Arte senza confini. Tomás Saraceno a Firenze
Nelle sale rinascimentali di Palazzo Strozzi, a Firenze, va in scena, fino al 1° novembre 2020, la mostra di Tomás Saraceno. Una riflessione quanto mai attuale sulle urgenze ambientali che si stanno imponendo al nostro sguardo.
Tomás Saraceno (San Miguel de Tucumán, 1973) è un artista poliedrico che riesce a intrecciare arte, scienze naturali e sociali. Saraceno si pone e ci pone delle domande: in che modo si percepirebbe il respirare in un’epoca di economia post-combustibili fossili? Quali sono le nostre responsabilità stando nell’aria? Ci presenta un’epoca che potrebbe essere diversa, ecologica, fuori dai meccanismi industriali che si basano sui combustibili fossili e si apprestano a colonizzare altri pianeti.
Nel 2007 Saraceno ha avviato progetti volti alla creazione di una solidarietà con l’atmosfera, tra cui il Museo Aero Solar, e dato vita alla comunità artistica Aerocene, che immagina un futuro privo di confini e libero dall’uso di combustibili fossili. Nel 2020, come parte del progetto Fly with Aerocene Pacha, Saraceno e la comunità Aerocene hanno ottenuto sei record mondiali per l’altitudine, la distanza, la durata con un volo che ha utilizzato solo il calore del sole e l’aria che respiriamo.
Aria conferisce nome e immagine alla mostra. Questo titolo vuole essere un richiamo al dovere e alle proprie responsabilità. Rispetto del pianeta e della sua atmosfera ormai criticamente compromessa e prefigurare il passaggio dall’Antropocene all’Aerocene, una nuova era geologica sviluppata attorno a questo prezioso elemento in cui l’Homo sapiens si evolverà finalmente nell’Homo flotantis, imparando a vivere e viaggiare galleggiando nell’atmosfera, in un nomadismo aereo affrancato tanto dai combustibili fossili quanto dalle frontiere che ne limitano il pensiero e l’esistenza.
LA MOSTRA DI SARACENO A FIRENZE
L’esposizione è armoniosa, presenta atmosfere costellate da complessi sistemi geometrici che formano delle nuvole con all’interno altri micro sistemi, superfici a specchio che riflettono i raggi del sole in un gioco di luci e ombre, eleganti ragnatele con filamenti che s’intrecciano, si sovrappongono, così da creare architetture simili alla struttura dell’Universo. Si alternano sale piene di luce a stanze quasi buie. L’oscurità cupa di alcuni ambienti, contrariamente a quanto si possa pensare, agevola la concentrazione sull’opera, in un’atmosfera di sublime armonia e pace. Un’installazione rappresenta su carta le tele di ragno mostrando altre mappature possibili, penne appese a palloncini servono da strumento, riempite di inchiostro realizzato con l’inquinamento da carbone nero di Mumbai.
La mostra di Tomás Saraceno va vista con occhi da bambino mischiati a quelli di adulto. Dobbiamo inginocchiarci, soffermarci, scrutare ogni minimo particolare perché niente è lasciato al caso.
‒ Giada Fanelli
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