Linea 1201, la residenza diffusa dell’artista Angelo Bellobono alla scoperta dell’Appennino
"Linea 1201” è un programma di residenza diffusa che vedrà protagonista l’artista Angelo Bellobono tra l’estate e l’autunno 2020. Addentrandosi nella natura, Bellobono attraverserà l’Appennino in quattro tappe per indagare e raccontare le terre alte dell’Italia, condividendo l’esperienza con colleghi, esperti e appassionati
Nell’era post-Covid il valore del viaggio, inteso come attraversamento di luoghi ed emozioni, ha assunto nuove e inaspettate sfumature. Chi può riuscire a trasmettere tali suggestioni, parlando con un linguaggio empatico capace di arrivare a tutti? A riuscire in tale impresa sono spesso gli artisti, come nel caso di Angelo Bellobono (Nettuno, 1964): nella sua prossima residenza diffusa, Linea 1201, l’artista si farà portavoce delle terre alte dell’Appennino esprimendosi attraverso la pittura. Il programma, che vedrà l’artista impegnato per circa cinque mesi, è promosso dall’associazione Atl(a)sNow, a cura di NOS Visual Arts Production e realizzato grazie al contributo della Fondazione Cultura e Arte, ente strumentale della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele. Il progetto culminerà con la pubblicazione di un libro edito da viaindustriae publishing e a cura di NOS, in cui confluiranno le riflessioni sull’esperienza fatta. Linea 1201 si propone come un gesto di ripartenza e apertura, attenendosi alle disposizioni dettate dall’emergenza Covid-19 (tutte le attività sono state pensate per essere svolte all’esterno e a debita distanza, e fruibili da remoto su sito e social di NOS Visual Arts Production), ponendo al centro l’arte e la sua forza estetica e generativa.
DIPINGERE L’APPENNINO. LA RESIDENZA DI ANGELO BELLOBONO
“Le storie ci vengono incontro incessantemente, non possiamo fare altro che ascoltarle o lasciarle passare. Nel decidere quali ascoltare, si costruisce lo spazio in cui l’arte avviene o non avviene. Nell’erba, tra i rami, nel fango, nel ruscello, sotto le pietre e nelle zolle polverose è tutto un lavorio continuo, rumorini sommati in un suono diffuso. Poi, a volte, lo scuotimento di un tuono, o un rumore più grande. Io e la pittura restiamo all’ascolto, poi il resto verrà da sé”. Così Angelo Bellobono spiega ad Artribune la sua modalità di ascolto e la sua pratica artistica. Quest’ultima, infatti, si ispirerà alla pittura en plein air, dando vita così a una nuova serie pittorica che sappia raccontare la bellezza bucolica dell’Appennino. “I tocchi pittorici non si frantumavano per aderire alle qualità di cose identificabili con precisione (fiori, foglie, o altro), ma si disperdevano con pesi uniformi sull’intera superficie del quadro. Registrando in modo imparziale le cose viste, senza sottomettere l’impressione ottica a conoscenze assodate, l’artista rendeva di fatto percepibile, per paradosso, la propria presenza (…)”: riprendendo questo stralcio sulla Logica dello sguardo del libro L’arte dell’Ottocento di Federica Rovati, intravediamo Bellobono che, già nel 2018, aveva percorso interamente i 1201 km, tra le salite e le discese delle imponenti vette, per raccoglierne la terra, l’identità e i simboli che hanno poi dato vita all’opera Monte Appennino, presentato per la prima volta nella mostra Linea Appennino 1201 nel 2019 presso AlbumArte, a Roma.
“LINEA 1201” DI ANGELO BELLOBONO: QUATTRO TAPPE TRA ARTE E NATURA
A scandire il percorso appenninico ci saranno quattro tappe, o meglio, quattro “Campi Base” che l’artista ha scelto come luoghi significativi dal punto di vista simbolico, geologico e geografico. Si parte dal 22 al 28 giugno al confine tra Lazio e Molise, sulla vetta del Monte Marrone, nelle Mainarde, presso la Capanna Moulin, attorno alla quale aleggia una storia singolare che l’artista romano farà rivivere. Nella prima metà del Novecento, la capanna fu scelta proprio dal pittore francese Charles Lucien Moulin per ritirarsi in un isolamento pittorico e spirituale, circondato solo dalla natura e privo di qualsiasi comfort domestico. Ad oggi lo spazio ritrova la sua identità di “studio d’artista” grazie ad Angelo Bellobono, che trasporterà l’esperienza in pittura. Dunque, dall’esperienza in solitaria si passerà poi a un confronto con il pubblico grazie ad un’escursione guidata dall’artista. La seconda tappa, invece, sarà in quel di Latronico in Basilicata, ai piedi del Monte Alpi. Grazie alla collaborazione con l’Associazione Culturale Vincenzo De Luca, la residenza si inserirà nel programma culturale estivo (dal 27 luglio al 2 agosto), A Cielo Aperto, curato dal duo artistico Bianco-Valente insieme a Pasquale Campanella. Qui la partecipazione è un elemento fondamentale, tanto che sarà realizzato un laboratorio en plein air a partire da un’escursione trekking aperta al pubblico sulla tematica del “confine”, andando alla scoperta del territorio che unisce Calabria, Lucania e Campania. La terza tappa sarà in autunno e si andrà verso la Valsamoggia, in provincia di Bologna. Qui, in collaborazione con la Fondazione Rocca dei Bentivoglio di Bazzano, l’artista si relazionerà con un territorio più “addomesticato” dove agricoltura, allevamento e industria convivono armoniosamente, e con i peculiari calanchi – espressione tipica dell’Appennino –, perle del patrimonio paesaggistico nostrano. Infine, la quarta e ultima tappa, sarà in quel di Amatrice, all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Il legame che unisce la città all’artista è forte, tanto da averlo visto protagonista in diversi altri progetti come Io sono Futuro, e grazie alla collaborazione con la Casa della Montagna CAI l’esperienza diventerà collettiva coinvolgendo altri artisti nella pratica en plein air.
– Valentina Muzi
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