Sostrati di memoria. Andrea Chidichimo a Torino
White Lands Art Gallery, Torino. La relazione tra memoria e immagine al centro della pratica artistica di Andrea Chidichimo, in mostra nella galleria torinese.
“Già prima della pandemia, il mercato dell’arte contemporanea sembrava mostrare il suo affanno tramite segnali molto chiari; oggi più che mai si rende necessario interpretarlo di nuovo e in modo diverso non solo alla luce di ciò che è capitato negli ultimi mesi, ma anche sulla base di come desideriamo impostare il domani dell’intero sistema galleristico. Quello che mi auguro è che questo momento di grande incertezza spinga gli operatori, e parlo dei miei colleghi in particolare, a uno spirito di coesione in modo tale da poter costituire, in maniera organica e compatta, strutture e progetti comuni che possano stimolare e sostenere l’intera proposta contemporanea italiana”.
Così esordisce Luca Cena, curatore e gallerista di White Lands, a proposito del futuro delle gallerie d’arte subito dopo il lockdown. E allo stesso modo riflette, nell’allestimento come nella scelta delle opere, la mostra Di volto in volto di Andrea Chidichimo (Torino, 1975), intersecando l’introspezione singolare sul ricordo e la rappresentazione ai recenti avvenimenti, incancellabili e anzi necessari per poter acquisire nuove consapevolezze. Dedicate alla relazione tra immagine e memoria – tra il reale che attende di essere compreso e lo sguardo che, attraverso la memoria, lo accoglie nell’intelletto –, le opere di Chidichimo delineano volti paradigmatici, sequenze e paesaggi che avvolgono l’osservatore con il loro lessico familiare, ricercato ma rassicurante. Sono soggetti che si riconoscono e si rinnovano costantemente nelle matasse infinitesimali della memoria; archetipi dell’umanità e del suo errante ricostituirsi. Si aggiunga l’ineccepibile acutezza nell’uso del materiale e nell’abilità tecnica, che veicola sempre significati, come afferma l’artista:
“Mi piace tornare alla pittura, alla tecnica, al metalinguaggio e a una trasmissione di contenuti che si rende capace di infondere stimoli al nostro apparato percettivo su più livelli di significato: filosofico, psicologico, spirituale, cognitivo. È un processo sicuramente lento, che viaggia a una velocità diametralmente opposta a quella a cui siamo oggi abituati“.
LA MOSTRA DI ANDREA CHIDICHIMO
La mostra è strettamente legata al pensiero filosofico, simboleggiato da un allestimento alquanto curioso, ispirato alle linee delle sinapsi nervose – ma anche a una rete di contatti sociali. Infatti, il cardine dell’esposizione è l’arte della memoria, che, per il filosofo campano Giordano Bruno, consisteva nella propensione con la quale ogni l’essere umano è stimolato a “intendere, discorrere, formare immagini per mezzo delle facoltà della fantasia, e talvolta anche a sentire come vogliamo”. L’arte della memoria è perciò una rete comune; essa può considerarsi una “scrittura” o (meglio ancora) una “pittura” interiore:
“Nel mio lavoro è sempre stato fondamentale costruire una relazione diretta col Profondo, sulla linea delle esperienze su cui già approdarono Giordano Bruno, Raimondo Lullo, Jung, Erickson, Climaco e chissà quanti altri. Da questa relazione col Profondo e grazie a Luca Cena è nata la produzione di questa mostra: trovate qui delle tracce mnestiche, di una Memoria previa, all’origine del Ricordo. Ed è proprio il ricordo del sé che ha permesso la scaturigine di questi dipinti“.
Un ultimo appunto, una curiosità. All’interno dell’allestimento, vi è un contenitore pieno di foglietti di carta arrotolati: il visitatore può estrarne uno e portarlo via con sé. Sono piccoli ritratti realizzati in sette secondi; una prima impressione che riallaccia il recondito al presente dell’esperienza espositiva.
‒ Federica Maria Giallombardo
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