Ecologia e inclusione sociale. Al Madre di Napoli il parco giochi dell’artista Temitayo Ogunbiyi

Il museo partenopeo durante il lockdown ha commissionato all’artista Temitayo Ogunbiyi un parco giochi interattivo che permetterà a bambini e famiglie, giocando, di affrontare i temi della contemporaneità. Qui intervista col direttore artistico del Madre Kathryn Weir

Si intitola Giocherai nel quotidiano, correndo / You will play in the everyday, running l’installazione site specific che il Museo Madre di Napoli ha commissionato a Temitayo Ogunbiyi, artista che vive e lavora a Lagos. Un parco giochi fatto di sculture interattive, la cui ideazione e realizzazione si sono sviluppate durante il lockdown, che resterà aperto al pubblico fino al 2 novembre 2020 e permetterà a bambini, ragazzi e famiglie di giocare in sicurezza e in relativo isolamento. L’installazione sarà inoltre protagonista dei prossimi appuntamenti di Madre Factory 2020, progetto di inclusione della Fondazione Donnaregina che prevede laboratori e attività gratuite per adulti e bambini: fino all’11 luglio, attraverso l’apposizione degli stencil ideati da Ogunbiyi e utilizzando strumenti eco-compatibili come pennelli a fibra naturale, i partecipanti al workshop daranno vita a un racconto della loro esperienza, da condividere con i visitatori del museo. Di Giocherai nel quotidiano, correndo / You will play in the everyday, running abbiamo parlato con il direttore artistico del Madre Kathryn Weir, che ci ha inoltre raccontato come la pandemia abbia portato il museo a rivedere la propria programmazione, con progetti che si pongono in stretto dialogo con i temi della contemporaneità, all’insegna dell’inclusione sociale e dell’ecologia.

Giocherai nel quotidiano, correndo / You will play in the everyday, running - installazione di Temitayo Ogunbiyi al Madre di Napoli. Ph. Tommaso Vitiello

Giocherai nel quotidiano, correndo / You will play in the everyday, running – installazione di Temitayo Ogunbiyi al Madre di Napoli. Ph. Tommaso Vitiello

Quali sono state le prime attività di cui si è occupata da quando si è insediata alla direzione del Madre? Come ha affrontato l’emergenza pandemia e che impatto ha avuto la crisi sanitaria sulle attività e sulla programmazione del museo?

Il Madre ha voluto continuare a ragionare e dialogare anche in un momento di chiusura. Un museo è un laboratorio di progetti che trasformano lo sguardo sulle preoccupazioni e idee di un periodo. Abbiamo così ripensato la programmazione e immaginato anche nuove forme di dialogo con gli artisti e con le nostre comunità, per indagare e raccontare insieme a loro il momento storico che stiamo vivendo. Abbiamo ripensato i programmi alla luce di quanto accaduto, l’emergenza non può lasciarci indifferenti, è sicuramente un’esperienza con cui dobbiamo confrontarci. Il calendario 2020-2021 è stato riprogettato intorno all’ecologia politica e al rapporto tra comunità, territorio e la necessità di individuare valori condivisi. Temi che non possono più essere ignorati.

È stato appena inaugurato il progetto di Temitayo Ogunbiyi, commissionato dal Madre durante il lockdown. Come nasce l’idea dell’opera e in che modo il “playground” si integra nel museo coinvolgendo il pubblico? È quindi possibile, nonostante il distanziamento sociale, mettere in pratica forme d’arte che vedono al centro il coinvolgimento e le relazioni tra le persone?

La Madre Factory 2020, iniziata a giugno e in corso fino a settembre, è stata pensata proprio per essere al fianco delle tante persone in difficoltà e per ampliare il raggio di azione del museo. Realizzata nell’ambito dell’iniziativa Madre per il Sociale della Presidente Laura Valente, la Factory 2020 è rivolta ai visitatori di tutte le età, invitati a riappropriarsi di uno spazio comune dove incontrarsi, partecipare a workshop artistici, giocare… Per questo abbiamo commissionato all’artista di Lagos Temitayo Ogunbiyi la creazione di una giostra d’artista, un’opera appositamente concepita per il Madre. Sarà il simbolo di questa nostra estate, che trasformerà il cortile del museo in un terreno di gioco e un giardino.

Giocherai nel quotidiano, correndo / You will play in the everyday, running - installazione di Temitayo Ogunbiyi al Madre di Napoli. Ph. Tommaso Vitiello

Giocherai nel quotidiano, correndo / You will play in the everyday, running – installazione di Temitayo Ogunbiyi al Madre di Napoli. Ph. Tommaso Vitiello

L’opera di Temitayo Ogunbiyi diventa quindi anche simbolo di questo periodo storico. In cosa consiste il “playground”?

Come dice Ogunbiyi: “quando ho concepito l’opera che mi è stata commissionata dal Madre durante il lockdown, viaggiare su strada e non con l’aereo era l’opzione suggerita da Google Maps per raggiungere Napoli. Non potendo viaggiare, ho lavorato a distanza con la Fonderia Nolana. Le forme delle sculture interattive sono state disegnate ispirandomi a viti intrecciate, tecniche di acconciatura e all’itinerario tracciato da Google Maps tra Lagos e Napoli. Fanno anche riferimento alla palestra homemade a Lagos con tubi di metallo e cemento. Molte delle piante e delle erbe che ho selezionato per il workshop crescono a Lagos e Napoli, e così, come il playground stesso, l’area del giardino rappresenta una connessione tra queste due città. Il laboratorio invita e incoraggia le persone a trascorrere del tempo con la materia vegetale e le forme vegetali, nella speranza di rafforzare il legame che gli individui possono costruire con le altre forme della natura. Il progetto esamina le modalità di collegamento tra due città, considerando come le persone e le cose che generano attraversano periodi di tempo e confini geografici”.

Ci anticipi qualcosa sui prossimi progetti in programma e sulle prossime mostre? Questi progetti vedranno la partecipazione di altri musei e istituzioni italiani o stranieri?

Il programma verrà annunciato prossimamente. Per ora posso anticipare la linea che guiderà le scelte: il museo oggi deve essere più che mai un luogo civico dove tutti possono informarsi e dibattere sulle questioni del nostro tempo. La crisi ecologica è fortemente collegata a quella sanitaria e sociale. Per affrontare queste crisi, il museo deve trasformarsi in uno spazio eterogeneo e aperto a tutti per la condivisione di idee e conoscenze e la creazione di relazioni, valori e tessuto sociale. L’arte è un campo aperto per individuare e trasmettere nuove idee. Abbiamo voluto dedicare la stagione 2020-2021 al tema dell’ecologia per dare un ulteriore segnale del fatto che intendiamo concepire il museo come luogo dove ci si possa formare e informare, interrogarsi e approfondire l’attualità.

– Desirée Maida

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

Scopri di più