Dalla stasi all’antiforma. Matteo Messori a Pescara
Nero-La Factory, Pescara – fino all’8 agosto 2020. Pittura e scultura dialogano tra loro suggerendo continui processi di trasformazione per uscire dallo stato attuale nella mostra concepita in tempi di lockdown dal giovane artista Matteo Messori. Un progetto coerente e originale.
Status rappresenta una condizione momentanea, una stasi che ha in sé i germi del suo superamento. La mostra nasce da una situazione diversa rispetto al modo in cui era stata concepita, realizzata nello studio dell’artista in tempi di lockdown e non più risultato di un periodo di residenza. Originatasi dunque da un dialogo intrattenuto sul web, in tutte le opere compare il segno della fase di chiusura che ha visto coinvolti tutti: lo si nota dai materiali utilizzati, recuperati o messi a punto dall’artista. Vetri, blocchi di tufo, tele costituite dall’unione di garze mediche, lastre di marmo, scarti di cemento.
ANTI-FORM E NON SOLO
E nonostante questa condizione di eccezionalità in cui sono stati generati i lavori, la ricerca artistica di Matteo Messori (Reggio Emilia, 1993) procede con coerenza e in linea con i progetti precedenti come Antiform presentato alla Galleria Ramo. In particolare anche in questo caso l’artista muove dal concetto di “antiforma”, riallacciandosi alla tradizione della Process Art di Robert Morris. Un motivo grafico fatto di linee e superfici, una sagoma ricorrente che è sia contenitore che contenuto, stabilisce il proprio aspetto adattandosi alle situazioni di relazione e di dialogo in cui è coinvolta. Forma instabile, non determinata a priori. Nella ricerca di essenzialità formale e cromatica, e nell’ossessione per una ripetizione minimamente variata c’è il ricordo di Morandi e delle sue bottiglie protagoniste nelle nature morte. L’arte in Messori si mostra nei suoi elementi principali, scindendosi in linea di contorno, colore, superficie e materiali colti nella loro pura essenza.
MESSORI TRA PITTURA E SCULTURA
In mostra dodici lavori in cui pittura e scultura dialogano strettamente tra loro combinandosi spesso insieme e in cui, secondo una matrice poverista, i materiali sono messi in risalto, resi vivi dall’intervento pittorico dell’artista, dalla loro storia e dal loro disporsi in base alla forza di gravità. Si possono esplorare tutti i temi cari al linguaggio artistico di ogni tempo: il rapporto tra pieno e vuoto, lineare e plastico, trasparenza e opacità, durezza e morbidezza, figura e sfondo. L’interesse per il gioco tra opposti e la ricerca incessante di un nuovo equilibrio si manifestano in tutte le opere.
Nei lavori a parete e, soprattutto, nei due grandi vetri ottagonali esposti, compaiono solidi geometrici che si inseriscono in forme organiche morbide dai profili sinuosi innescando una situazione di crisi e di rottura di un equilibrio che verrà riconquistato solo attraverso il processo azionato dall’artista. Ancora una volta alla durezza si oppone la morbidezza rievocata dall’antiforma, ampolla dalla forma incerta e mobile che ricompare nelle tre torri totemiche, dal titolo Formastante, una composta da tegole, l’altra da piccole lastre di marmo e l’ultima da blocchi di tufo. Tutti gli elementi sono legati insieme solamente dal profilo dipinto dell’antiforma. Questa concezione della pittura come collante della scultura, della linea che si muove non solo su superfici piane, ma invade oggetti tentando di ordinare il caos simboleggiato dalla materia grezza rappresenta l’elemento di originalità della mostra Status, il superamento di una fase precedente nel percorso compiuto dall’artista.
‒ Antonella Palladino
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