Ritorna la Straperetana: intervista a più voci con gli organizzatori
Paola Capata, Delfo Durante, Saverio Verini e Matteo Fato raccontano la prossima edizione della Straperetana. Con 21 artisti “produttori di silenzio” e un focus sull’Abruzzo
Il formato è lo stesso, i ritmi di partecipazione saranno differenti, la parola d’ordine è: silenzio. Un silenzio invocato dal luogo, Pereto, immerso in un paesaggio montano affascinante che saluta il Lazio e apre all’Abruzzo, ma anche dagli ultimi eventi che abbiamo vissuto. Riparte la straperetana, con un nome che evoca una specie di maratona, ma che per tutti coloro che vi sono stati richiama invece una bella passeggiata tra opere d’arte diffuse in un piccolo borgo per arrivare poi a Palazzo Maccafani dove da circa un anno esiste anche la terza sede della galleria Monitor (oltre le due sedi più ‘tradizionali’ a Roma e a Lisbona). Appuntamento al 18 luglio per una mostra come sempre curata da Saverio Verini, cui si aggiunge quest’anno un focus sull’Abruzzo guidato dall’artista Matteo Fato. Ne abbiamo parlato con loro e con Paola Capata e Delfo Durante, anime della Straperetana.
Riparte straperetana. Come sarà la prossima edizione?
Saverio Verini: L’edizione 2020 di straperetana, la quarta, sarà la più ricca in termini di partecipazioni, con 21 artisti invitati. Il titolo, Produttori di silenzio, deriva da un’espressione dello scrittore Giorgio Manganelli, che in uno dei suoi reportage letterari contenuti nella raccolta La favola pitagorica, definì l’Abruzzo “un grande produttore di silenzio”.Quest’immagine ci ha colpito in maniera fulminante: non solo perché ci sembra si adatti perfettamente a Pereto e al suo stato di quiete, ma anche per l’accostamento tra due termini come la produzione – che allude a un’azione fisica, meccanica – e il silenzio – che è qualcosa di più astratto e difficilmente tangibile.
È un progetto che nasce in seguito al lockdown?
Avevamo condiviso questa traccia con gli artisti già diversi mesi fa, anche se inevitabilmente il periodo di clausura forzata vissuto nelle scorse settimane si è sovrapposto al riferimento manganelliano. Sono ancora vive nella nostra mente le immagini delle città deserte e silenziose durante la quarantena; e, più in generale, è ancora viva quella condizione di straniamento che ha portato a un rallentamento delle attività e, in alcuni casi, alla ricerca di una sospensione dal “rumore di fondo” che accompagna la nostra quotidianità. Produttori di silenzio intende intercettare anche questo tipo di reazione, intima e individuale, senza tuttavia proporre alcun tipo di approccio “cronachistico” legato alle vicende della pandemia.
Nel frattempo, però, c’è stata una pandemia. In che modo cambia – se cambia – il formato?
Per fortuna il virus non ci ha obbligati a ripensare in maniera drastica il progetto. Il percorso prevede opere disseminate nel borgo di Pereto, che ormai dal 2017 è abituato ad accogliere gli interventi degli artisti tra i suoi vicoli, edifici, piazze: non si tratta di spazi nati appositamente per esporre opere, quindi il confronto con il luogo è di fatto obbligato e genera esiti imprevedibili. Come in ogni edizione, si è cercato di armonizzare le presenze rispetto al contesto, evitando interventi muscolari o particolarmente invasivi, alcuni dei quali, peraltro, resistono dalla prima edizione, creando una specie di collezione (semi)permanente en plein air.
Nonostante la dimensione intima e dislocata anche la Straperetana aveva i suoi ovviamente obbligatori riti mondani pre Covid. Come funzionerà quest’anno la visita?
Delfo Durante: seppure Pereto e la zona circostante siano stati lambiti in misura decisamente contenuta dagli accadimenti recenti, ci sono comunque delle disposizioni per la tutela dei visitatori. In pratica si dovranno applicare le regole relative ai dispositivi di protezione individuale e il distanziamento di sicurezza. Nei due luoghi chiusi del percorso, Palazzo Maccafani e Palazzo Iannucci, ovviamente gli ingressi saranno permessi a piccoli gruppi; per questo motivo abbiamo deciso di cambiare lo schema degli anni precedenti e per l’opening è previsto un “open day” dalle 11 alle 20, in modo tale da far vivere ai visitatori un’esperienza più rilassata.
Come sono stati scelti gli artisti?
Saverio Verini: Abbiamo cercato di coinvolgere artisti le cui opere, pur nelle inevitabili diversità di tecniche, formati e stili, condividessero una certa attitudine. Mi riferisco a una dimensione contemplativa, a una predisposizione alla creazione di immagini essenziali e asciutte, capaci di stabilire un “patto d’attenzione” con il visitatore. Alcuni lavori sono espressamente nati per il contesto di Pereto e saranno installati dagli artisti nelle prossime settimane, innescando – come già capitato gli anni scorsi – una forma di interazione spontanea con il luogo e con le persone che lo abitano. Come da tradizione, la rosa è formata da autori affermati e altri emergenti, con una particolare attenzione agli artisti di origine abruzzese, quest’anno selezionati in collaborazione con Matteo Fato.
Ci sarà anche un focus sull’arte abruzzese, come funzionerà?
Matteo Fato: straperetana ha per me un valore particolare; per l’Abruzzo, per il luogo che è incapsulato in un bellissimo silenzio (Saverio ha colto nel segno con la sua traccia), per quell’atmosfera respirabile a pieni polmoni che Paola, Delfo e Saverio sono riusciti a creare e soprattutto perché per me Pereto ha segnato l’inizio della collaborazione con Monitor. Ho partecipato con il mio lavoro a tutte le passate edizioni di straperetana; è nata così, dopo tre anni, l’idea di poter assumere un ruolo nuovo all’interno del progetto, collaborando con Saverio alla selezione di artisti d’origini abruzzesi.
Tu come hai lavorato?
Ovviamente non sono un curatore, più che altro un tramite; mi piace l’idea di poter essere per loro un assistente in questa esperienza. La scelta è stata difficile perché l’Abruzzo è una terra ricca in tutti i sensi. Con Saverio ci siamo concentrati su figure emergenti o esordienti, tutti under 35. Gli “Abruzzi” che abbiamo selezionato sono sette: Lorenzo Aceto, Lucia Cantò, Marco De Leonibus, Alice Pilusi, Letizia Scarpello, Danilo Sciorilli, Eliano Serafini. Concludo dicendo che straperetanaha già assunto a mio parere, con la sua piccola storia, un momento di “abbraccio” culturale contemporaneo fondamentale, per questa regione, ma non solo.
Che senso assume straperetana in questa nuova dimensione? Come saranno a vostro parere i prossimi mesi per l’arte contemporanea?
Delfo Durante: Il progetto da un certo punto di vista si rafforza (la fruizione “lenta” unita al contesto paesaggistico lontano dai grossi centri urbani), malgrado la forzatura causata dagli eventi; al momento prevedere degli stravolgimenti per il settore è difficile, ma credo che avranno una fine nel momento in cui verrà trovato un vaccino e tutto tornerà come prima. Nel frattempo la fruizione digitale avrà un ruolo di supporto maggiore alle dinamiche a cui tutti siamo abituati.
Paola, nella provincia tu ci avevi creduto da molto prima, tanto che avevi deciso di aprire una sede della tua galleria a Pereto. A quasi un anno di distanza e con uno scenario completamente mutato quali somme e bilanci tiri?
Paola Capata: Sono molto felice della mia scelta. Le mostra di Matteo Fato aveva avuto un’ottima risposta e anche Io sono verticale stava iniziando ad averla, prima che le attività venissero sospese per la pandemia. C’è davvero molto interesse per questa edizione di straperetana, sicuramente il fatto che questa mostra si tenga a Pereto fa una grande differenza in questo momento. Dopo straperetana, la galleria a Palazzo Maccafani ospiterà la personale di Tomaso de Luca e che è in calendario per il 26 settembre.
Come pensi che funzionerà il tuo lavoro di galleria tra Roma, Pereto e Lisbona nei prossimi tempi?
È davvero molto presto per dirlo. La galleria a Lisbona ha “inaugurato” con un open day il 18 giugno una collettiva di pittura figurativa di Daniel V. Melim, Eugenia Mussa e Thomas Braida, come segnale e volontà di ripartenza immediata. Stiamo pianificando le mostre di settembre in tutte e tre le sedi, da svolgersi osservando le regole dei luoghi. Sicuramente – ma questa è una scelta del tutto personale – vorrei dedicare il resto del 2020 e il 2021 alle mostre in galleria e ad altre promosse direttamente da Monitor anche fuori sede. Le mostre e i progetti sono sempre stati la parte più importante del lavoro di Monitor e, oggi più che mai, credo che la concentrazione su di essi, e sui nostri artisti, debba essere altissima.
Se potessi scegliere cosa vorresti che restasse del nostro modo di lavorare pre Covid e cosa invece non ti piacerebbe ritrovare?
Vorrei rimanesse il piacere di incontri e scambi sereni e scomparisse la frenesia – quella morbosamente legata alle dinamiche tritatutto degli ultimi anni – che impedisce di godere appieno e a fondo di questo lavoro meraviglioso.
–Santa Nastro
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