Non c’è più orizzonte. Cinque artisti a Verona
La Giarina Arte Contemporanea, Verona – fino al 2 settembre 2020. Le storie di Abbas Kiarostami, Andrea Bianconi, Alex Pinna, Ehsan Shayegh e Moein Fathi sono variazioni infinite su un’idea. Al pari dell’orizzonte mutevole che, oggi più che mai, abbiamo davanti.
Non c’è più orizzonte, ma prima c’era? Eccome se c’era, è nella nostra dimensione contemporanea che l’orizzonte è scomparso poiché, se possiamo ragionare sull’orizzonte, è perché oggi è mentale e non più naturale. Gli artisti invitati ad esprimersi su questo tema trasmettono, ognuno a proprio modo, rappresentazioni visive e musicali dell’orizzonte.
Abbas Kiarostami, scomparso nel 2016, lo aveva già fatto nel film Roads e in alcune foto presenti in mostra. La macchina da presa, come impazzita, continua a percorrere strade sterrate in un paesaggio invernale desolante, come se volesse arrivare oltre e vedere uno spazio che non c’è perché è sempre identico. Anche Andrea Bianconi vorrebbe, con le sue linee, tracciare un confine e andare oltre, ma resta imprigionato in una rete che non lascia scampo.
Alex Pinna ordisce con fili una trama che sembra voler dare forma a pupazzi sospesi che guardano nel vuoto perché non vedono niente. Non sognano spazi. L’artista iraniano Ehsan Shayegh, con la sua grande installazione, riproduce un ambiente e uno sguardo desertico, dove tutto si disgrega ma dove comunque si ripropone una corporeità e, quindi, una forma. La perdita dell’orizzonte è la proposta dell’altro artista iraniano in mostra, Moein Fathi, che fonde le cifre della musica orientale e occidentale: suoni e canzoni aboliscono i confini e originano diversi orizzonti musicali.
‒ Claudio Cucco
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