Arte e cambiamento climatico. Intervista ad Andreco su Flumen, il progetto sui fiumi di Roma
Una sensibilizzazione nei confronti dell’ecosistema fluviale della città attraverso azioni collettive artistiche per produrre consapevolezza e cambiamento sociale. Ne abbiamo parlato col suo ideatore, artista e attivista
Con la sua iniziativa a cavallo tra scienza, sostenibilità ambientale e ricerca artistica, si pone l’obiettivo di avvicinare la conoscenza scientifica al vasto pubblico attraverso l’arte. Stiamo parlando dell’artista Andreco (Roma, 1978) e del suo Climate Art Project che, dopo la piantumazione collettiva della Riserva Naturale dell’Aniene di un anno fa, sceglie di tornare in quell’area e in altre zone del Municipio IV di Roma (Tevere e Parco di Veio), realizzando questa volta un’azione di sensibilizzazione nei confronti dei suoi fiumi. Il progetto si chiama Flumen. Climate Actions per i parchi e i fiumi a Roma tra Arte e Scienza e si propone di far scoprire a bambini, ragazzi e adulti l’ecosistema fluviale della città attraverso incontri, esplorazioni, performance, mostre, laboratori. Vincitore dell’Avviso Pubblico EUREKA!ROMA2020-2021-2022, il progetto fa parte di ROMARAMA 2020, il palinsesto culturale promosso da Roma Capitale, ed è realizzato in collaborazione con una importante rete di partner artistici e scientifici, (ad esempio il Maxxi, Palaexpo, Fondazione Baruchello, l’Università di Roma3 e il CNR). Dopo una prima tappa presso Casa del Parco, organizzerà una seconda visita aperta a tutti il 17 luglio dalle 10 alle 12 a partire da Lungotevere Arnaldo da Brescia Scalo de Pinedo e fino al punto di confluenza con l’Aniene: insieme ai ricercatori, i partecipanti campioneranno e analizzeranno le acque del Tevere, mentre Arpa Lazio si occuperà dell’acquisizione di analisi e dati grezzi da utilizzare come punto di partenza per il confronto dei dati ottenuti in fase di ricerca. Dei presupposti e dello spirito di tutta l’iniziativa, ne abbiamo parlato con il suo ideatore, l’artista e attivista Andreco…
Il progetto Flumen è un omaggio ai fiumi, tra arte scienza ambiente e attivismo. Quali sono stati i suoi presupposti?
Come un’arteria nutre i tessuti, il fiume nutre il territorio, prima quello agricolo, poi quello industriale ed in fine quello urbano per poi, sfinito, riversarsi in mare. Il suo scorrere nel paesaggio delimita territori e disegna linee di unica bellezza. La ricerca sul segno, sul gesto, prende lezioni da questi tratti intagliati nel tavolo topografico. Questo muoversi è legato a molteplici equilibri. Il bacino idrografico è influenzato dalle stagioni, dal clima. Studi scientifici dimostrano come nelle aree mediterranee i fiumi subiranno eventi estremi che muteranno il loro andamento. Sempre più piene e magre si manifesteranno. Il mio tributo è rivolto ai fiumi, con la volontà di mutare il futuro che ci attende.
Qual è lo spirito che permea questo progetto?
Questo nuovo decennio è segnato da una crisi ambientale e climatica senza precedenti che richiede uno sforzo collettivo ed una trasformazione radicale delle nostre pratiche sociali e modelli culturali e di produzione. Senza un cambiamento della visione comune su come co-abitare l’ecosistema terrestre e senza una consapevolezza diffusa delle tematiche ambientali, il cambiamento di rotta non avverrà̀. È impellente ridare valore ai fiumi e alle aree verdi, elementi cruciali per la vita delle città, dei loro abitanti e di tutto il pianeta.
Perché proprio i fiumi sono il suo obiettivo?
I fiumi e gli spazi verdi favoriscono la mitigazione delle temperature e dell’effetto isola di calore, l’assorbimento della CO2 ed il miglioramento della qualità dell’aria e della biodiversità, sono corridoi verdi e blu, vettori per la mobilità sostenibile ed un punto d’incontro e di socialità per i cittadini. I fiumi, i laghi le aree umide e le aree verdi devono tornare al centro delle priorità della gestione dei territori sia per gli amministratori che per la cittadinanza. I fiumi e gli spazi verdi devono essere tutelati e rigenerati. Credo fondamentale la sensibilizzazione e la disseminazione delle conoscenze scientifiche legate alle tematiche ambientali, ai fiumi ed agli spazi verdi, per alimentare un dibattito culturale trans-disciplinare e per costruire una società veramente sostenibile.
Cosa ci ha insegnato sull’ambiente e sul cambiamento climatico questa emergenza sanitaria?
“Gli esseri umani sono la natura che prende coscienza di se stessa” diceva il geografo Elisee Reclus alla fine del diciannovesimo secolo. Non c’è distinzione tra esseri umani e natura, avere cura dell’ambiente significa avere cura di noi stessi. La pandemia globale da covid-19 dovrebbe averci fatto riflettere, una volta per tutte, su quanto è stretto il legame tra ambiente-salute-modello economico di sviluppo.
Ci è riuscito?
Per “sopravvivere in un pianeta infetto” (Ana Tsing) dobbiamo cambiare radicalmente il nostro modello di sviluppo e capovolgere la scala di priorità mettendo al primo posto la giustizia climatica, ambientale e sociale. “Earth first profit last” dicevano negli Anni Novanta gli ambientalisti radicali legati alla Deep Ecology, la teoria eco-centrica del mondo, forse dovevamo ascoltarli. Forse siamo ancora in tempo a dare retta a loro e alle popolazioni indigene che parlavano di Pachamama, di Gaia, della Madre Terra a cui apparteniamo.
Da dove bisogna partire per cominciare a cambiare?
Partire dalla rigenerazione fluviale è fondamentale sia per l’ecosistema rurale che per quello urbano. I fiumi sono vettori per la mobilità sostenibile, per la biodiversità, per il benessere ambientale e psicofisico. Secondo le Nature Based Solutions, l’ambito di ricerca che studia i processi chimico-fisico-biologici degli ecosistemi per risolvere i problemi ambientali di origine antropica, i fiumi sono anche “infrastrutture verdi e blu” che forniscono “servizi ecosistemici” indispensabili per la sopravvivenza degli esseri viventi. I fiumi inoltre nutrono la nostra immaginazione, sono punti di incontro e socialità, valicano ogni confine e sono orologi che marcano lo scorrere del tempo oltre che dell’acqua e della vita sulla terra.
– Claudia Giraud
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