Il diario da Valencia dell’artista Mariagrazia Pontorno per il progetto Maritima01
Nobilis Golden Moon: arte, ecologia e scienza si incontrano nel lavoro dell’artista mariagrazia pontorno per il progetto maritima01. Qui il diario della residenza.
Il rapporto tra scienza e tradizione è il cuore della ricerca di Mariagrazia Pontorno e anche il focus del progetto Nobilis Golden Moon, presentato per Maritima01 promosso dall’Associazione Culturale Art Made di Elena Posokhova con sede a Valencia – è sviluppato in stretta collaborazione con importanti istituzioni come: University of Valencia, the Botanical Garden, Visit Valencia Foundation, Hyundai Valencia, the French Institute, the EASD, the Nau or Carmen Center of Contemporary Culture, con la partnership di Acqua Foundation. Quello dell’artista è un lavoro che interessa la desacralizzazione del Mediterraneo attraverso il processo di estinzione di uno dei suoi simboli e delle sue sentinelle, la Pinna Nobilis: si tratta di una grande cozza che supera l’altezza di un metro, a rischio di estinzione per una malattia pandemica. L’idea è quella di creare un video reportage personale e parzialmente autobiografico, concepito in maniera modulare, con tonalità oniriche che si dissolvono tra ricordi d’infanzia e sogni, al chiaro di Luna. In effetti la Luna svolge un ruolo importante nei ritmi vitali di Pinna Nobilis e, in modo diverso, la sensibilità del mollusco al satellite è stata notata sia dagli scienziati di Valencia che dai Maestri che lavorano il Bisso, un filo dorato dalla tradizione millenaria prodotto dalla ghiandola della Pinna Nobilis. La prima tappa si è svolta infatti a Valencia, mentre la seconda si svolgerà ad agosto in Sardegna. In questo articolo Mariagrazia Pontorno, ora in Spagna, ci consegna il diario della prima esperienza.
–Mariagrazia Pontorno
NOBILIS GOLDEN MOON: 2 LUGLIO
Tutte le volte che visito una nuova città gioco a trovare somiglianze con altre che già conosco, è un modo rassicurante che attutisce l’impatto. Valencia mi ricorda una città del nord ma con la luce del sud. Ha qualcosa dei viali alberati di Catania in prossimità del mare. A tratti, per la sontuosità del barocco potrebbe gemellarsi con Palermo, a tratti, per il rigore e la disciplina dell’architettura, con Klagenfurt. Stamattina decido di visitare il Museo della Ceramica, sempre a pochi minuti dall’albergo. Durante il tragitto chiamo la mia amica Daniela, scopro nel corso della telefonata che lei ha trascorso diverse settimane a Valencia alla fine degli anni novanta. Sono sua testimone di nozze ma non conoscevo questa sua parentesi spagnola di fine secolo. In quegli anni non c’era ancora stato il passaggio all’euro, la dittatura era un ricordo molto recente e non erano ancora iniziati i lavori per il complesso della Città delle Arti e delle Scienze di Calatrava. L’immagine con cui Valencia si presenta al mondo è stata costruita in appena due decenni, una imponente ed efficace campagna di progettazione ma soprattutto di comunicazione. La facciata del Museo mi toglie il respiro. Il portale è il più elaborato, ricco, opulento che abbia mai visto, dal complesso e contorto programma iconografico. Il palazzo di Dos Aguas nasce come edificio civile, ma anche in questo caso sembra una chiesa. All’interno è presente una enorme collezione di ceramiche, di tutte le epoche e i luoghi del mondo. Un percorso forse troppo dispersivo e filologico solo a tratti, ma un piacere assoluto per gli occhi. La ceramica, si sa, è ruffiana. Il pomeriggio ho appuntamento con Elena Posokhova, la curatrice del progetto Maritima01. Devo raggiungerla al Mercato Colòn che non è il Mercato Central, nonostante ne sia convinta, sbagliando. Per fortuna tutto a Valencia è vicino e quindi riparo l’errore in meno di dieci minuti a passo sostenuto. Il Mercato Colòn sembra una Basilica, e in cima ha un pipistrello (di bronzo). In effetti questo uso dello spazio della Basilica per fini commerciali riprende l’idea romana di architettura civile dell’era pre-cristiana. Con Elena ci siamo presentate via WhatsApp e parlato su zoom, però ci riconosciamo subito e ci siamo familiari, condividiamo un vissuto digitale di tanti mesi. Prendiamo qualcosa da mangiare in un chiosco del Mercato e nel mentre pianifichiamo la giornata di domani, le riprese all’Imedmar, il centro di ricerca marina dove ci aspettano gli scienziati Jose Tena e Jose Rafa. Verrà una troupe costituita da operatore, fonico e assistente. Il laboratorio si trova vicino Alicante, a circa due ore da Valencia. Siamo molto contente di iniziare la produzione del lavoro, ma anche un po’ ansiose credo, anche se nessuno lo dice all’altra. Ci salutiamo dandoci appuntamento per l’indomani, sono le 21 e il cielo è ancora azzurro.
NOBILIS GOLDEN MOON: 3 LUGLIO
Ho la sveglia alle 8, quando suona dormo così profondamente che per un momento decido di rinunciare alla colazione per recuperare 10 minuti. Ma vince il bisogno di zuccheri, mi preparo e raggiungo Elena. Mi aspetta con Svetlana Grishin, una artista che collabora alla parte di documentazione di Maritima e Fermin Jimenez Landa, artista di base a Valencia anche lui selezionato per Maritima01. Il viaggio in macchina scorre piacevole, parlando di arte, idee, musica, ridendo tanto. Nessuno fa cenno agli ultimi mesi, siamo tutti pieni di vita. L’Imedmar si trova sul mare, sovrastato da una enorme parete rocciosa. La troupe è già arrivata, abbiamo tempi razionati, gli scienziati sono impegnati in video conferenza e nel frattempo decidiamo di girare i dettagli del laboratorio e riprendere le vasche dove si trovano gli esemplari di Pinna Nobilis. La parte di acquario è tutto un sobbollire e glu-glu, di tubi, ampolle, produzione di plancton per nutrire i molluschi e circuiti per purificare l’acqua. Jose Tena e Jose Rafa arrivano dopo circa un’ora, sono disponibili e simpaticissimi. L’intervista si svolge in uno dei due laboratori, impostiamo l’inquadratura, le luci, microfono (faticosamente) fuori campo: partito, azione! A fine riprese, molto stanchi dalla lista serrata di domande a cui li ho sottoposti, i due Jose mi confessano che Disney ha fatto dei danni enormi. Umanizzare gli animali li ha privati della loro natura, siamo tutti più o meno condizionati da questo modo di percepire, che riporta l’uomo al centro di tutto, in una posizione solipsistica che si finge solidale. Siamo affamati, Elena ha portato una teglia di crocchette di patate con jambon (specialità spagnola) che divoriamo. Gli scienziati ci invitano a fare un giro in barca, un gommone rosso da cui effettuano ricognizioni e immersioni. D’un tratto si passa dalla vita contemplativa a quella attiva, un attimo prima seduti davanti il microscopio, quello successivo a tuffarsi con la muta per esplorare i fondali. È una giornata ventosa, il mare è abbastanza mosso, ci spingiamo fino alle pendici della grande roccia, la brezza marina ci rende allegri. Jose e Fermin si tuffano, io, Elena e Svetlana restiamo sulla barca divertite in balia delle onde, il sole picchia e copro la testa con la mascherina, come fosse una fascia. Rientriamo in porto, salutiamo tutti col gomito e ripartiamo alla volta di casa. Nel tragitto per l’albergo Elena mi racconta del momento in cui ha pensato per la prima volta al progetto di Maritima. Due anni fa, in una notte di luna piena, su una spiaggia fuori Valencia, la luna era così magnetica e luminosa da spingerla a entrare coi vestiti in acqua e fondersi col Mediterraneo. Dopodomani andremo nello stesso punto per riprendere il plenilunio di Nobilis Golden Moon.
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