è nell’imminente avvio della fase espositiva e, quindi, della pubblica fruizione che Adinda-Putri Palma individua la vera sfida. “È anch’essa un esercizio di progettualità attiva”, racconta, soffermandosi sugli sforzi messi in campo per studiare modalità di accesso in linea con le norme per il distanziamento sociale.
DAL REGNO UNITO ALLE MARCHE IN BICICLETTA
Già pittrice assistente nello studio di produzione di Damien Hirst, l’artista è rientrata nelle sue Marche nel 2016, l’anno del tragico terremoto del Centro Italia. La sua è stata una riconquista dell’Italia lenta e avventurosa: il ritorno è infatti avvenuto con un memorabile viaggio in bicicletta di 7000 chilometri attraverso l’Europa. IN DOMUM, nella sua accezione di “moto a luogo”, può dunque essere considerato il riflesso artistico di questo processo di riavvicinamento alla propria terra, ferita e fragile, ma non priva di opportunità e di eccellenze artistiche. Adinda-Putri Palma ha così fissato la propria base operativa nel borgo di Braccano, a Matelica, e con la stessa determinazione che l’ha guidata, pedalata dopo pedalata, fin lì, ha quindi intrapreso il progetto di autocostruzione in bioedilizia della sua casa, sviluppato in collaborazione con l’associazione A.R.I.A. La sua storia testimonia che è sempre possibile provare a ripopolare questi luoghi, anche puntando su coraggiose forme alternative di ricostruzione. Parallelamente, selezionata dal bando nazionale “Per Chi Crea”, promosso dal MiBACT e gestito da SIAE, l’artista ha sviluppato un intervento in grado di incoraggiare una riflessione sulla cultura dell’abitare e sul concetto di dimora, legato anche ai grandi artisti del passato e al territorio. È nei musei delle Marche che ha condotto la cosiddetta “ricerca cromatica lottesca”, nel corso della quale ha concepito il rivestimento pittorico di IN DOMUM, steso con smalti e resine innovative secondo vitalissime scale cromatiche.
ARTE CONTEMPORANEA E AREE INTERNE
In particolare l’Annunciazione di Lorenzo Lotto, parte della Collezione del Museo Villa Colloredo Mels, a Recanati, le ha fornito una precisa ispirazione: “Oltre a fare riferimento alla tradizione pittorica del territorio, rappresenta meglio di chiunque altro il ‘terremoto emotivo’ che investe la Madonna – e di riflesso il gatto – nel momento in cui le appare l’angelo, mentre Dio attraversa l’arco della stanza con un tuffo, scuotendo il tranquillo ambiente domestico”.
Dopo l’esperienza globale della forzata permanenza domestica e dell’isolamento, sia la composizione architettonica, sia le scelte cromatiche alla base di IN DOMUM si caricano di ulteriori valori: rinviano al concetto di protezione, di microcosmo sicuro, di ritrovata serenità, oltre che all’idea di passaggio e attraversamento. “In un certo senso, il mio è sempre stato un arcobaleno aperto: può riempiersi di significati trasversali. È un simbolo antico, deriva da un fenomeno naturale; può proiettarsi in diverse direzioni di senso. Anche per questo sono curiosa di vedere cosa accadrà nel contesto del mio piccolo paese”. IN DOMUM, che dopo Matelica farà tappa a Recanati e poi nel resto della regione, non solo è una delle prime mostre temporanee che inaugura in seguito alla riapertura degli spazi per la cultura. È, forse prima di tutto, un’operazione che conduce l’arte contemporanea fuori dai circuiti più battuti, accessibili e consolidati. Potenzialmente, complice anche l’invito a un turismo di prossimità, potrebbe tradursi nell’opportunità, in primis per il pubblico locale, di rafforzare la conoscenza degli artisti che hanno scelto di insediarsi nel territorio e che da esso traggono parte della forza comunicativa delle rispettive pratiche. “Il mio augurio è che anche nei paesi più remoti delle aree interne, compresi i territori del versante appenninico, si possa contribuire alla cultura contemporanea del Paese. Sento forte questa responsabilità”.
‒ Valentina Silvestrini
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