Radio GAMeC diventa live. Il progetto raccontato dal direttore Lorenzo Giusti
In una Bergamo ancora provata, ma piena di voglia di vivere, si dà da fare anche la GAMeC. Trasformando uno dei più bei progetti digitali di epoca Covid-19 in manifestazione live. Intervista a Lorenzo Giusti.
I galloni Bergamo se li è guadagnati sul campo: una delle città più ferite dalla emergenza Covid-19 cerca di ripartire senza rimuovere il trauma, ma dandosi da fare. È quanto ci racconta, con tante belle storie, Lorenzo Giusti, direttore della GAMeC e neo presidente ad interim di AMACI, dopo le dimissioni di Gianfranco Maraniello (qui l’intervista). È quanto cerca di fare anche il Museo di cui è direttore con il progetto Radio GAMeC, acclamato anche dall’Unesco, che in questi giorni lo ha inserito nell’elenco delle iniziative meritorie condotte dai Musei nel mondo durante il lockdown. Radio GAMeC, 66 giorni di trasmissioni quotidiane in diretta Instagram, diventa live, lanciando cinque incontri ad ingresso gratuito (ma su prenotazione e in streaming per chi non ce la fa o non è a Bergamo) all’aperto nel cortile dell’istituzione. Si parte il 18 giugno….
Il Museo ha riaperto in una delle città italiane più colpite dal Covid-19. Come è stato ricominciare in una atmosfera, immagino, tutt’altro che serena?
Bergamo è ancora semivuota. Le attività hanno ripreso quasi tutte, ma i flussi dall’esterno sono per ora minimi. C’è una certa circospezione e ancora molta rabbia e dolore per quello che è successo. Ma c’è anche una grande voglia di riscatto. I Bergamaschi sono una comunità che non può pensarsi ferma a leccarsi le ferite. Chiedono verità, sulle responsabilità e sugli errori, ma lo fanno continuando a darsi da fare.
L’etica e l’epica della città si fondano sul principio inappellabile del lavoro quotidiano. Potrei elencarti una serie infinita di piccole storie straordinarie che si sono succedute in questi quattro mesi. L’ultima ad avermi colpito è quella di Maurizio Magli, operaio Tenaris, che dopo la chiusura dello stabilimento di Sabbio è rimasto spontaneamente al lavoro con alcuni colleghi per fornire una partita di bombole per uso medicale. Mattarella lo ha insignito dell’onorificenza di cavaliere al merito della Repubblica. Lui ha detto che avrebbe festeggiato con un caffè al distributore automatico dell’azienda.
La città è ritornata al Museo?
Sta tornando. Per il momento abbiamo riaperto la mostra di Antonio Rovaldi nelle sale dell’Accademia Carrara. Grazie anche alla presenza temporanea dei Musici di Caravaggio nel fine settimana sono già arrivate centinaia di persone. Ma è chiaro che ci vorrà ancora un po’ di tempo per riabituare il pubblico all’idea di frequentare degli spazi chiusi condivisi, anche se la sicurezza garantita è massima. Cercando di valutare bene il rapporto costi-benefici abbiamo optato per una riapertura progressiva. Prima la mostra in Carrara, a luglio l’importante mostra di Daniel Buren in Palazzo della Ragione, che stiamo per annunciare e che sarà il vero segnale della ripartenza nostra e dell’attività culturale in città in generale, e infine a settembre-ottobre la riapertura della Galleria. Ma la cosa bella, bella davvero, è che alla fine di giugno trasformeremo la GAMeC in un campus. Le sale vuote del museo e dotate di finestre e luce naturale diventeranno ambienti pronti ad accogliere i bambini che decideranno di frequentare i laboratori estivi dei musei cittadini. Sette bambini per ogni educatore, come prevedono i regolamenti, ognuno con un proprio spazio a disposizione, oltre al cortile. Grazie al contributo del Comune di Bergamo siamo riusciti a tenere basse le quote di iscrizione, nonostante l’aumento esponenziale dei costi dovuto agli obblighi per la sicurezza.
La GAMeC in questi anni ha raggiunto dei risultati rilevanti in termini di programmazione e visitatori, sicuramente complice anche la presenza di un importante aeroporto e di un vivissimo tessuto cittadino. Ovviamente purtroppo le questioni che hanno afflitto il nostro Paese e il mondo intero cambiano lo scenario. Alla luce di questo come state interpretando il vostro ruolo di Museo oggi?
Un ruolo civico, nel senso più profondo di questo termine. Come hai scritto anche tu, in un articolo recente, la pandemia ha riscattato i musei pubblici, il loro ruolo per le comunità e la loro capacità di ridisegnare la propria agenda in relazione alle esigenze dei diversi territori e del momento storico. E questo è il momento di riprogettare il presente, percorrendo strade più sostenibili. Il museo riscoprirà il valore del proprio civismo e ritroverà il contatto con la propria comunità. Ci saranno meno mostre “di” e più progetti “per” e “con”.
Il progetto di Radio GAMeC è nato in pieno lockdown. Con quali premesse? Quali sono stati gli interventi che ti hanno colpito di più?
Dopo l’ordinanza del 23 febbraio abbiamo affrontato subito il problema della chiusura obbligata e inizialmente abbiano immaginato soluzioni canoniche. A Bergamo, però, nel giro di pochi giorni, la situazione è precipitata. Occorreva un impegno differente. È in quel momento che l’idea della radio – che è sempre stata nella mia testa, ma che per una ragione o per un’altra non avevamo mai trovato il tempo di realizzare – è diventata una possibilità concreta anche grazie all’impegno di Lara Facco con il suo studio, di Leonardo Merlini e di altri amici e professionisti che si sono innestati in corso d’opera. Volevamo uno strumento semplice per diffondere informazione, creare ponti di comunicazione, porre le basi creative per una riprogettazione del domani e, soprattutto, dare forza alla nostra campagna di sostegno all’Ospedale Papa Giovanni XXIII. Ci sono stati tanti interventi significativi, espressione di un campo aperto dove hanno convissuto il piano locale e il piano globale, il sistema dell’arte e il mondo della cultura, della ricerca, dello spettacolo, della politica, dell’informazione, dell’impresa… tutti insieme. Tutti i martedì facevamo il punto della settimana, cercando di tenere assieme le idee e i concetti più forti. Con semplicità, ma anche con la forte determinazione nel provare a trasformare i discorsi in progettualità. Faccio fatica a scegliere un intervento tra gli altri. È il coro di voci ad avere dato consistenza al progetto. Si sono messi al centro i temi del corpo e della prossemica, la fragilità, il comparto culturale, l’Europa e l’ecologia.
Ora invece il progetto diventa Live…
Non ci interessa alimentare un esercito del selfie, ma nutrire una comunità reale, per cui lo sviluppo della Radio non poteva che prevedere un incontro fisico, oltre che virtuale. Radio GAMeC Real Live è un progetto pensato per fare evolvere il rapporto costruito attraverso le piattaforme digitali in uno spazio di incontro. Inizialmente nel cortile della GAMeC e, appena sarà possibile, nelle piazze della città. In piena sicurezza e nel rispetto delle restrizioni imposte dalla situazione sanitaria. Sono previsti per adesso cinque ospiti (Nic Cester, Cristiano Godano, Andrea Pennacchi, Alessandro Sciarroni e Virgilio Sieni) che offriranno al pubblico una performance – un concerto, un reading, una danza… – e converseranno con noi per raccontare la ripartenza. Le loro voci saranno affiancate da una serie di nuove testimonianze dalla città, giovani imprese del territorio che condivideranno con il pubblico sfide e progetti innovativi.
Il palcoscenico sarà il Videomobile dei Masbedo che abbiamo visto durante Manifesta a Palermo. Un progetto pensato in epoca “di assembramenti” oggi assume una connotazione più intima. Come avete lavorato con gli artisti e In Between Art Film per favorire questa metamorfosi del dispositivo di partenza?
I MASBEDO sono stati tra i protagonisti della Radio sino dalla sua prima fase. “Facciamone qualcosa di questa pandemia” ha detto Nicolò nella sua diretta. Lo abbiamo preso alla lettera e, grazie al sostegno del Club GAMeC, abbiamo costruito questo Real Live che farà anche da plot per una nuova opera dei MASBEDO dedicata a Bergamo prodotta da Beatrice Bulgari per In Between Art film e di cui il Videomobile sarà allo stesso tempo strumento e protagonista.
Come vedi il futuro del tuo Museo? Quali saranno le vostre prossime azioni?
In tempi come questi è fondamentale essere flessibili. Impegnarsi in progetti di vasta scala, che richiedono impalcature complesse e investimenti non facilmente trasferibili su altre imprese potrebbe essere letale. Per questo abbiamo deciso di rimandare all’ottobre del 2021 l’importante mostra che era in calendario per questo autunno, seconda di un ambizioso ciclo pluriennale dedicato al tema della materia. Prevedo anche di cancellare del tutto altri progetti che avevo in mente, mentre nuove idee stanno nascendo. Non dobbiamo avere paura di buttare via quello che un tempo poteva sembrarci valido e che oggi può costituire soltanto un peso. La percezione del limite non è una mera costrizione, per un museo del presente come il nostro può diventare la chiave per farsi interpreti virtuosi del nostro tempo.
Come vedi il futuro dei Musei in generale?
Dopo le dimissioni di Gianfranco Maraniello mi sono trovato ad assumere la carica di presidente ad interim di AMACI. Con i direttori dei musei associati, che poi sono tutti i più importanti musei d’arte contemporanea pubblici del paese, vorremmo fare dell’associazione un laboratorio della crisi, uno spazio per la riscrittura delle agende museali in relazione alle nuove emergenze. Spontaneamente questo processo è già iniziato. Quello che ho detto riferendomi alla GAMeC posso pensarlo anche per gli altri musei. All’inizio potremo forse sembrare deboli e doloranti, come un corpo ferito, ma presto torneremo a essere lucidi e determinati come non mai nel perseguire nuovi modelli di sviluppo, nel mettere a fuoco nuove pratiche sostenibili e nell’avviare nuove collaborazioni. Al centro ci saranno la difesa del ruolo civico del museo, delle professioni museali e naturalmente dei più liberi linguaggi dell’arte.
-Santa Nastro
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